“Carlo, gli puoi sparare e io appresso a te”, i metodi per sbaragliare la concorrenza: le intercettazioni dell’operazione Dominio

“Carlo, gli puoi sparare e io appresso a te”, i metodi per sbaragliare la concorrenza: le intercettazioni dell’operazione Dominio

BOLOGNETTA – L’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, denominata Dominio, ha portato allo smantellamento dei nuovi presunti vertici della famiglia mafiosa di Bolognetta, facente parte del mandamento di Misilmeri. La DDA ha emesso un fermo d’indiziato di delitto nei confronti di Carlo Salvatore Sclafani e Mario Pecoraro, ritenuti al vertice della famiglia dopo l’arresto del reggente Stefano Polizzi, avvenuto nell’ambito dell’operazione Cupola 2.0.

Nel video montato dai carabinieri emergono nuovi dettagli in merito ai metodi con i quali i due imprenditori avrebbero operato all’interno del sodalizio mafioso, ricostruito anche attraverso intercettazioni.

Secondo le indagini, infatti, i due indagati avrebbero gestito monopolisticamente sul territorio le attività di onoranze funebri, minacciando anche un imprenditore rivale con il solo fine di “sbaragliare” la concorrenza. Dal tono delle intercettazioni emergerebbero tali presunte minacce perpetrate nei confronti del “rivale” in affari: “Ti ho detto io l’altra volta e te lo confermo ora, digli che si mette ilparrapicca‘ (parlare poco). Perché se mio cognato avrà fatto una ‘zicchittata’ (avvertimento) te lo sto dicendo“, le parole presumibilmente dette da Carlo Sclafani in un colloquio con Mario Pecoraro, che avrebbe risposto a quanto scritto così: “Carlo, gli puoi sparare e io appresso a te“.

Dall’attività investigativa sarebbe emerso anche il rapporto con il reggente del clan Stefano Polizzi che, secondo intercettazioni, avrebbe comunicato dal carcere così: “Mastro Stefano mi ha inviato una letterina; una letterina d’amore, mi devo informare per una cosa“. “È lampante scritto. Peggio dei pizzini è andato a finire qua“, dice una donna, presumibilmente moglie di uno dei due imprenditori indagati.

Sempre secondo l’impostazione investigativa, è emersa peraltro, in funzione delle società riconducibili agli indagati, l’infiltrazione della amministrazione comunale, che, condizionata nel suo operato, ha affidato loro commesse pubbliche senza seguire i previsti iter amministrativi in violazione del principio di trasparenza e imparzialità. Anche in questo caso, le intercettazioni avrebbero dato ragione alle risultanze investigative: “l’architetto oggi, mi ha girato i c*******, deve fare la gara! Lui è trasparente, si spaventa“.