La battaglia dello Sport contro il Cancro

La battaglia dello Sport contro il Cancro

La Costituzione italiana, nel suo testo originario, non si occupa direttamente di sport, né valuta il fenomeno sportivo nella sua accezione più ampia, vale a dire come strumento di integrazione e prevenzione, né per riconoscere l’esistenza di soggetti, pubblici o privati, operanti in tale ambito della società. È come se da parte del Costituente, così attento ai diversi modi di sviluppo della personalità umana, vi sia stata una “involontaria” dimenticanza in materia di sport.

Tuttavia, in forma implicita, la Costituzione riconosce pienamente che la cultura e le pratiche sportive costituiscono strumento di promozione umana e sociale e, quindi, è compito della Repubblica, ai sensi dell’art. 3, 2° comma della Cost., favorirne la diffusione. L’art. 32, 1° comma della Cost., statuisce poi che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività ed essa trova la sua espressione in campo sportivo, in primo luogo, nel diritto all’integrità fisica collegato alla scelta di vita che il soggetto ha effettuato.

Ma il c.d. “diritto allo sport” in cosa consiste? Consiste principalmente nel diritto di tutti gli individui a praticare attività fisica, sia quale elemento fondamentale per l’espressione della personalità, sia come espressione del singolo nelle formazioni sociali, nonché, aspetto oggi divenuto preponderante, per la prevenzione e per il miglioramento della salute psico-fisica. Benché parlare di diritto allo sport, e quindi di diritto dei cittadini a svolgere attività sportiva o motoria, possa quasi apparire “fuori luogo” in un momento storico messo gravemente alla prova dalla Pandemia dovuta alla diffusione del Covid 19, nonostante la situazione emergenziale da “coronavirus”, tra le innumerevoli misure restrittive disposte dal Governo e dalle Regioni, che di fatto hanno limitato i diritti e le libertà fondamentali di cittadini, lo Sport è riuscito a ritagliarsi uno spazio di legittimità. Questo anche in ragione della sua funzione di prevenzione di molte patologie.

Non sono passati inosservati, infatti, i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri e l’Ordinanza del Ministro per la Salute, che hanno permesso, seppur con alcune limitazioni, l’esercizio delle pratiche sportive e/o motorie all’aperto. Ciò conferma che, il diritto allo sport, anche in una situazione di emergenza internazionale, e benché non formalmente riconosciuto nella nostra Carta Costituzionale, a differenza di quanto avviene in molte Costituzioni moderne, rappresenti un fenomeno culturale e sociale da proteggere e tutelare per il benessere dei cittadini.

Ciò trova conferma anche in studi scientifici che hanno confermato su più fronti che l’attività fisica riduce il rischio di insorgenza di alcuni tipi di tumore. Ma negli ultimi anni, complice l’aumento delle persone che vivono avendo messo alle spalle una diagnosi di cancro, la comunità scientifica sta guardando con interesse anche agli altri effetti che lo sport può avere sul corpo e sulla mente dopo la malattia, con risultati decisamente incoraggianti. Se l’utilità dello sport in chiave preventiva non è più in discussione, la terapia sportiva sta assumendo un ruolo sempre più importante anche nella riabilitazione oncologica.

L’attività sportiva, confermano i medici, di fatto aiuta ad attenuare gli effetti collaterali delle terapie, così come a migliorare la gestione della paura che quasi sempre accompagna una persona che ha vissuto o che è ancora alle prese con un cancro.

In questa sede si segnala lo studio svolto da un gruppo di ricercatori che sulle colonne della rivista Medicine & Science in Sports & Exercis ha aggiornato le linee guida riguardanti l’attività fisica nei pazienti oncologici. Nel documento si invitano queste persone a effettuare “un allenamento aerobico e di resistenza della durata di 30 minuti, tre volte a settimana”, tenendo presente naturalmente le condizioni di partenza della singola persona e il costante supporto medico. In questo modo, stando alle evidenze disponibili, si riduce il rischio di ricaduta (le principali evidenze riguardano il tumore al seno, al colon-retto e alla prostata) e si contribuisce a gestire gli effetti collaterali alla malattia.

Pertanto, al netto di un “vuoto” costituzionale in materia di diritto allo sport, l’apertura delle istituzioni verso le pratiche motorie e sportive all’aperto rappresenta una chiara volontà di prevenzione e tutela per i cittadini dalle innumerevoli patologie che causano così tanto dolore.

Avvocato Alessandro Numini