Coronavirus e lavoro, tra smart working e crisi: la “rivoluzione” del 2020

Coronavirus e lavoro, tra smart working e crisi: la “rivoluzione” del 2020

ITALIA – Coronavirus e lavoro: il binomio-incubo del 2020, anno che verrà tristemente ricordato per la pandemia che ha stravolto le nostre vite.

L’avvento del Covid-19 ha portato a una vera e propria crisi del mondo del lavoro, in Italia come nel resto del mondo. Dallo smart working alla perdita senza precedenti di posti di lavoro, dalla paura dei contagi sul posto di lavoro ai protocolli per sanificare gli esercizi, il 2020 ha avviato una vera “rivoluzione” del campo.

Il 2020 è stato anche l’anno dei bonus, delle proteste in strada per gli esercizi chiusi, della sconfitta di tanti mestieri e della rinascita e della reinvenzione di altri. Dodici mesi molto intensi, un presente molto cambiato e un futuro ancora incerto sono il risultato dell’emergenza sanitaria nel mondo del lavoro.

Coronavirus e lavoro: cosa è cambiato nel 2020?

Senza ombra di dubbio la parola chiave del 2020 nell’ambito lavorativo è stata “smart working“. Pochi mesi fa quest’espressione la conoscevano o usavano in pochi, mentre oggi è all’ordine del giorno.

Si tratta di lavoro “agile”, da remoto. Una misura resa necessaria in molti settori, dalla pubblica amministrazione all’immobiliare, dalla psicologia al giornalismo, dall’economia alla legge.

Una soluzione utile, comoda per alcuni; un inconveniente disastroso per altri. Il lavoro da remoto ha sconvolto i normali ritmi della giornata di molti, aumentando il tempo trascorso di fronte al computer e riducendo drasticamente il contatto con il pubblico. Per alcuni si è trattato solo di un piccolo disagio, un metodo di lavoro meno auspicabile o più dispendioso rispetto a quello solito (come per esempio per studenti e insegnanti, con la questione Dad); per altri lo smart working è andato di pari passo con la “rivoluzione” del modo di coltivare il rapporto con la clientela e con il proprio mestiere, non senza spese e fuori programma.

È in particolare il caso di agenzie operanti nel mondo del turismo o di dipendenti di negozi che non vendono beni giudicati di prima necessità. Per supermercati, farmacie, parafarmacie, edicole e simili, che sono rimasti sempre aperti, la difficoltà è stata quella di doversi adattare in fretta ai protocolli anti-Covid, alle nuove misure per la prevenzione, la sanificazione e la gestione di eventuali positivi e alla distanza di sicurezza con la clientela.

Purtroppo, è cambiato anche l’approccio psicologico al lavoro. Più stanchezza da un lato, meno guadagni dall’altro. Rischi, ritardi nei bonus, lavori in nero e disoccupazione già in tassi spaventosi completano il quadro lavorativo di un 2020 che è stato tutt’altro che positivo per la maggior parte della popolazione.

I lavori “rivalutati” e i lavori a rischio

Senza dubbio, il Covid ha portato con sé un cambiamento radicale del quadro dei mestieri in Italia e nel resto del mondo.

Alcuni lavori hanno ricevuto la dovuta attenzione da parte della popolazione, come nel caso degli operatori del settore sanitario o nella vendita di alimentari e prodotti di prima necessità; altri sono stati, si spera temporaneamente, “cancellati” dalla pandemia.

Ristorazione e turismo

Si tratta di settori che hanno portato alto il nome dell’Italia nel mondo, dalla ristorazione al turismo. I lavoratori di questo settore si sono trovati in difficoltà con i pagamenti, costretti a tollerare chiusure a periodi alterni, limitazioni e restrizioni per il bene della salute pubblica.

Intrattenimento e bellezza

Non meno danneggiati dalla pandemia i settori dell’intrattenimento e della bellezza, che include centri estetici, parrucchieri e barbieri ed estetisti. Tanti cambiamenti, chiusure durate per mesi, la difficoltà di affrontare la “paura” dei clienti e a gestire gli ingressi contingentati…

C’è stato molto da tollerare in questo lungo anno e probabilmente nuove sfide emergeranno nei prossimi mesi. Per alcuni, come dj e addetti delle discoteche, una vera ripresa non c’è mai stata: in luoghi dove l’allegria e gli assembramenti sono gli elementi caratterizzanti, purtroppo, si fa fatica a trovare alternative alla sospensione temporanea delle attività. E come cambierà questo mondo quando la pandemia sarà finita? È ancora troppo presto per dirlo, ma usare la creatività potrebbe rivelarsi l’unica strada per non crollare definitivamente e garantire la sicurezza necessaria al tempo stesso.

Spettacolo

Stesso dilemma per il mondo dello spettacolo: cantanti, attori, ballerini e conduttori si sono trovati senza palcoscenici, lontani dal set o senza pubblico in studio. Le proteste del settore, che non vede l’ora di tornare in scena per regalare almeno qualche attimo di serenità alla popolazione che lo vorrà, sono tante. Cinema e teatri rimangono chiusi, la televisione resiste ma con poche o nessuna persona in studio. “The show must go on”, gridano in tanti citando un noto brano musicale, ma al momento come e quando ciò si potrà fare in sicurezza è un dato ignoto.

Coronavirus e lavoro: i settori “dimenticati” e l’incertezza

Infine, è impossibile non ricordare chi ha continuato a lavorare sempre, sottoponendosi però a ritmi di lavoro intensi. Un pensiero va a medici e infermieri, ma anche a lavoratori di call center e centri di supporto psicologico, alle forze dell’ordine, ai volontari che assistono disabili e anziani e a chi ha dovuto gestire code infinite e gente non sempre rispettosa di fronte ai supermercati e agli esercizi commerciali.

Da menzionare anche le partite Iva e chi un lavoro fisso non lo ha mai avuto e adesso ha difficoltà a vivere regolarmente.

Di fronte al triste primato dell’Italia, che presenta il 20% di Neet (persone che non studiano e non lavorano) secondo l’ultimo report Istat, l’insicurezza legata a Coronavirus e lavoro prende la sua forma più drammatica. Ciò fa pensare che i problemi del mondo lavorativo non riguardano solo chi un impiego lo possiede, ma anche chi con ogni probabilità vorrebbe averlo.

Tutti hanno cambiato il proprio lavoro o il proprio modo di pensare al futuro. Molte altre trasformazioni sono attese nei mesi a venire, in un mondo che spera presto di tornare alla normalità e di mantenere, del periodo buio vissuto, solo gli input positivi e la capacità di reagire alle difficoltà.

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