Salvatore Guglielmino e il potere terapeutico del teatro

Salvatore Guglielmino e il potere terapeutico del teatro

CATANIA – Il lockdown in tutti i settori ha creato nuove forme di povertà e sopravvivenza sociale. A subire maggiormente questa condizione di disagio è senza dubbio il mondo del teatro e dell’arte, il primo ad abbassare il sipario e l’ultimo a riaccendere le luci del palcoscenico, che nonostante la devastante crisi sanitaria ed economica cerca di reagire e reinventarsi per cercare di superare questo momento.

Salvatore Guglielmino regista, cantante e attore reduce della fortunata estiva “Mitoff” dedicata al teatro classico, ci racconta come i tanti progetti teatrali sono stati bloccati dall’emergenza sanitaria e come il lockdown possa essere vissuto come un momento fattivo dedicato alla creatività e alla costruzione di nuovi progetti.

Questo nuovo stop alle scene quanti nuovi progetti ha bloccato?

Gli spettacoli Eracle ed Edipo dopo gli importanti successi estivi in giro per la Sicilia sarebbero andati in scena anche quest’inverno ma non è stato possibile. Speriamo di poter tornare a riabbracciare il pubblico”.

Come sta vivendo il riposo forzato di questo periodo?

Il primo lockdown l’ho passato scrivendo, creando e realizzando nuovi progetti che Dio volendo prenderanno presto forma come la nuova stagione di ‘Mitoff’, la replica del mio adattamento dell’’Orlando Furioso’ e de ‘La Lupa’. La novità più importante che mi ha dato questo blocco, vissuto come momento creativo, è la nascita di una scuola di teatro progetto che da anni coltivo. Ho riaperto il cassetto di tutto gli appunti del teatro che avevo in testa creando un sistema didattico pratico teorico, imparando a conoscere meglio se stessi”.

Il ministro Franceschini per ovviare a questa crisi ha proposto, ed è stato già utilizzato, lo streaming come alternativa ai sipari chiusi e alle platee vuote. Cosa ne pensa?

Lo streaming è un’idea importante, un sostegno utile in questo momento ma chiaramente non ha nulla a che vedere con il teatro come rito civile ed artistico. È un’altra cosa, perché il teatro come sua essenza principale prevede l’emozione, il respiro, il suono del silenzio del pubblico senza il quale la funzione dell’attore è quasi nulla”.

Dalle statistiche i teatri sono stati decretati il luogo più sicuro contro i contagi ma in realtà sono stati i primi a chiudere…

I teatri sono pericolosissimi luoghi di contaminazione culturale, che creano numerosi propositivi. Bloccare i teatri è stato un grave errore, perché come prima cosa le sale teatrali sono, senza esagerare, i luoghi più sicuri e a norma che ci siano in quanto i protocolli anti Covid vengono rispettati alla lettera più di molti altri posti ritenuti meno rischiosi e poi, devo ammetterlo, questi grandi assembramenti non ci sono poiché è sempre più complicato riportare il pubblico a teatro per svariati motivi, fra tutti la crisi economica che il mondo dello spettacolo sta vivendo da troppi anni”.

Da professionista dello spettacolo, autore e creatore di molte rassegne di successo come “Etna Jazz”, cosa pensa del futuro del teatro?

Dopo decenni di attività che non ha fatto altro che affossare il teatro, quest’ulteriore situazione di disagio lo sta distruggendo in modo devastante. Non dimentichiamo la funzione pedagogica e soprattutto catartica del teatro, in un momento così particolare come quello che stiamo vivendo, può essere un mezzo per risollevare gli animi, rafforzare anche le difese immunitarie perché l’anima ha bisogno di essere curata e protetta come il corpo, per questo ai miei figli e nipoti dico sempre di non abbandonarsi mai alla tristezza ma di sorridere e vivere al meglio nonostante tutto. Per tutti quelli che come me vivono di solo spettacolo è necessario sapersi adattare alle novità che verranno, chi non lo farà automaticamente si autoeliminerà ma essendo un resiliente per natura e formazione so che il teatro e tutti noi teatranti supereremo anche questa“.