Catania, questione palazzo Bernini. Ruffino: “Abbiamo chiesto al Comune di mettersi in contatto con le due ditte”

Catania, questione palazzo Bernini. Ruffino: “Abbiamo chiesto al Comune di mettersi in contatto con le due ditte”

CATANIA – Torniamo a occuparci oggi di palazzo Bernini, un immobile ricadente nell’omonimo viale, nei pressi del quartiere Picanello a Catania.

Una costruzione caduta in un totale abbandono ormai da diversi decenni e che negli ultimi anni, nonostante l’installazione delle transenne di ferro, è diventato un vero e proprio residence per clochard ed è pieno di spazzatura.

Un luogo fra i tanti che nel capoluogo etneo si trovano in stato di degrado e che se venisse recuperato potrebbe essere utile per diverse destinazioni d’uso. Il presidente del Secondo Municipio di Catania, Massimo Ruffino, spiega però come esso non sia più di proprietà del Comune etneo da tre anni e come invece un suo recupero potrebbe essere molto utile anche all’ente, soprattutto in termini economici.

“Questo immobile – afferma Ruffino –, diventato negli anni un rudere pericolante, fu acquistato dalla giunta Bianco e immesso all’interno delle proprietà da dismettere del Comune di Catania affinché si potesse ricavare del denaro. In seguito è stato venduto a due ditte a responsabilità limitata, che hanno partecipato per la sua acquisizione, a un costo totalmente inferiore rispetto a quello iniziale. Dal 2016-17 il Comune non dispone più di esso. La gente si chiede se questa costruzione, abitata da senzatetto sotto i portici e piena di immondizia, con il proliferare di blatte e topi, possa essere recuperata.

Noi abbiamo chiesto lumi perché lamministrazione comunale si interessasse per mettersi in contatto con le ditte e capire cosa ne volessero fare. Si presume che nell’atto di compravendita vi erano delle clausole che portavano loro a riqualificare l’immobile, nell’arco di breve tempo, e a renderlo fruibile per loro. Adesso è uscito dal bilancio degli immobili comunali. Mi dispiace perché esso avrebbe fatto al caso per ospitare uffici comunali, per i quali invece si paga l’affitto a privati. Si sarebbero potuti risparmiare tantissimi soldi”.

Immagine di repertorio