Gesù è davvero nato il 25 dicembre? Betlemme, la grotta e il freddo non convincono: gli indizi che allontanano dall’inverno

Gesù è davvero nato il 25 dicembre? Betlemme, la grotta e il freddo non convincono: gli indizi che allontanano dall’inverno

Gesù è davvero nato il 25 dicembre? “Da che mondo è mondo”, il Natale si è sempre festeggiato il 25 dicembre: l’aria natalizia, infatti, è tipicamente preceduta dal freddo intenso, dalla neve, dall’atmosfera invernale che quasi incontra la voglia di stare al caldo e di ricevere calore e affetto umano. Il giorno della nascita di Cristo, però, sembrerebbe non essere stato davvero il famoso 25 dicembre, bensì tutt’altro.

La data anagrafica della nascita di Gesù, infatti, è totalmente sconosciuta, la si può solo supporre. Allora perché festeggiare proprio il 25 dicembre?

La risposta più comune a questa domanda è che questo giorno coincide con l’antica festa romana del solstizio d’inverno, dunque così come gli antichi romani festeggiavano la nascita del dio-sole, i cristiani celebrano quella di Cristo. Sembra poi che tutto nasca da un calcolo (errato) di Dionigi il Piccolo che stabilì l’anno di nascita nel 753 ab urbe condita e che solo dopo sia stata utilizzata questa precisa data per separare cronologicamente gli eventi della storia occidentale in Avanti Cristo e Dopo Cristo.

Molti sono i dubbi sulle reali dinamiche della nascita, tra questi anche quelli riguardanti il luogo: Betlemme e la grotta, purtroppo, non convincono molti degli studiosi e appassionati che si sono cimentati alla scoperta dei segreti nascosti della natività.

Infatti alcuni pensano che il reale luogo di nascita di Gesù Cristo sia Nazareth o Cana di Galilea, dove pare vivesse Maria, ma ovviamente nessuna di queste ipotesi è mai stata confermata. La nascita a Betlemme, di fatto, altro non sarebbe che la realizzazione della profezia di Michea, riportata dal Vangelo di Matteo: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele” (Matteo 2,6 – Michea 5,2).

Tornando ai dubbi sull’esatta data di nascita, alcuni indizi allontanerebbero il Natale dal freddo e dalla cioccolata calda di fronte al camino. Uno di questi indizi si rifà alla storia del censimento secondo la quale proprio durante il viaggio dedito alla “registrazione” nella propria città, Maria avrebbe partorito una volta raggiunta Betlemme: il decreto emanato da Cesare Augusto sarebbe già stato impopolare in altri periodi dell’anno (a causa del lungo e faticoso viaggio che comportava) di conseguenza a maggior ragione è veramente difficile credere che l’uomo avesse chiesto ai suoi sudditi di intraprendere un simile spostamento proprio in mezzo al freddo e al gelo degli ultimi di dicembre.

Il secondo indizio, invece, si accoda a un piccolo dettaglio citato nel Vangelo: “I pastori dimoravano all’aperto e di notte facevano la guardia ai loro greggi (Luca 2:8). Si sa, però, che durante i mesi invernali i pastori non pascolavano i greggi, bensì tenevano le bestie dentro gli ovili, di conseguenza è davvero difficile che questi ultimi si trovassero in mezzo ai campi.

Un modo più o meno accurato, dunque, di supporre la data di nascita di Cristo è quello di contare a ritroso dal giorno della sua morte, ovvero il 14esimo giorno di primavera (del mese nisan) dell’anno 33, il che ci riporterebbe agli inizi dell’autunno dell’anno 2 a.C. e sfaterebbe – almeno ipoteticamente – il mito della nascita il 25 dicembre.

Ritornando infine al solstizio d’inverno, festeggiato proprio il 25, si pensa che un buon motivo per cui giustificare la scelta di questa data sia quello che vede l’unione dei due festeggiamenti, così da far ottenere al cristianesimo un senso più profondo agli occhi dei pagani e convertirli con maggiore facilità.