Giornata internazionale contro l’AIDS: in Italia e in Sicilia contagi in calo ma la diagnosi è tardiva

Giornata internazionale contro l’AIDS: in Italia e in Sicilia contagi in calo ma la diagnosi è tardiva

SICILIA – Il 1°dicembre, come avviene ogni anno dal 1988, il mondo commemora la Giornata mondiale contro l’AIDS. Nel territorio italiano e in quello siciliano, secondo il nuovo report dell’ISS, continua il calo dei contagi ma si conferma l’aumento delle diagnosi tardive.

Tornando alla ricorrenza, oggi le istituzioni, associazioni e le persone in tutto il mondo si uniscono per mostrare sostegno alle persone che convivono e sono affette da HIV e per ricordare coloro che hanno perso la vita a causa dell’AIDS.

Nel 2020, l’attenzione del mondo è stata concentrata dalla pandemia Covid-19 sulla salute e sul modo in cui le pandemie influiscono sulla vita e sui mezzi di sussistenza. Il Covid-19 mostra ancora una volta come la salute sia collegata ad altre questioni critiche, come la riduzione della disuguaglianza, i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la protezione sociale e la crescita economica. In quest’ottica, quest’anno il tema della Giornata mondiale contro l’AIDS è “Solidarietà globale, responsabilità condivisa”.

Lasciare indietro le persone non è un’opzione se vogliamo avere successo – spiega l’Organizzazione mondiale della Sanità -. Eliminare lo stigma e la discriminazione, mettere le persone al centro e fondare le nostre risposte sui diritti umani e sugli approcci sensibili al genere sono la chiave per porre fine alle pandemie di HIV e Covid-19. In un nuovo rapporto, Prevenire contro le pandemie mettendo le persone al centro, l’UNAIDS invita i paesi a fare investimenti molto maggiori nelle risposte alle pandemie globali e ad adottare una nuova serie di obiettivi per l’HIV audaci, ambiziosi ma raggiungibili. Se questi obiettivi saranno raggiunti, il mondo tornerà sulla buona strada per porre fine all’AIDS come minaccia per la salute pubblica entro il 2030“.

Le attuali condizioni in Italia e in Sicilia

Le diagnosi di HIV nel Bel Paese, secondo il report appena pubblicato dell’Istituto Superiore della Sanità, le nuove diagnosi sono scese dell’11% nel 2019, confermando il trend in discesa degli ultimi anni. I casi, infatti, sono passati dai 2.847 del 2018 ai 2.531 del 2019. Nel 2019 l’incidenza più elevata di nuove diagnosi Hiv si riscontra nella fascia di età 25-29 anni.

Diversamente dagli anni precedenti, in cui la modalità di trasmissione più frequente era attribuita a rapporti eterosessuali, nel 2019, per la prima volta, la quota di nuove diagnosi HIV riferibili a maschi che fanno sesso con maschi (MSM) è pari a quella attribuibile a rapporti eterosessuali.

Come spesso viene ricordato, la maggior parte delle nuove infezioni da HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti da preservativo, che costituiscono l’84,5% di tutte le segnalazioni.

L’Italia, in termini di incidenza delle nuove diagnosi HIV, si colloca lievemente al di sotto della media dei Paesi dell’Unione Europea (4,7 casi per 100.000 residenti). Nel 2019, le incidenze più alte si sono registrate nel Lazio e in Lombardia.

Secondo il report del’ISS, nella Regione Siciliana, nel 2019 sono stati registrati 195 nuovi contagiati, con un’incidenza di 4,1 casi ogni 100.000 residenti. Un dato decisamente in calo rispetto agli studi precedenti dove, in media, si erano registrati tra i 250 e i 270 nuovi casi l’anno.

Catania la provincia che riporta più diagnosi, con 60 nuovi casi così suddivisi: 68,5% maschi che hanno rapporti sessuali con altri maschi (MSM), 16,7% maschi eterosessuali, 13% donne eterosessuali e 1,9% relativo al consumo di droga per via invettiva.

Subito dopo la provincia etnea troviamo il Palermitano, dove sono stati registrati 59 casi: 42,4% MSM, 22,0% maschi eterosessuali, 28,8% donne eterosessuali, 6,8% consumo di droghe per via iniettiva.

Diagnosi tardive

Una grave problematica riscontrata è l’aumento delle diagnosi tardive. Secondo gli esperti, “dal 2017 aumenta la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da Hiv (con bassi CD4 o presenza di sintomi): nel 2019 2/3 dei maschi eterosessuali e oltre la metà delle femmine con nuova diagnosi HIV sono stati diagnosticati tardivamente (CD4 < 350 cell/μL)“.

Un terzo delle persone con nuova diagnosi Hiv nel 2019 – si legge nello studio – scopre di essere HIV positivo a causa della presenza di sintomi o patologie correlate con HIV“.

Come noto al momento non esiste una cura che metta fine all’HIV per questo diventa fondamentale la prevenzione e l’utilizzo di del nostro strumento di difesa, ovvero, il profilattico (che ricordiamo esiste sia in versione maschile che femminile, noto anche come femidom).

Se quando si fa sesso non si usa sempre il preservativo allora vale la pena informarsi sulla PrEP, ovvero la profilassi pre-esposizione consistente in una pillola da assumere quotidianamente o al bisogno. Il medicinale si acquista in farmacia, ma è necessaria la prescrizione di un infettivologo.

Infine, qualora si dovesse aver avuto un rapporto non protetto, senza alcun timore, bisogna informare subito il proprio medico curante o un consultorio dell’ASP del proprio territorio in modo tale da poter iniziare la profilassi e, qualora si riscontrasse una positività, procedere con le terapie. Una diagnosi precoce permette di vivere più a lungo e annientare la trasmissibilità del virus.

Immagine di repertorio