E-games e diritto : Perché è necessaria una disciplina ad hoc

E-games e diritto : Perché è necessaria una disciplina ad hoc

Da sempre i videogames sono stati svago e rifugio per coloro alla ricerca di una nuova realtà, parallela a quella in cui si vive. Tuttavia, mentre negli anni ’80 le gare di videogamessi limitavano ad attribuire solamente gloria, nel 2019 nei cosiddetti e-Sports il montepremi più ricco messo in palio ha raggiunto la cifra di 100 milioni di dollari.

Nel 2017, ad esempio, le finali mondiali del noto gameplay“League of Legends” sono state seguite da 58 milioni di persone! Per intenderci, più degli spettatori delle World Series di baseball (38 milioni in media) e delle FinalsNba (32 milioni)!

Le cifre diffuse daGoldman Sachs(una delle più grandi banche d’affari del mondo), confermano un cambiamento epocale: l’e-Sport e i consumi ad esso connessi stanno crescendo in modo esponenziale. Lo conferma il numero degli appassionati che assistono algaming su Twitch o Youtube – nel 79% dei casi si tratta di under 35 – è ben più alto dell’audience, combinata, di Netflix, Hbo ed Espn. Al riguardo si stima che a livello globale l’e-Sport potrebbe muovere oltre 3 miliardi di dollari nel 2022, con i diritti mediatici a costituirne ben il 40% .

Al pari degli sport tradizionali, pertanto, gli e-Sport, noti anche come e-Games,sono praticati a livello “agonistico”. E-stadium, indica il luogo dove si assiste in diretta alle sfide, i pro-player sono i giocatori professionisti, e-sport team sta per squadre o gruppo di partecipanti ad un torneo, i Caster sono i commentatori delle partite, ed infine le e-sport accademy sono delle piattaforme online dedicate alla formazione nel mondo degli e-sport e prevedono 4 ruoli: business manager, team manager, coach e mental coach.

Si parla di un giro d’affari di 1,5 miliardi di dollari, di oltre 460 milioni di “followers” nel 2020, gli stipendi per i pro-player che vanno da 75 mila dollari annui a oltre 1 milioni di dollari, l’interesse crescente di sponsor ed investitori, i supporter e le scommesse sono la “cartina al tornasole” di un fenomeno che non ha eguali negli ultimi 30 anni. Ma in questa realtà manca un elemento di non poco conto: ad oggi il settore degli e-sport è completamente sprovvisto di una regolamentazione ad hoc.

Quali sono i profili giuridici nell’e-sport che riguardano i pro-players?

Innanzitutto, il pro-player deve legarsi ad un club, firmando un accordo, ricevendo uno stipendio per l’attività svolta e, negli Stati dove il fenomeno è diffuso da maggior tempo, può godere anche di assistenza sanitaria e piano pensionistico. La sua figura è assimilabile a quella di un lavoratore dipendente, con garanzia dei diritti previsti. Tuttavia, al momento, in Italia e nel resto d’Europa, questo non accade. Privi di associazioni sindacali i pro-player a causa dell’inesperienza sono spessosuccubi delle decisioni delle proprie organizzazioni.

A tal proposito, meriterebbero una maggiore attenzione i giocatori minori di anni 18, ai quali andrebbe riconosciuta una maggiore tutela sia a livello contrattuale che a livello di protezione dei dati personali.

L’ordinamento giuridico italiano prevede la possibilità di impiegare i minori in attività lavorative di carattere culturale, artistico, sportivo o pubblicitario. Lo svolgimento di queste attività è subordinato al rilascio di un’autorizzazione del Ministero del Lavoro attestante la sussistenza di tutte le condizioni necessarie ad assicurare la salute fisica e la moralità del minore, previo consenso dei titolari della responsabilità genitoriale.

Le regole contrattuali sono principalmente stabilite dai team/club, dai programmatori dei game e dagli organizzatori degli eventi, compresi gli aspetti relativi alle condotte sanzionabili disciplinarmente ed alle sanzioni da applicare. Nella logica dell’autoregolamentazione sono i club/team nei rapporti con i propri giocatori a stabilire la durata dei contratti, le eventuali clausole di esclusività o di rinnovo tacito, le regole di trasferimento dei player da un team all’altro e la dipendenza o meno del pro-player dal club.

Ciò potrebbe lasciare spazio ad eventuali abusi, poiché ad oggi non ci sono né definizioni legislative dell’e-sport, che lo rendano o meno assimilabile ad un’attività lavorativa, né chiarimenti circa la capacità contrattuale dei minori in questo settore.

Inoltre, gli e-sport non consistono in un’attività fisica, prevedono tornei che possono svolgersi anche di notte e durare diverse ore, e, alla pari degli sport tradizionali, allenamenti giornalieri che possono protrarsi per gran parte della giornata. Il poco dinamismo intrinseco nelle performance, la meccanicità delle stesse e i ritmi frenetici sono talvolta causa di problemi per l’integrità fisica e psichica degli atleti.

Per questi motivi, nonostante l’assenza di leggi, diversi team hanno avvertito l’esigenza di scongiurare questo rischio tanto da introdurre nell’organico delle proprie squadre team di preparatori atletici e nutrizionisti che possano assistere e guidare i pro-player in tutte le fasi della loro “professione”.

La tutela dei diritti di proprietà intellettuale

Una delle questioni,ad oggi prive di regolamentazione, è quella delcopyright in merito ai diritti di trasmissione. L’e-sport è definito un “business proprietario” poiché lo sviluppatore/editore è l’unico possessore del software e di tutti i diritti sulle regole del gioco. Non si pongono problemi quando gli eventi e le trasmissioni delle sfide online sono organizzate e gestite dagli stessi proprietari. La situazione cambia, e qui nascono i conflitti, quando l’evento viene trasmesso da un soggetto diverso e non titolare di questi diritti. Ovviamente, vi è la possibilità di raggiungere accordi tra proprietario del game e piattaforma online sulla trasmissione in streaming di diverse gare, tuttavia in assenza di autodisciplina potrebbero sorgere aspre diatribe difficili da regolamentare. Caso particolare è proprio quello dell’organizzatore non proprietario del gioco che vorrebbe trasmettere gli eventi organizzati su una piattaforma esterna e non di sua proprietà. In tal caso, stando alla normativa generale, tale soggetto dovrebbe vendere dei diritti che non ha, salvo che, anche per gli e-sport, venga introdotta la possibilità di concedere in licenza i propri diritti di proprietà intellettuale, così come accade per gli sport tradizionali.

Profili giuridici degli e-sport in materia di pubblicità

L’esplosione del fenomento degli e-sport ha ha generato le cosiddette tecniche di e-advertisement. La prima di esse è definita in-game advertising o “pubblicità nel gioco” e consiste nel posizionare i prodotti da pubblicizzare direttamente nelle partite, come ad esempio potrebbe essereporre un cartellone pubblicitario all’interno dello scenario di un gioco. La seconda è l’advergaming. È la cosiddetta tecnica del “gioco nel gioco”, cioè quando il giocatore è invitato a giocare con il brand per ottenere in cambio skills, aiuti, accessi o vite.

Anche in questo settore ci si chiede se le normative sulla pubblicità già esistenti siano applicabili alle nuove tecniche, tenendo conto che i destinatari del messaggio pubblicitario in molti casi sono minorenni.

Un altro aspetto che merita attenzione e che ad oggi non ha una disciplina normativa è quello dell’e-doping che consiste nell’utilizzo di strumenti utili a manipolare i software o hardware in modo da procurarsi indebitamente un vantaggio per se stessi o uno svantaggio per gli avversari. Non esistono attualmente interventi legislativi che contrastino il fenomeno, ma solo implementazioni dei sistemi di sicurezza poste in essere dagli organizzatori ed editori dei game.

In conclusione, l’odierna disciplina italiana in materia di e-sport è un ibrido tra quella inerente le manifestazioni a premi e quella del gioco d’azzardo, pertanto poco aderente con la natura gli e-sport. Tuttavia, la diffusione del fenomeno e i riconoscimenti al livello internazionale, come il CIO (Comitato Internazionale Olimpico) che per la prima volta, con il 6° Communique of the Olympic Summit di Losanna, ha attribuito ai cosiddetti e-Sport la qualità di attività sportive, reclamano al più presto un intervento del legislatore.

Avv. Alessandro Numini