Troppe bocche da sfamare, moriremo di fame? L’urlo disperato di un mondo in emergenza

Troppe bocche da sfamare, moriremo di fame? L’urlo disperato di un mondo in emergenza

Sono innumerevoli le problematiche che, ogni giorno, mettono a repentaglio la vita sul nostro pianeta. Dall’inquinamento alla deforestazione, passando per i repentini cambiamenti climatici e l’emergenza sanitaria in corso che ha messo in ginocchio buona parte dell’economia mondiale ed esposto a nuovi pericoli la salute dei cittadini, la nostra “casa” naturale viene continuamente martoriata da difficoltà apparentemente ineluttabili.

Nel corso degli ultimi decenni, l’umanità ha gradualmente revisionato il concetto stesso di vita, non più intesa come un “dono”, bensì come una “conquista” che, se non preservata, rischia inesorabilmente di eclissarsi. Una fame di resistenza e sopravvivenza, quella dell’uomo, tirannico imperatore di un mondo non solo suo. E proprio la “fame” rappresenta oggi uno degli ostacoli più grandi alla permanenza dell’umanità sul globo.

Un’insidia già chiara ai rappresentanti dei quarantadue Paesi che, il 16 ottobre 1945 si riunirono in Quebec, Canada, per formulare l’atto costitutivo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, meglio nota con l’acronimo di FAO, al fine di agire concretamente contro la malnutrizione diffusa e promuovere la sicurezza alimentare a livello mondiale.

“Coltivare, nutrire, preservare”

In occasione della 20° conferenza generale dell’Organizzazione, tenuta nel novembre 1979, i Paesi partecipanti istituirono la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, fissandola il 16 ottobre di ogni anno, con l’obiettivo di sensibilizzare le persone sul problema e proporre aiuti alle persone in difficoltà.

È dal 1981 che la data affronta argomenti legati al fabbisogno dell’uomo come l’agricoltura, la biodiversità, la pesca e la crisi migratoria. In occasione dei suoi 75 anni, coincidenti con l’edizione 2020 della GMA che a causa della pandemia dilagante si celebra in condizioni del tutto eccezionali, la FAO ha deciso di puntare sul tema “Coltivare, nutrire, preservare. Insieme. Le nostre Azioni sono il nostro Futuro“.

Troppe bocche da sfamare, poche risorse da impiegare

Nel 1945, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale e all’epoca della prima plenaria della FAO, la popolazione mondiale era prossima a sfiorare quota 2,5 miliardi di persone. Una cifra raggiunta e superata cinque anni dopo, con 2,6 miliardi di unità. Stando alle stime formulate nell’edizione più recente del World Population Prospect delle Nazioni Unite, nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà 9,7 miliardi di individui.

Buona parte dei Paesi sottosviluppati (tra questi Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania) saranno tra i principali attori di questo angoscioso incremento demografico e, come sottolineato nella ricerca, tale crescita presenterà importanti “sfide per lo sviluppo sostenibile“.

Anche il tema della nutrizione sarà strettamente connesso, con risorse sempre meno reperibili a fronte di un pianeta sempre più bisognoso di essere sfamato. In ambito demografico, un rallentamento della crescita mondiale dovrebbe avvenire soltanto dopo il 2100 quando, secondo le previsioni, dovrebbe manifestarsi un crollo del tasso di fertilità.

L’alimentazione è un diritto di tutti

Nessun individuo al mondo deve rimanere senza nutrimento. L’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani riconosce per ogni persona il diritto a un tenore di vita sufficiente e, con esso, quello all’alimentazione. La fame non è tollerabile poiché rappresenta un serio impedimento per le facoltà mentali e fisiche dell’uomo.

La negazione del diritto all’alimentazione rappresenta una grave discriminazione per l’essere umano a prescindere dal sesso, dall’etnia e dalla religione. Come ricordato dalla stessa FAO, un mancato nutrimento espone l’individuo alla contrazione di malattie, inflaziona la povertà e accresce le tensioni sociali.

Il Premio Nobel per la Pace 2020

Nel 1961 il membro del Partito Democratico e futuro candidato alla Casa Bianca, George McGovern, suggerì alla FAO la creazione di un programma di assistenza alimentare a livello mondiale in grado si sconfiggere la fame. Il World Food Programme è oggi la principale organizzazione umanitaria del mondo e proprio pochi giorni fa, il 9 ottobre, è stata insignita del Premio Nobel per la Pace 2020.

Tale riconoscimento va a premiare gli sforzi di un movimento che si impegna quotidianamente a destinare un futuro agli individui che si trovano in uno stato di grave precarietà. Un segnale forte e deciso, che arriva in uno dei periodi storici recenti più complessi per l’umanità e che si prefigura come crocevia fondamentale per il destino della nostra società.

Fonte foto: ilgiornaledelcibo.it