Lingue dei Segni, il diritto alla comunicazione per i sordi

Lingue dei Segni, il diritto alla comunicazione per i sordi

Le Lingue dei Segni sono uno strumento indispensabile, per quanto poco conosciuto: permettono infatti di estendere il diritto alla comunicazione alla comunità sordo segnante.

Un diritto universale che richiede ancora tanto lavoro e attenzione, specialmente in un momento in cui anche le modalità di espressione personale si sono evolute di fronte all’emergenza sanitaria. Per questo, ogni anno le Nazioni Unite celebrano, il 23 settembre, la Giornata internazionale delle Lingue dei Segni per sensibilizzare la popolazione sull’argomento.

Lingue dei segni: cosa sono?

Si tratta di lingue vere e proprie, con un sistema codificato di segni che, al contrario dei semplici “gesti”, hanno pieno valore grammaticale. Si compongono di parole, che si esprimono però con movimenti ed espressioni e non con la voce.

Sebbene la ricerca di una modalità espressiva per la comunità sorda sia viva sin dall’antichità, il primo tentativo di codificare un sistema di segni si ebbe soltanto nel Settecento, con la fondazione della Scuola per sordi di Parigi a opera del presbitero Charles-Michel de l’Épée.

Nel corso dei secoli, poi, si è dedicata sempre maggiore attenzione alla comunità sorda per facilitarne l’inclusione. Passo fondamentale è senza dubbio la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), che incentiva la promozione della diversità linguistica e dell’integrazione delle persone sorde.

Anche se le lingue dei segni si differenziano in base alle nazioni (in Italia, per esempio, esiste la Lingua dei Segni Italiana o LIS), ne esiste anche una internazionale. Sviluppata negli anni Cinquanta del Novecento su iniziativa della World Federation of the Deaf, l’International Sign Language (IS) ha il nobile obiettivo di abbattere le barriere linguistiche anche tra i sordi.

Sordi e diritto alla comunicazione

Tra i diritti dell’ipoacusico vi sono quelli all’educazione, all’inclusione sociale e alla comunicazione. Questo vuol dire che nelle scuole, nei luoghi di lavoro o nei servizi destinati alla collettività dovrebbe essere garantita una conoscenza quantomeno minima delle lingue dei segni.

Questa, purtroppo, non è ancora una realtà: i sordi spesso non hanno ancora la facoltà di esprimersi con l’unica lingua che, a causa della loro condizione, hanno a disposizione per farsi capire e comprendere i messaggi altrui.

Gli obiettivi 

“Sfortunatamente, a causa di pregiudizi sociali e supposizioni scorrette, i diritti delle persone sorde sono spesso trascurati o negati – specialmente nei Paesi in via di sviluppo. La World Federation of the Deaf lavora per promuovere e migliorare i diritti umani delle persone sorde”.

Sono queste le aree principali di lavoro degli appartenenti all’associazione, di studenti e docenti di lingue dei segni nel mondo:

  • diritti, cultura e identità linguistica dei sordi;
  • educazione bilingue;
  • lifelong learning;
  • accessibilità
  • pari opportunità in ambito lavorativo;
  • partecipazione alla vita sociale.

Altro progetto fondamentale è quello di avvicinare la comunità sorda alle autorità nazionali e internazionali. Una sfida al centro della Giornata internazionale grazie alla Global Leader’s Challenge.

“La lingua dei segni è per tutti”: questo è lo slogan dell’iniziativa, che “promuove l’utilizzo delle lingue dei segni da parte dei leader locali, nazionali e globali”.

Perché studiare le Lingue dei segni? La voce degli studenti

Sono tanti i motivi per iniziare a studiare e dar voce a un problema spesso dimenticato.

“Ho iniziato a studiare la LIS per caso e me ne sono innamorata. Credo sia importante studiarla perché la comunità sorda è molto più vicina e presente di quanto possiamo pensare. Lavorando in un museo, per esempio, mi è capitato molto spesso di avere a che fare con turisti sordi. Questo mi ha anche fatto riflettere molto: quanti contenuti (turistici e non) non sono accessibili in Italia nonostante servano a cittadini italiani?”, dichiara Benedetta.

“La mia passione per la Lis è nata dall’inconsapevolezza – spiega Valeria – Ormai cinque anni fa, mi iscrissi al corso di laurea triennale in Mediazione linguistica e interculturale a Ragusa. All’inizio di questo percorso, ho frequentato il corso di Linguistica generale tenuto dalla professoressa Sabina Fontana figlia di genitori sordi. Da lì ho scoperto un mondo. Non ho mai smesso di amare questo modo di comunicare che non è fatto solo di segni, ma anche di espressioni facciali, giochi di sguardi, cenni di capo”.

Come per ogni lingua, per gli studenti la cultura è un aspetto non marginale: “Studiando anche gli aspetti culturali, io e i miei colleghi abbiamo scoperto anni di discriminazione verso le persone sorde. Anni di lotte, di imposizione dell’oralismo con la falsa credenza che i segni potessero ‘uccidere’ le parole. Poi la battaglia delle persone sorde è diventata anche la mia battaglia, perché credo fermamente nel diritto che ognuno ha di potersi esprimere nella propria lingua, in qualsiasi luogo, contesto e situazione”.

Federica, aspirante interprete di LIS, aggiunge: “A mio avviso è importante per garantire alle persone sorde di poter partecipare attivamente alla vita pubblica. All’inizio non ci rendiamo conto, ma se riflettiamo bene possiamo vedere quante cose non vengono garantite ai sordi. Il fatto che siano una minoranza linguistica viene talvolta visto come un aspetto negativo. Dovrebbe esserci una maggiore consapevolezza.

Conclusione

Nella settimana internazionale dedicata al sordo, è importante ricordare come, nonostante i problemi globali siano innumerevoli, non bisogna lasciare nessuno indietro.

Le pari opportunità e il trionfo dei diritti per tutti sono tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. La missione è fare in modo di attivare la collaborazione internazionale e trasformare i progetti in risultati per un’inclusione definitiva.

Fonte immagine: Wikimedia Commons