Aumenta l’inattività e cala l’occupazione nel mondo del lavoro, l’Istat: “Stop delle attività ha pregiudicato l’avvio di contratti”

Aumenta l’inattività e cala l’occupazione nel mondo del lavoro, l’Istat: “Stop delle attività ha pregiudicato l’avvio di contratti”

Il mercato del lavoro nel nostro Paese ha sempre subito alti e bassi e, ora più che mai, risente delle perturbazioni della crisi economico-sociale causata dall’emergenza sanitaria. Come consuetudine, l’Istituto Nazionale di Statistica ha elaborato i dati relativi l’occupazione e il mondo del lavoro in Italia durante l’emergenza pandemica.

L’input di lavoro, che viene misurato dalle ore lavorative, secondo le analisi degli esperti, registra una forte diminuzione sia rispetto al trimestre precedente (-13,1%) sia, in modo più drastico, rispetto allo stesso periodo nel 2019 (-20%). l’andamento del mondo del lavoro, però, risulta, purtroppo, coerente con la drammatica inflessione delle attività economiche e con la caduta del Prodotto interno lordo.

Nel secondo trimestre del 2020, inoltre, secondo l’Istat, il numero di persone occupate ha subito un ampio calo (-470mila, pari al -2%), dovuto sopratutto alla diminuzione dei lavoratori indipendenti e dei dipendenti a contatto a tempo determinato.

Il tasso di occupazione, invece, è sceso del 57,6% e, i dati, mostrano un aumento dei divari territoriali nella partecipazione al mercato del lavoro: se il tasso di occupazione diminuisce della stessa entità nel Nord e nel Mezzogiorno (-2,0 punti in entrambi i casi) e poco meno nel Centro (-1,7 punti).

Invece, per quanto concerne  il calo del tasso di disoccupazione, quest’ultimo è maggiore nel Mezzogiorno (-3,2 punti) e nel Centro (-3,0 punti) in confronto al Nord (-0,8 punti) e si associa all’aumento più intenso del tasso di inattività nelle regioni meridionali e centrali (+4,4 e +4,0 punti, rispettivamente) rispetto al Nord (+2,7 punti).

Bisogna sottolineare che a sfavore delle regioni del Sud Italia incide la presenza di un dato maggiore di contratti a termine (13,9% rispetto a 9,7% nel Centro-nord) e la minore presenza dell’industria che, nonostante tutto, ha mostrato una maggiore tenuta occupazionale.

Ma il divario è cresciuto e si palesa anche a livello generazionale che, purtroppo, è sempre a sfavore dei giovani: “per i 15-34enni è maggiore la diminuzione del tasso di occupazione (-3,2 punti) e di quello di disoccupazione (-3,0 punti), a cui si associa l’aumento più elevato del tasso di inattività (+5,6 punti); per i 35-49enni il tasso di occupazione cala di 1,6 punti, quello di disoccupazione di 1,8 punti e quello di inattività mostra un incremento di 3,3 punti. Seppur con minore intensità, diminuisce anche il tasso di occupazione per gli over 50 (-0,8 punti), insieme al calo del tasso di disoccupazione e alla crescita di quello di inattività (-1,2 e +1,6 punti, rispettivamente)“, spiega l’Istat.

Dopo alti e bassi nelle scorse rilevazioni torna a crescere la differenza di genere che sottolinea come le donne siano sempre in svantaggio: tasso di occupazione scende -2,2 punti in confronto a -1,6 punti gli uomini e quello di disoccupazione a -2,3 per le donne e – 1,9 punti per gli uomini). Il genere femminile, inoltre, presenta un aumento del tasso di inattività maggiore rispetto a quello del genere maschile (rispettivamente +3,9 e +3,2).

Sensibilmente diversa la dinamica per cittadinanza – spiegano gli esperti dell’Istat – il tasso di occupazione e quello di disoccupazione diminuiscono in modo molto più sostenuto per gli stranieri (-5,5 e -4,2 punti, rispettivamente) in confronto agli italiani (-1,5 e -1,7 punti), mentre il tasso di inattività aumenta di più per gli stranieri (+9,5 punti rispetto a +2,9 punti per gli italiani)“.

Come analizzato in precedenza, elevate le differenze per livello di istruzione: il tasso di occupazione scende al 78,% per i laureati (-2,0 punti), al 62,9% per i diplomati (-2,6 punti) e al 42,8% per chi ha conseguito al massimo la licenza media (-1,4 punti). Il tasso di disoccupazione, invece, oscilla tra il 4,7% per i laureati (- 0,7 punti), il 7,3% per i diplomati (-1,9 punti) e il 10,5% per quanti hanno un titolo più basso (-3,0 punti).

Per quanto concerne le persone che sono in cerca di occupazione, svolgendo un confronto annuo, possiamo notare che prosegue, e con maggiore vigore, l’inflessione (-647mila in un anno).

Nel mare di statistiche tutt’altro che positivi troviamo un barlume di speranza nel dato relativo al tassi di disoccupazione che, al momento, è in calo sia rispetto al 1° trimestre del 2020 che al 2019.

Gli esperti dell’Istat, come in ogni pubblicazione, hanno fatto un’analisi dei dati spiegando proprio che malgrado i sussidi statali, gli ammortizzatori e il blocco dei licenziamenti, la sospensione delle attività durante il lockdown nazionale ha pregiudicato molto l’avvio di contratti a termine, di proroghe contrattuali o di trasformazioni a tempo in determinato. Inoltre, i dati hanno mostrato un inflessione per quanto concerne le assunzioni stagionali tipiche del periodo estivo.

Immagine di repertorio