A Catania si possono aiutare i dottori a sconfiggere il Coronavirus, cosa serve e quali sono i requisiti – i DETTAGLI

A Catania si possono aiutare i dottori a sconfiggere il Coronavirus, cosa serve e quali sono i requisiti – i DETTAGLI

CATANIA – Niente come la lotta comune al contagio ha unito esperti e specialisti che da tutto il Mondo hanno contribuito appieno all’agognata vittoria contro la malattia che sta mettendo in ginocchio persone di ogni età, sesso o provenienza, ma pochi immaginano di poter aiutare attivamente chi sta combattendo le proprie battaglie contro i tamponi positivi.

A permetterlo è lo studio TSUNAMI (TranSfUsion of coNvalescent plAsma for the early treatment of pneuMonIa due to SARS-CoV2), avviato in Sicilia dallo scorso luglio. Lo studio, promosso dall’Agenzia Italiana del Farmaco e dall’Istituto Superiore di Sanità, si propone di valutare l’effettiva efficacia del plasma iperimmune, cioè del plasma prelevato da donatori che hanno avuto il covid e che sono guariti, trasfondendolo a pazienti critici ancora contagiati. Questo studio potrà essere dichiarato efficace qualora si abbia evidenza di un minore ricorso alla ventilazione meccanica assistita, nonché una riduzione dei giorni di ricovero nei pazienti.

A Catania già lo scorso 15 luglio si è riunita una commissione al Policlinico a cui hanno partecipato il Prof. Renato Bernardini (Coordinatore dello studio), il dott. Sebastiano Costanzo (Direttore del Servizio di Medicina Trasfusionale del Policlinico), nonché rappresentanti della Direzione Sanitaria e Dirigenti Medici di Medicina Trasfusionale, del Reparto di Malattie Infettive e del Laboratorio Analisi Aziendali. Da allora, consultato il Comitato Etico, sono stati arruolati alla donazione di plasma oltre una decina di donatori/pazienti.

Interviene anche Sebastiano Costanzo, primario del reparto del Policlinico che si occupa delle donazioni: “Si auspica una forte partecipazione all’iniziativa che consenta di raccogliere e conservare una importante riserva di sacche di plasma da utilizzare in caso di ripresa dell’emergenza epidemica”. Un gesto semplice, dunque, avrebbe l’immenso potere di salvare vite e far progredire la ricerca scientifica rischiando in vero molto poco, dato che la modalità di donazione di plasma equivale a quella del sangue.

La donazione di plasma, infatti, consiste in un normale prelievo di sangue che, però, viene immediatamente sottoposto a centrifugazione. Viene utilizzato uno specifico macchinario, la centrifuga, che ruotando molto velocemente spinge la frazione corpuscolata del sangue, più pesante, a separarsi dalla frazione liquida più leggera, ovvero il plasma. Il prelievo di plasma, poi, richiede un tempo maggiore, circa 40 minuti, in quanto è diviso in più fasi. La prima fase è quella di prelievo vero e proprio, c’è poi la fase di centrifugazione per la separazione delle due frazioni del sangue e infine la fase di reimmissione nel circolo sanguigno della componente corpuscolata.

“I donatori sono tutelati e controllati sotto ogni aspetto. È importantissimo che la popolazione risponda al nostro appello e che si informi e sensibilizzi sull’importanza della donazione, dell’aiuto reciproco e dell’attenzione alle regole di contenimento e prevenzione ai contagi”, conclude.

Nonostante ancora questo sia solo uno studio e non rappresenti una soluzione al 100% ottimale e idonea alla sconfitta del virus, alcuni studi esteri avrebbero già voluto “bocciarlo”, etichettando la trasfusione come irrilevante nel corso della malattia: si tratterebbe di uno studio dell’Indian Council of Medical Research (ICMR) pubblicato nelle scorse ore in preprint su Medrxiv.

La richiesta, però, è ancora una volta quella di aiutare e sostenere la ricerca scientifica e il suo progresso.

Queste dunque sono le caratteristiche per l’arruolamento allo studio del donatore/paziente:

  • Età compresa tra i 18 e i 65 anni;
  • sesso maschile;
  • sesso femminile senza pregressa gravidanza o interruzione di gravidanza;
  • diagnosi confermata di contagio;
  • presenza di due tamponi nasofaringei negativi (se il partecipante/donatore è un convalescente guarito con un precedente tampone positivo) ad almeno 14 giorni dal secondo tampone nasofaringeo negativo;
  • partecipante/donatore senza precedente diagnosi virologica ma con test sierologico positivo per IgG (immunoglobuline G, ovvero anticorpi prodotti durante l’infezione) e presenza di un tampone nasofaringeo negativo ad almeno 14 giorni da eventuali precedenti sintomi;
  • presenza di adeguati livelli (1/160) di anticorpi neutralizzanti anti-SARS-COV-2 (ovvero contro il virus che causa la malattia);
  • negatività dei test microbiologici di qualificazione biologica previsti dalle vigenti disposizioni normative;
  • negatività dei seguenti test aggiuntivi, eseguiti ad ogni donazione: HAV RNA, HEV RNA, PVB19 DNA;
  • accettazione del consenso alla donazione.

Le sacche raccolte verranno poi conservate dentro un congelatore a una temperatura che tocca i -80 gradi e poi utilizzate nel momento del bisogno.

Ad oggi sono state raccolte nel reparto di Medicina Trasfusionale del Policlinico, con la collaborazione di tutto il personale (dalla raccolta alla conservazione), oltre sette unità di plasma iperimmune.

La richiesta è che i pazienti guariti – le cui caratteristiche corrispondono a quelle elencate – contattino il Servizio di Medicina Trasfusionale del Policlinico al numero 095.3781870 o tramite e-mail al [email protected].