Focus su invecchiamento e patologie della terza età

Focus su invecchiamento e patologie della terza età

L’emergenza sanitaria legata alla pandemia ha colpito più duramente soprattutto gli anziani che rappresentano la fascia più debole della popolazione. Anche in questa fase di ripresa delle normali attività quotidiane, rimane fondamentale continuare ad adottare tutta una serie di misure di prevenzione volte a tutelare i soggetti più fragili che potrebbero subire le conseguenze più gravi di un eventuale contagio. 

Alla luce di queste considerazioni, ho voluto dedicare questa settimana un approfondimento specifico dedicato alla terza età e ai problemi a cui i nostri anziani possono andare incontro con maggiore frequenza.

Secondo i dati del Ministero della Salute, l’Italia è il paese più “anziano” d’Europa. Il numero di anziani nel Paese cresce progressivamente e si stima che entro il 2030 potrebbero essere il 26,5% della popolazione. Negli ultimi 20 anni il tasso di over 80 è aumentato del 150%

L’alta percentuale di persone anziane nella popolazione italiana ha sicuramente influito sulla gravità dell’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto nei mesi di marzo e aprile quando il maggior numero di vittime si registra proprio in questa fascia di età che è più soggetta a comorbidità e a un maggiore rischio di complicanze cliniche.  

Occorre poi tener conto del fatto che la vecchiaia rappresenta una fase di vita particolarmente delicata poiché l’anziano si trova a dover affrontare una serie di perdite: del tempo che rimane da vivere, del vigore del proprio corpo, degli affetti più cari, del proprio ruolo sociale, della sessualità, della propria autonomia. Queste esperienze possono determinare una profonda crisi della propria identità personale e favorire la manifestazione di varie forme di disagio psicologico o addirittura di psicopatologie. 

Si stima che le malattie mentali e neuropsichiatriche abbiano un’incidenza particolarmente alta nella terza età: le varie forme di demenza hanno una prevalenza del 6-8% a 65 anni e di oltre il 30% dopo gli 80 anni.

La demenza è una sindrome clinica caratterizzata dalla perdita di più funzioni cognitive, tra le quali invariabilmente la memoria, di entità tale da interferire con le usuali attività sociali e lavorative del paziente. I sintomi non sono solo cognitivi ma sono presenti anche sintomi non cognitivi che riguardano la sfera della personalità, dell’affettività, e del comportamento. La demenza può essere il risultato di diversi quadri patologici: la malattia di Alzheimer è la causa più frequente (50-70% dei casi), seguita dalle cause vascolari e da altre patologie neurodegenerative come la demenza a corpi di Lewy e la malattia di Pick

La prevalenza della patologia aumenta con l’età ed è maggiore nel sesso femminile, soprattutto nella malattia di Alzheimer. L’esordio è generalmente insidioso e il decorso cronico-progressivo. I primi sintomi riguardano una lieve perdita di memoria che progredisce gradualmente. La persona dimentica impegni, è distratto, ripetitivo e può presentare episodi di disorientamento spazio-temporale. Con l’avanzare della malattia, anche la memoria a lungo termine viene compromessa e il paziente arriva a non riconoscere più nemmeno i familiari. Inoltre, possono manifestarsi labilità emotiva, depressione, apatia o cambiamenti nella personalità. Nelle fasi avanzate, il paziente non è più autosufficiente e necessita di assistenza continua, la memoria a lungo termine è irrimediabilmente persa e il rischio di complicazioni quali malnutrizione, malattie infettive, fratture e piaghe da decubito è elevato.

È importante cogliere subito i primi segnali per poter porre una diagnosi di demenza il più tempestivamente possibile. Generalmente sono i familiari a rendersi conto che qualcosa non va nel comportamento del loro congiunto ed è in questa fase iniziale che occorre rivolgersi ad uno specialista il quale, tramite una valutazione specifica, potrà stabilire l’esatta natura di questi disturbi e impostare un idoneo trattamento.

Un aspetto importante da sottolineare e che spesso viene trascurato è l’enorme impatto emotivo e psicologico che comporta per i familiari l’assistenza a un congiunto con demenza. Assistere al progressivo deterioramento fisico e cognitivo del proprio caro, il quale arriva a non riconoscere più i suoi familiari, può costituire una esperienza fortemente destabilizzante e determinare l’insorgenza di varie forme di disagio psichico in coloro che si prendono cura dell’anziano con demenza come ansia, attacchi di panico o depressione. 

Pertanto, è fondamentale attivare una adeguata rete di assistenza non solo per il paziente anziano ma per l’intero sistema familiare, poiché le patologie della terza età rappresentano ormai la nuova sfida da affrontare dal punto di vista sociale e sanitario