Confcommercio: “L’impegno antimafia non può diventare un mestiere”

Confcommercio: “L’impegno antimafia non può diventare un mestiere”

CATANIA – Le vicende delle ultime settimane – che hanno portato in auge le figure di Roberto Helg e Antonello Montante in maniera negativa – hanno prodotto diverse reazioni sulla cosiddetta “mafia dell’antimafia”.

La Confcommercio etnea – da sempre impegnata sul fronte della legalità – nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri ha precisato che occorre “ripensare la lotta la racket”.

“L’impegno nell’antimafia – afferma il sistema antiracket di Confcommercio Imprese per l’Italia di Catania  – non può diventare un mestiere, che come tutti i lavori mira al guadagno, ma deve essere esercitato rispondendo a un codice etico da persone che hanno un alto profilo morale”.

La proposta della Confcommercio è chiara: “Vogliamo avviare un operazione trasparenza a 360° chiedendo a tutte le associazioni antiracket un netto segnale di cambiamento – hanno detto in coro il presidente di Confcommercio Sicilia Pietro Agen, il coordinatore delle associazioni antiracket del Sistema Claudio Risicato e il direttore generale di Confcommercio Catania Antonio Strano – Chiarezza nella destinazione dei fondi destinati alla lotta al racket: oltre 10 milioni di euro in un solo Pon sicurezza non ci è ben chiaro come siano stati investiti. Chiarezza nei bilanci delle associazioni antiracket: che vengano resi pubblici, così come eventuali contributi (ai quali comunque siamo contrari), tutto deve essere rendicontato e non devono apparire voci riguardanti costi del personale.”

“Vogliamo dire no – aggiungono – ad un antiracket come trampolino di lancio per la politica, no alle passerelle, alle associazioni che diventano stipendifici. Chi fa attività antimafia è una persona normale, non è un eroe. E’ colui che presta gratuitamente un servizio, l’antiracket si fa per strada e in silenzio. Senza clamori. E’ una forma di volontariato che parte dal basso, non può diventare un sistema che opera invece in alto, tra i vertici, dove si lucra e si guadagna, si arraffano incarichi e poltrone”.

Claudio Risicato, presidente dell’associazione antiracket Rocco Chinnici, ha evidenziato che “la lotta alla mafia è un dovere di ogni cittadino onesto e non può essere delegata unicamente alla magistratura ed alle forze di polizia. La nostra terra non ha bisogno di professionisti dell’antimafia, che purtroppo abbondano ai vari livelli anche nelle organizzazioni datoriali, ma di cittadini che forti dei loro principi morali e delle loro idealità si pongono in contrasto per puro senso civico con il fenomeno mafioso che ostacola lo sviluppo socio-economico della nostra nazione”.