AGRIGENTO – Proseguono le attività giudiziarie relative al Caso Diciotti: ieri i giudici della Corte d’Assise di Agrigento hanno condannato tre dei quattro imputati.
Gli uomini indagati sono ritenuti gli scafisti alla guida del gommone soccorso al largo di Lampedusa (Agrigento) dalla nave Diciotti. A bordo si trovavano 170 migranti.
Le condanne
Sono stati disposti 8 anni di reclusione e una multa da oltre 4 milioni e mezzo di euro ciascuno.
Nello specifico, sono stati condannati gli egiziani Ahmed Shalaby Farid, 23 anni, Ashraf Abnibrahim, 39 anni, e Al Jezar Mahammed Ezet, 24 anni. Assolto, invece, Shahalom Mohammod, 26enne originario del Bangladesh.
Caso Diciotti: la vicenda giudiziaria
La vicenda risale al 16 agosto del 2018 e ha causato un dibattito a livello nazionale e internazionale tra l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, successivamente indagato per sequestro di persona aggravato (un reato che può comportare una pena fino a 15 anni di carcere), e chi richiedeva lo sbarco immediato per consentire le cure necessarie alle persone a bordo dell’imbarcazione.
Molte delle persone a bordo, infatti, raccontavano di aver subìto violenze e torture atroci nel corso del loro viaggio e di avere bisogno di aiuto sanitario, fisico e psicologico. Successivamente, a bordo sarebbero stati identificati anche casi di polmonite e tubercolosi.
L’imbarcazione è rimasta bloccata a Catania per 10 giorni prima che fosse consentita la discesa a terra. Nei giorni precedenti alla decisione di dire “sì” allo sbarco, il capoluogo etneo era diventato terra di “scontro” tra i sostenitori delle due soluzioni possibili al problema: acconsentire o negare.
Successivamente, dopo il riconoscimento degli scafisti grazie alle testimonianze, la Procura aveva aperto un fascicolo sul caso, dando vita a una vicenda legale molto complessa, che ancora oggi fa parlare di sé.
Dopo diversi dibattiti e scontri, la
