Epatite, 300 milioni di persone ne soffrono ma alcuni non lo sanno ancora: nella Giornata Mondiale si cercano i milioni di malati inconsapevoli

Epatite, 300 milioni di persone ne soffrono ma alcuni non lo sanno ancora: nella Giornata Mondiale si cercano i milioni di malati inconsapevoli

Un fiocco arancione e rosso, 300 milioni di persone coinvolte in maniera diretta il tutto il mondo, altre ancora da “trovare”: nel 2020, al momento, questo resta della Giornata Mondiale contro l’epatite.

L’epatite per molti è quasi come un conoscente, “per nome” tutti sanno cosa indica, ma davvero in pochi riconoscono il grande disagio e la pericolosità dello sviluppo di questo tipo di infezione.

Diversi virus possono provocare epatiti, i principali sono i virus dell’Epatite A (HAV), B (HBV) e C (HCV). L’epatite A si trasmette per via oro-fecale e non cronicizza mai, mentre invece i virus delle epatiti B e C si trasmettono attraverso liquidi biologici, quali sangue e suoi derivati, sperma e liquidi vaginali infetti e anche da madre infetta al neonato al momento del parto, tendendo poi a cronicizzare provocando nel tempo cirrosi e tumore epatico. Le epatiti B e C sono considerate ancora oggi una minaccia per la salute pubblica.

Ogni anno il 28 luglio si celebra la Giornata mondiale dell’epatite (WHD): la data è stata fissata in onore del dott. Blumberg, Baruch Samuel, nato il 28 luglio del 1928 e vincitore, nel 1976, del premio Nobel per la medicina e la fisiologia per le scoperte riguardo al virus dell’epatite B e i lavori per lo sviluppo del primo vaccino antiepatite B.

La World Hepatitis Alliance è un’organizzazione internazionale non governativa nota per il suo ruolo nella difesa e nella sensibilizzazione per l’eliminazione dell’epatite virale, l’organizzazione rappresenta 290 membri provenienti da 94 paesi in tutto il mondo e nel 2019 ha fissato come tema l’“eliminazione dell’epatite”, comunicando il suo obiettivo di ridurre, entro il 2030, il 90% delle nuove infezioni e il 65% della mortalità.

Lo scopo non è assolutamente irraggiungibile, infatti al momento esistono vaccini contro l’epatite B e farmaci che curano l’epatite C: a spaventare sulla sorte dei malati di epatite è il numero degli inconsapevoli della propria positività al virus.

Lo slogan di quest’anno, infatti, è “Find the missing milions”, ovvero trovare quei milioni di soggetti che ancora non sanno di essere affetti da epatite e che quindi non vengono seguiti come dovrebbero, né si sottopongono alle giuste cure del caso. Questi “nuovi malati” si stima che siano almeno 290 milioni fra adulti e bambini e che da qui al 2030 possano aumentare di altri 18 milioni.

La World Hepatitis Alliance mette a disposizione una mappa dettagliata delle zone del Mondo dove è possibile trovare un membro dell’associazione.

In Italia a occuparsi dei malati di epatite e del monitoraggio della diffusione della malattia c’è il Sistema Epidemiologico Integrato delle Epatiti Virali Acute (SEIEVA) coordinato dall’ISS. Stime del 2019 confermano la riduzione dell’incidenza dell’epatite A rispetto al 2018, mentre per l’epatite B e C i tassi restano stabili, al di sotto di 0,5 casi per 100mila.

Inoltre, nel 2019 si è raggiunto un picco relativo all’epatite E con un numero di casi segnalati raddoppiato rispetto all’anno precedente. Un incremento che costituisce un campanello di allarme e che impone un monitoraggio attento dell’andamento nei prossimi mesi. Dal 2019, in 4 Regioni pilota, è iniziata, infatti, la sperimentazione di una nuova piattaforma specifica per l’approfondimento epidemiologico sui casi di epatite E.

“Nessuno dovrebbe vivere con un’epatite virale senza saperlo e a meno che non vengano fatti screening di massa sulla popolazione, con diagnosi e accorgimenti da tenere su come affrontare le cure, l’epatite virale continuerà a diffondersi”, questo quanto dichiarato dall’organizzazione mondiale.

L’epatite, questa “conoscente sconosciuta”, in grado dunque di uccidere nonostante nel 2020 esistano cure e campagne di informazione, forse non è davvero così “famosa” come dovrebbe.

Fonte immagine e video: WorldHepatitisAlliance.org