Una Sicilia “di cemento”, 135mq per neonato in Italia – DATI Ispra

Una Sicilia “di cemento”, 135mq per neonato in Italia – DATI Ispra

PALERMO – “In Italia si nasce già con la propria porzione di cemento: 135 mq per ogni neonato: è questo il dato sconvolgente che emerge dall’ultimo rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, pubblicato nelle scorse ore da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e presentato in diretta dalla Residenza di Ripetta a Roma (qui il link).

In Italia il consumo di suolo cresce più veloce della popolazione e i dati del 2019 (che vedono il contributo di 12 Osservatori delle Regioni e Province autonome) lo confermano. Se la Valle d’Aosta è sempre più vicina all’obiettivo “Consumo di suolo 0”, lo stesso non può dirsi del resto d’Italia e soprattutto della Sicilia, che risulta la Regione con la crescita percentuale più alta nelle aree a pericolosità idraulica media”.

Consumo di suolo: definizione del fenomeno 

Cos’è il consumo di suolo? La definizione del glossario di Ispra recita: “Il consumo di suolo è un processo associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, limitata e non rinnovabile, dovuta all’occupazione di una superficie originariamente agricola, naturale o semi-naturale con una copertura artificiale. È un fenomeno legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali ed è prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio”.

In breve, quindi, si tratta di una variazione del suolo da non artificiale ad artificiale. Un fenomeno che può essere ricondotto sicuramente ai tempi contemporanei, ai mutamenti sociali e alle numerose necessità connesse all’urbanizzazione del territorio. Anche terre ancora lontane dal prototipo di metropoli moderna, come quelle siciliane, soffrono questo problema, forse più di quelle grandi città che, seppur con fatica, hanno già intrapreso da tempo il percorso verso la rivisitazione delle politiche ecologiche per contrastare il fenomeno.

Consumo di suolo e crescita demografica 

Non importa che la popolazione non cresca: il cemento e le superfici artificiali continuano a crescere. “Nel 2019 i 57 milioni di metri quadrati di nuovi cantieri e costruzioni si registrano in un Paese che vede un calo di oltre 120mila abitanti nello stesso periodo”, si legge nel rapporto.

La tabella sottostante dimostra il rapporto tra il consumo di suolo e le dinamiche della popolazione. Nell’ultimo anno, i cambiamenti si sono concentrati in alcune aree del Paese, non ultime le coste siciliane e della Puglia meridionale. Proprio la fascia costiera dell’isola più grande del Mediterraneo è al centro delle preoccupazioni degli ambientalisti, come hanno rilevato gli ultimi rapporti di Legambiente in merito all’erosione costiera e alla desertificazione territoriale.

Fonte: elaborazioni ISPRA su dati demografici Istat e cartografia SNPA

Consumo del suolo: dati regionali e comunali

La copertura artificiale continua la sua avanzata lungo lo Stivale, soprattutto nelle aree più a rischio a livello sismico o idrogeologico. Se la Liguria è la regione con il valore più alto di suolo impermeabilizzato in aree a rischio (quasi il 30%), la Sicilia è la regione con la crescita percentuale più alta nelle aree a pericolosità idraulica media.

In ordine, inoltre, la Sicilia si trova al quarto posto in termini di consumo di suolo (+611 ettari), preceduta solo da Veneto (+785), Lombardia (+642) e Puglia (+625) e seguita da Emilia-Romagna (+404).

A livello comunale, Roma si classifica al primo posto per incremento di suolo artificiale nell’arco di un anno. Anche la Sicilia, purtroppo, appare in questa lista, con Catania classificata al terzo posto a livello nazionale (+48 ettari).

I dati della Sicilia – Tabelle

Ecco le tabelle con i dati relativi alla Sicilia (la cartografia completa è consultabile sul sito di Ispra, sezione Schede Regionali):

Fonte: Ispra

Perdita di produzione agricola e danni economici

In soli 7 anni, tra il 2012 e il 2019, la perdita dovuta al consumo di suolo in termini di produzione agricola complessiva, stimata dall’Ispra assieme al CREA, raggiunge i 3.700.000 quintali, con un danno economico di circa 7 miliardi di euro a livello nazionale.

Oltre il consumo di suolo

I danni ambientali del Paese non si limitano semplicemente al consumo di suolo. Ci sono tanti fenomeni, più o meno collegati da considerare: la perdita di produttività, l’erosione, la frammentazione e il deterioramento degli habitat, la perdita di ecosistemi, rifiuti a terra e in mare.

Problemi innumerevoli di cui purtroppo si sente parlare ogni giorno. Ormai sorprende più un momento di “trionfo” della natura di un evento anormale o un fenomeno disdicevole in termini di condizioni ambientali.

Green economy: la situazione siciliana 

Mentre prosegue l’impegno nazionale e internazionale per sensibilizzare al tema della cooperazione e della protezione ambientale, specialmente in un 2020 che si sta rivelando disastroso sotto questo punto di vista, non manca il contributo della Sicilia.

Legambiente ha presentato il portale www.paesaggicostieri.org, realizzato in collaborazione con università e centri di ricerca per incrementare il livello di attenzione sui fenomeni di degrado in corso e fornire risposte concrete per la tutela dei paesaggi costieri e il contrasto ai cambiamenti ambientali.

Anche la Regione Siciliana è recentemente intervenuta sull’argomento, nello specifico sulla tormentata questione rifiuti e imballaggi plastici. “Servono incentivi per aiutare l’economia circolare, in forma di credito di imposta o di Iva agevolata, da riconoscersi per la produzione di materiali originati dal riciclo”, ha dichiarato negli scorsi giorni l’assessore regionale all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità, Alberto Pierobon, in seguito a un confronto promosso da Confindustria Cisambiente.

Un progetto ancora in divenire ma che mira a creare una sinergia con il governo nazionale e dare una svolta a uno dei più annosi problemi ambientali, non solo locali, verso una Green Economy più efficiente e una tutela del territorio sempre più attenta.

Immagine di repertorio da Pixabay (Michael Krause)