Mandela day, dignità e uguaglianza tra gli uomini: il ricordo di un grande politico sudafricano

Mandela day, dignità e uguaglianza tra gli uomini: il ricordo di un grande politico sudafricano

Ho lottato contro il dominio bianco, contro il dominio nero. Ho coltivato l’ideale di una società democratica e libera nella quale tutti potessero vivere uniti in armonia e con pari opportunità e un ideale per il quale spero di poter vivere e spero di ottenere. Ma, se necessario, è un ideale per il quale sono pronto a morire“.

È questa una delle citazioni più celebri di Nelson Mandela, presa da un discorso da lui pronunciato in tribunale, durante il suo processo per “tradimento” nel 1964.

Politico e attivista sudafricano, nacque a Mevzo il 18 luglio del 1918, e, proprio in questa ricorrenza, si celebra la giornata internazionale – Mandela day – a lui dedicata, a riconoscimento del suo ruolo nel sostenere la lotta per la liberazione e l’unità dell’Africa, e il suo eccezionale contributo alla creazione di una democrazia non razzista e non sessista in Sud Africa.

Parliamo di un uomo i cui valori sono stati e continuano a essere d’ispirazione per il mondo, come esempio di impegno per la pace nelle relazioni razziali, della promozione e protezione dei diritti umani, dell’uguaglianza e dei diritti dei bambini e di tutti gli oppressi vulnerabili.

Mandela fu un politico del movimento rivoluzionario anti-apartheid (Congresso Nazionale Africano, ANC), avvocato e attivista per i diritti umani e padre della democrazia nel Sudafrica.

Sin da ragazzo, infatti, si oppose al sistema di segregazione razziale legalizzato in Sud Africa, secondo cui lo Stato limitava i diritti e le libertà degli abitanti neri e delle minoranze etniche, privandoli delle loro proprietà, della rappresentanza politica e della cittadinanza, emarginandoli nell’istruzione, nell’assistenza medica e nei servizi pubblici differenziati. Chiamato “Rolihlahla” – piantagrane – per il suo impeto giovanile, da adulto venne più comunemente chiamato col nome del suo clan, Madiba, ma conosciuto a livello internazionale con il nome inglese Nelson, datogli da un suo insegnante in carcere.

Protestando contro il governo sud africano con il partito della lega della gioventù dell’ANC, ne divenne il leader politico; arrestato nel 1964 e scampato alla morte, fu condannato all’ergastolo perché ritenuto colpevole di sabotaggio e alto tradimento. Rimasto in carcere per quasi 27 anni, costretto ai lavori forzati fino al 1970 con forti problemi di salute, si laureò in legge, portando ugualmente avanti il suo impegno nel sostenere i diritti umani dei detenuti, tanto da ricevere, nel 1988, il premio Sakharov per la libertà di pensiero e nel 1990 il premio Lenin per la pace.

Liberato l’11 febbraio del 1990, grazie alla politica di Frederik Willem de Klerk, imperniata sull’estensione degli stessi diritti civili dei bianchi a tutte le etnie del Sud Africa, Mandela venne eletto presidente dell’ANC e insignito del premio Nobel per la pace nel 1993 assieme al presidente Klerk, come conseguenza del suo impegno per la fine dell’apartheid. Nel 1994 divenne il primo presidente del Sud Africa nero e, rifiutando qualsiasi politica vendicativa, si impegnò per costruire una nazione libera dal razzismo.

Nelson Mandela è stato tenuto prigioniero per molti anni. Ma non è mai diventato prigioniero del suo passato. Al contrario ha incanalato le sue energie nella riconciliazione e nella sua visione di un Sud Africa pacifico, multietnico e democratico. Raramente una persona nella storia ha fatto cosi tanto per infiammare i sogni della sua gente e tramutarli in azione“, sottolineò in un discorso il generale Antonio Guterres, alto ufficiale delle Nazioni Unite.

La mia libertà e la tua non possono essere divise, non puoi dividere la libertà” diceva Mandela, con un modo di esprimersi straordinario e unico, incisivo e profondo, che ha contraddistinto sempre e in qualsiasi contesto in cui è vissuto, il suo approccio sociale e la la sua lotta contro la segregazione razziale.

Dobbiamo ristabilire e riaffermare la dignità del popolo d’Africa e del mondo in via di sviluppo. Dobbiamo porre l’eliminazione della povertà in cima alle priorità mondiali. Dobbiamo sapere con una convinzione nuova che tutti condividiamo la stessa umanità e che la nostra diversità nel mondo è la forza del nostro futuro insieme“: un principio sempre attuale, che cozza, purtroppo, nel mondo, con il dilagante fenomeno in espansione, di evidente pericolosità sociale, della “xenofobia“. L’avversione nei confronti di tutto ciò che è “straniero” – di evidente matrice neofascista – contagia, senza scampo, molte persone, portando in un momento di crisi economica del Paese, a focalizzare l’odio e l’intolleranza verso fenomeni ormai presi di mira, come quello degli sbarchi degli immigrati.

La figura di questo grande uomo, ha ispirato, negli anni, diverse opere cinematografiche tra cui “Mandela: La lunga strada per la libertà” del 2013, di Justin Chadwick, interpretato da Idris Elba e candidato a diversi premi come il BET Award al miglior attore. Da ricordare anche “Invictus” del 2009, di Clint Eastwood che parla di Mandela in una nuova chiave, quella dello sport, dove, dopo la caduta dell’apartheid, Mandela vince le elezioni e tenta di ridare speranza a un paese in ginocchio, aiutato dal capitano della squadra nazionale di rugby. In questo caso, il personaggio è stato interpretato da un magistrale Morgan Freeman.

Famosa anche la canzone, l’ottava dell’album Street Fighting Years, intitolata proprio “Mandela day“, un capolavoro cui i Simple Minds diedero vita nel 1989, dedicata al politico, un anno prima che uscisse dalla prigionia, riacquistando così la libertà che meritava, continuando le sue lotte per creare un posto migliore, in cui eguaglianza, libertà e tolleranza sarebbero state alla base della vita.

Fonte immagine sbhu.it