Isis sul web: Twitter, Facebook e Youtube ma scatta l’ironia

Isis sul web: Twitter, Facebook e Youtube ma scatta l’ironia

CATANIA – Il mare magnum del web – dove dentro vi si può trovare di tutto – è divenuto terreno fertile per la truce propaganda dell’Isis che sta pesantemente minacciando l’Occidente.

E quale migliore “diffusore” di messaggi se non i social network? Youtube serve per diffondere video di esecuzioni e mostrare campi di addestramento per invogliare nuovi guerriglieri a combattere, mentre Facebook e Twitter servono per lanciare messaggi, hashtag e trend topic.

Nulla è lasciato al caso nella macchina della propaganda: i video hanno una qualità molto elevata e le riprese sono quasi cinematografiche. Basti pensare a un video diffuso nemmeno due mesi fa dove veniva mostrata la decapitazione di 21 egiziani in Libia.

Quindi, oltre ai guerriglieri, vi sono anche nell’Isis gli strateghi del web: veri e propri specialisti della comunicazione incaricati di far crescere il terrore e attirare nuovi adepti. La guerra si combatte, ormai, anche sul web.

Altri video – sulla cui autenticità vi sono alcuni dubbi – hanno mostrato esecuzioni, uomini lanciati dai tetti accusati di essere gay e ladri puniti con il taglio della mano. La saga degli orrori si è arricchita di un video dove un bambino spara come un cecchino a una presunta spia del Mossad. Questi video sono diventati virali e sono divenuti un’arma per terrorizzare proprio chi ha inventato i social network, ossia l’occidente.

Molto si è dibattuto tra gli operatori dell’informazione sulla possibilità di mostrare al pubblico televisivo questo tipo di contenuti che potrebbe soltanto favorire la propaganda. RaiNews ha deciso di non mandare in onda più nessun nuovo video, una decisione coraggiosa e responsabile.

Un recente studio statunitense ha rivelato che l’Isis controlla ben 90mila account su Twitter e sicuramente sono in continua crescita. I gestori dell’uccellino cinguettante hanno assicurato di monitorare il fenomeno e diverse centinaia sono gli account chiusi da Twitter ma – giorno dopo giorno – se ne aprono sempre di nuovi. Il rapporto del Brookings Institute di Washington ha chiesto ai governi di collaborare con i gestori dei social per evitare la diffusione di video e contenuti di matrice jihadiste ma si tratta di un compito arduo.

Basti pensare che l’Isis – con l’immagine di un guerrigliero e sullo sfondo il Colosseo – ha lanciato su Twitter l’hashtag #We_Are_Coming_O_Rome (letteralmente, “Roma, stiamo arrivando”) ed è divenuto per molte ore un trend topic, cioè uno degli argomenti più gettonati di discussione.

Questo tipo di messaggi colpisce nel segno sopratutto i ragazzi occidentali che guardano con disprezzo il modo di vivere e senza valori di una società al collasso e preferiscono andare a combattere una loro personale guerra santa.

Ma l’arma più forte per difendersi dalla paura e dalla becera propaganda è l’ironia. Basti pensare che anche sull’hashtag #We_Are_Coming_O_Rome vi sono stati sfottò a non finire.

C’era chi avvertiva i miliziani di non prendere il raccordo anulare nell’ora di punta e chi li avvertiva del pericolo di Ignazio Marino, il sindaco di Roma. Si è aperto un account Twitter #ISISminaccia che conta oltre 8mila followers e ironizza sulla minaccia che proviene dall’oriente. Meglio riderci sopra.