Separazione e custodia fisica condivisa dei figli: in Italia prende piede la SharedCustody

Separazione e custodia fisica condivisa dei figli: in Italia prende piede la SharedCustody

Quando una coppia si separa sorge il problema dell’affidamento dei figli. La legge n. 54 del 2006 ha introdotto l’istituto dell’affidamento condiviso in base al quale i minori vengono affidati ad entrambi i genitori perché mantengano un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi. Ciò comporta che il Giudice, quando pronuncia la separazione tra i coniugi, decide anche sulla residenza dei bambini: collocandoli presso l’abitazione di un genitore ma stabilendo i tempi e le modalità di incontro con l’altro.  

La legge del 2006 ha, cioè, riconosciuto al minore il diritto alla bigenitorialità. Perché questo non restasse lettera morta,la giurisprudenza ha fatto sì che la frequentazione paritetica dei figli con entrambi i genitori diventasse la regola generale. I Giudici hanno scardinato i ruoli di genitore accudente e genitore ludico, stabilendo che entrambi partecipino alla quotidianità del bambino. Ciò ha rivoluzionato anche il modo di concepire il mantenimento dei figli, che diventa diretto: ciascun genitore deve provvedervi durante il periodo di permanenza del minore presso di sé, senza alcun obbligo di versare l’assegno di mantenimento per i figli all’altro coniuge. Entrambi i genitori, inoltre, devono ripartire tra di loro le spese straordinarie nella misura del 50%.

In quest’ottica nel nostro Paese sta facendosi largo un istituto di diritto americano: la cosiddetta SharedCustody, che in italiano suona come Custodia Condivisa. Applicando questo istituto, il Giudice suddivide in maniera perfettamente paritetica i tempi di frequentazione del minore con i genitori. La bigenitorialità non si esaurisce nell’affidamento legale condiviso ma comprende anche la custodia fisica condivisa. Naturalmente ove ciò rappresenti la soluzione migliore per il bambino e non confligga con i suoi interessi e le sue necessità.

Secondo questo principio, i figli trascorrerebbero lo stesso tempo con i genitori e questi ultimi avrebbero un ruolo più incisivo: mantenendo una comunicazione costante con la prole, impegnandosi a collaborare tra di loro, contattando immediatamente l’altro in caso di emergenza e sostenendo la relazione dei bambini con l’altro genitore. Statuizioni che si rifanno al buon senso ed all’interesse primario dei minori.

Nella giurisprudenza italiana il provvedimento che si qualifica come “pioniere”in materia di SharedCustody è il decreto n. 443/2019 del tribunale di Catanzaro.

Nel caso di specie, una madre chiedeva il collocamento del figlio presso di sé e un limitato diritto di visita paterno con esclusione del pernottamento a causa della tenera età del bambino. Il padre invece chiedeva che i tempi di frequentazione dei genitori con il figlio venissero suddivisi in maniera paritetica. Ciò perché i suoi impegni lavorativi, limitati alla mattina, gli consentivano di prendersi cura del minore con continuità.

Il Tribunale anzitutto riprende la normativa europea ed internazionale in materia di affidamento condiviso: la risoluzione del Consiglio d’Europa 2079/2015,che auspica l’adozione di misure che assicurino una parità di ruoli tra padri e madri nei procedimenti di separazione personale, e la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, che riconosce ai bambini il diritto di intrattenere rapporti personali e contatti diretti con entrambi i genitori anche in caso di separazione

Poi enuncia un fondamentale principio di diritto: “il figlio la cui figura paterna è coinvolta nella crescita attraverso una frequentazione fisica costante, trae dei benefici a livello psicologico rispetto al figlio che frequenta il padre solo per poche ore alla settimana o nel fine settimana e che il tempo speso con il padre non residente è strettamente correlato al miglioramento della qualità e della solidità della relazione parentale, oltre che con una serie di effetti benefici influenti sulla crescita e sulla vita da adulti dei minori”.

I Giudici calabresi hanno, cioè, accolto il principio della SharedCustody nell’auspicio che trovi sempre maggiore applicazione nei Tribunali italiani. Ciò per permettere ad entrambi i genitori separandi o separati di svolgere un ruolo importante nella quotidianità del bambino, ove ciò sia nel suo precipuo interesse.