Catania, ritardi e sprechi bloccano i progetti sulla mobilità alternativa

Catania, ritardi e sprechi bloccano i progetti sulla mobilità alternativa

CATANIA – La settimana scorsa abbiamo voluto riprendere una causa che sta a cuore a tantissimi cittadini catanesi, a tante associazioni come i “Salvaiciclisti” ed anche a noi di Newsicilia, ovvero quella sulla mobilità alternativa, dato che in percentuali di utilizzo di mezzi alternativi all’automobile siamo collocati  tra le peggiori città d’Europa.

Nell’articolo precedente abbiamo voluto innanzitutto spiegare, sommariamente e senza difficili paroloni, i piani e le migliorie che il PGTU 2013 (piano generale del traffico urbano) prevede di apportare nell’immediato e nel prossimo futuro, ed esattamente nei prossimi 5 anni: espansione della rete metropolitana e BRT, con consecutivo miglioramento dei mezzi, installazione di aree pedonali e piste ciclabili e aumento delle ZTL (zone a traffico limitato).

Per far chiarezza sul perché tanti progetti non siano ancora neanche stati messi in cantiere, abbiamo parlato con l’ingegnere Giuseppe Inturri, ricercatore del dipartimento di ingegneria civile ed ambientale dell’Università di Catania. Il dottor Inturri ha svolto il ruolo di responsabile scientifico, durante questa convenzione stipulata tra Comune e Università, per il coordinamento scientifico e l’assistenza tecnica all’UTU, l’ufficio traffico urbano, ovvero l’ufficio che ha redatto il PGTU.

Durante la stesura del PGTU – afferma l’ingegnere – abbiamo contribuito alla definizione e realizzazione della linea BRT1, e ad altre ipotesi di tracciato di nuove linee che fanno parte degli elaborati di piano. L’Università ha dato un contributo non trascurabile nella definizione dei principi di mobilità sostenibile che ispirano il piano, quindi l’attenzione alla mobilità pedonale e ciclistica, al trasporto pubblico, etc. Tuttavia il PGTU costituisce solo il livello direttore, appunto generale, di un Piano Urbano del Traffico (PUT), che richiede, per la sua completa attuazione la stesura di piani di dettaglio ed esecutivi ad una scala appropriata alla realizzazione degli interventi“.

Chiedendo all’ingegnere perché si continui a ritardare per la costruzione di infrastrutture vitali per la città di Catania, Inturri ci ha fatto capire che la colpa non è solo da ricercare al Comune che, anzi, sembra sostenere i progetti avanzati dall’UTU: “Nei diversi incontri che ho avuto con i rappresentanti dell’attuale amministrazione e degli operatori di trasporto – continua Inturri – ho sempre registrato un generale apprezzamento dei principi e delle scelte contenute nel PGTU”.

Sembra, infatti, che la lunga attesa dipenda anche dagli stessi uffici del traffico urbano che non hanno ancora redatto un progetto dettagliato per la costruzione delle infrastrutture richieste dai cittadini: Questi piani di dettaglio non richiedono ulteriori approvazioni del consiglio comunale e possono essere realizzati direttamente dall’UTU. Sono opere che richiedono ancora una progettazione di dettaglio“.

La speranza del dottor Inturri, quindi, si rispecchia in quella della città: “Spero dunque – conclude l’ingegnere – che si possa al più presto passare alla fase operativa, anche perché l’attuale modello di mobilità è uno degli aspetti di maggiore ritardo economico, sociale ed ambientale della nostra comunità“.

E proprio di ritardo economico, anzi in questo caso di spreco economico, parla la segnalazione fatta attraverso il neonato “CataniaLeaks”, il blog su cui segnalare le piaghe della Sicilia, a cui Newsicilia ha già voluto dedicare spazio.

Lo spreco in questione è legato, in particolar modo, a due tratti di pista ciclabile per cui vennero, nell’ormai lontano 2006, stanziati oltre 2 milioni di euro. In quell’anno, infatti, vengono appaltati lavori, per la cifra di € 2.416.523,52, per la realizzazione dei tratti ciclabili Piazza Stesicoro – Stazione e Stazione – Piazza Europa.

Nella determina si legge che la maggior parte dei fondi sono a carico dell’amministrazione comunale per “giusta devoluzione del mutuo Cassa Depositi e Prestiti”. Inoltre, a seguito di un’ulteriore perizia, dalla cifra stanziata inizialmente si passa a circa 2 milioni e 700 mila euro (2.778.921,66), sempre e solo per i due tratti.

Nel 2011, “solamente” 5 anni dopo, neanche fosse un tratto autostradale, viene consegnata la prima pista ciclabile. Purtroppo, nella solita giungla del parcheggio selvaggio catanese, questa viene usata costantemente come area di sosta, rendendola inutilizzabile. 

Consegnato il primo tratto, sorge un grandissimo, ed alquanto imbarazzante, problema: i lavori contabilizzati per la prima pista raggiungono quasi la cifra massima, toccando la soglia dei 2 milioni e mezzo di euro. Due milioni e mezzo per coprire una distanza che va da piazza Stesicoro a piazza Giovanni XXIII, scialacquando, quindi, quasi tutti i fondi stanziati per 2 piste.

Una contabilità di cantiere approvata con uno dei primi atti del 2015 e che avrebbe spaventato la ditta appaltatrice stessa che, dopo il completamento del primo tratto, alla luce delle difficoltà nel fare il secondo, tra continui lavori al viale Africa e problematiche economiche, richiede la rescissione del contratto. Il Comune, senza batter ciglio, decide di rinunciare alla seconda pista e liquida il lavoro fino a quel punto svolto.

Qui arriva l’altra mazzata. Chiamato un esperto esterno per contabilizzare quanto fatto a fronte di quanto pattuito, si scopre che la ditta “avanza” ancora 15.000 euro. Insomma, non solo sono stati spesi tutti i fondi stanziati, ma mancano ancora 15 mila euro, che il Comune dovrà pagare.

Insomma, quella che è evidente è la superficialità con cui è stato affrontato il “come spendere 2 milioni e mezzo di euro”. Una vicenda che continueremo ad approfondire, interrogando chi deve(!) delle risposte ai cittadini catanese.

FOTO ALESSIO MARCHETTI