Discarica di Lentini, gli accordi con i Nardo sulla gestione degli impianti della famiglia Leonardi – LE INTERCETTAZIONI

Discarica di Lentini, gli accordi con i Nardo sulla gestione degli impianti della famiglia Leonardi – LE INTERCETTAZIONI

CATANIA – Le rapide e approfondite investigazioni condotte dai Finanzieri del Nucleo P.E.F. di Catania (G.I.C.O.) e dallo S.C.I.C.O. sotto la direzione di questa Procura distrettuale sono state sviluppate attraverso l’esecuzione di intercettazioni telefoniche e ambientali, accertamenti bancari, disamina della documentazione amministrativa afferente le autorizzazioni necessarie per la gestione degli impianti della famiglia Leonardi, nonché attraverso la messa a sistema degli elementi indiziari desunti dall’esecuzione di una consulenza tecnica disposta da quest’Ufficio in ragione di un accesso presso gli impianti “incriminati” operato dai Finanzieri nel febbraio del 2019.

La consistente mole indiziaria così emergente ha permesso di portare alla luce un perdurante e sistematico illecito smaltimento dei rifiuti solidi urbani provenienti da oltre 200 comuni siciliani convenzionati con la “SICULA TRASPORTI”. Un enorme quantitativo di rifiuti strutturalmente non più gestibile secondo le prescrizioni di legge che finiva in discarica senza subire alcun trattamento preliminare, un trattamento quest’ultimo essenziale per favorire l’individuazione dei materiali non ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni di recupero.

In altre parole, una gestione della discarica, dell’impianto T.M.B. e di compostaggio, da parte della famiglia Leonardi, orientata all’esclusivo perseguimento di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse autorizzazioni amministrative.

Il sistema illecito orchestrato da Antonino Leonardi si reggeva su due pilastri:

  • la puntuale dazione di tangenti a soggetti ritenuti dal corruttore, al di là del ruolo assegnato dall’amministrazione di appartenenza, in grado di influenzare la concessione di autorizzazioni amministrative e di “pilotare”, preventivandoli, i prescritti controlli ambientali;
  • la fasulla rappresentazione della movimentazione dei rifiuti al fine di garantire un’apparente osservanza delle norme, una contabilità assolutamente non corrispondente alla reale entità e tipologia dei rifiuti conferiti in discarica e trattati nell’impianto di compostaggio.

Gli accertamenti tecnici operati direttamente presso le imprese gestite da “Antonello” Leonardi hanno permesso di rilevare che sia ingenti quantitativi di R.S.U. (non sottoposti ai preventivi trattamenti di frantumazione, triturazione, successiva vagliatura e biostabilizzazione e, tra questi, anche la frazione “umida” che avrebbe dovuto essere destinata al recupero mediante compostaggio) quanto una consistente mole di materiale originata da un incompleto processo di compostaggio, venivano conferiti direttamente nella discarica lentinese, previa attribuzione fittizia di un codice che identifica i rifiuti derivanti da tritatura e vagliatura e, in alcuni casi, anche senza che i rifiuti fossero tracciati da alcun formulario.

Il sodalizio criminale che gestiva la “SICULA TRASPORTI” e le altre realtà aziendali collegate in filiera ammettevano in discarica per lo smaltimento finale, categorie di rifiuti che, per la loro stessa natura, non avevano i requisiti di ammissibilità necessari; rifiuti mai sottoposti anche ad un semplice esame visivo: in tal modo, i responsabili potevano accumulare, nel tempo, guadagni illeciti non spettanti anche in frode agli impegni assunti con i comuni conferenti.

Si trattava, dunque, di rifiuti altamente putrescibili e quindi in grado di formare percolati e di produrre biogas creando così concreti presupposti per l’emissione diffuse di maleodoranze oltreché di gas serra. In alcune circostanze, è stato dimostrato che i percolati, liquidi che dovevano confluire sul fondo delle vasche e da qui stoccati in silos, erano sversati nel suolo e nelle acque circostanti.

Tra i rifiuti conferiti “tal quali” in discarica venivano rinvenuti frigoriferi interi (contenenti al loro interno ancora il poliuretano), pneumatici non ammissibili nella discarica lentinese, materassi non previamente lacerati, oggetti di plastica, metallo e carta recuperabili, pasti provenienti da mense ancora integri nonché rifiuti speciali sanitari.

Queste illecite modalità di conferimento di rifiuti in discarica determinavano anche un’evasione del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi (art.3, Legge 549/1995) pari, per il 2018, a oltre 6,2 milioni di euro (a cui vanno aggiunti sanzioni e interessi). Il tributo, da versare trimestralmente alla Regione Siciliana dal gestore dell’impianto presso cui si effettua lo stoccaggio definitivo (nella sua qualità di sostituto d’imposta) è finalizzato a favorire la minore produzione di rifiuti e il recupero dagli stessi di materia prima e di energia.

La tendenziale assenza di un trattamento preliminare al conferimento in discarica determina l’applicazione di un’aliquota per il tributo dovuto superiore a quella calcolata dai gestori della “SICULA TRASPORTI”.

L’impianto di compostaggio della “SICULA COMPOST”, a far data dal maggio 2018, ha iniziato a ricevere, presso la propria struttura, la “Frazione Umida” proveniente dalla “Raccolta Differenziata” svolta da diversi comuni siciliani, con i quali l’azienda aveva stipulato preventivi contratti di conferimento, in ragione dell’autorizzazione rilasciata dall’Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica Utilità che avrebbe consentito alla “SICULA COMPOST” di ricevere presso la sua struttura un quantitativo massimo di 70mila tonnellate annue.

Ma l’impianto di compostaggio, a fronte di una potenzialità di lavorazione della “Frazione Umida” calcolata intorno alle 160/170 tonnellate giornaliere, ne riceveva 250/270.

Tale realtà nota ad Antonino Leonardi e a Pietro Nicotra determinava gli stessi a stabilire che delle 1.400 tonnellate di “rifiuto umido” che arrivavano settimanalmente in impianto, 400 dovevano essere “smaltite illecitamente” ovvero senza sottoporle ad alcun processo di recupero e veicolandole “tal quali” nella discarica di Lentini.

Oltre 30mila tonnellate di rifiuti solidi inerti derivanti da lavori di scavo effettuati per la realizzazione di una nuova vasca nella discarica della “SICULA TRASPORTI” venivano smaltiti illecitamente nei terreni di proprietà delle società di Leonardi. Tale ulteriore fraudolenta gestione dei rifiuti era realizzabile con la compiacenza dei fratelli Guercio e della loro “EDILE SUD S.R.L.” la cui piattaforma risultava solo “cartolarmente”, attraverso la redazione di oltre 1.300 falsi formulari, luogo di destinazione dei succitati inerti.

Tale diffuso quadro di illegalità poteva perpetuarsi nel tempo in ragione del determinante contributo fornito da funzionari pubblici corrotti. Nello specifico, Vincenzo Liuzzo, dirigente ARPA di Siracusa (sezione controlli e monitoraggi ambientali), si recava mensilmente presso la discarica di Leonardi per ricevere una mazzetta in contanti di 5mila euro.

La puntuale riscossione del profitto corruttivo, “il giorno 20 di ogni mese”, veniva documentato dai Finanzieri del G.I.C.O. dall’agosto 2018 al marzo 2019 e in una circostanza, dopo la ricezione dei contanti, anche riscontrata materialmente per effetto di un controllo su strada operato da una pattuglia della compagnia Pronto Impiego di Catania.

Liuzzo ha totalmente asservito la sua pubblica funzione alle finalità utilitaristiche e personali perseguite da Antonino Leonardi con il quale intratteneva un rapporto confidenziale in dispregio dell’imparzialità cui deve conformarsi ogni pubblico dipendente. Liuzzo, oltre a fornire suggerimenti a Leonardi per una “redditizia” gestione ambientale dei suoi impianti, ha comunicato allo stesso in anticipo i controlli che l’ARPA Siracusa avrebbe effettuato presso gli stessi impianti così da consentire la predisposizione di tutti gli accorgimenti utili per non incorrere nell’accertamento di violazioni e abdicando così, il pubblico ufficiale, di fatto, ogni funzione di controllo.

Liuzzo, inoltre, su richiesta di Leonardi è intervenuto su un controllo in atto presso la cava dei fratelli Guercio operato da funzionari ARPA e del Libero Consorzio di Siracusa affinché i controllori pubblici non rilevassero irregolarità. Nello specifico, quest’ultimi venivano costretti a “non vedere” un macroscopico disallineamento tra la realtà documentata dai falsi formulari e quella emergente dal visivo riscontro: i rifiuti inerti, presenti in cava, erano nettamente inferiori rispetto a quelli contabilmente registrati perché smaltiti, come su evidenziato, nei terreni delle aziende di Leoanrdi.

Da ultimo, Liuzzo, nel partecipare a conferenze di servizi aventi quali oggetto autorizzazioni amministrative richieste dall’imprenditore corruttore, assumeva posizioni e formulava interventi sempre in linea con i desiderata dei Leonardi.

Altro funzionario pubblico a “libro paga” dei Leonardi era Salvatore Pecora, il quale similmente a Liuzzo, avvertiva l’amministratore della “SICULA TRASPORTI” di tutti i controlli che sarebbero stati effettuati e curati dal Libero Consorzio Comunale di Siracusa.

Pecora, inoltre, partecipava preliminarmente ai Leonardi atti riservati del proprio ufficio prima che gli stessi fossero oggetto di deliberazione interna assumendo, a priori, posizioni congeniali alle illecite finalità imprenditoriali di Leonardi.

Da ultimo, la meticolosa attività d’indagine portava alla luce anche una stabile e compiacente relazione finanziaria tra il gruppo imprenditoriale dei Leonardi e alcuni esponenti del clan Nardo (tra i quali Angelo Randazzo e Alfio Sambasile entrambi già condannati per 416 bis) ai quali Antonino Leonardi faceva pervenire, durante le festività, somme in contanti di 5mila euro tramite il suo collaboratore “Delfo” Amarindo. Quest’ultimo forniva un rilevante supporto per la realizzazione dei progetti criminosi del clan Nardo, una collaborazione significativa manifestatasi attraverso plurime condotte, tra le quali anche quella di riportare agli affiliati della compagine mafiosa le indicazioni e le volontà del boss recluso Alfio Sambasile.

“Delfo” Amarindo rappresentava l’anello di congiunzione dei Leonardi con il sodalizio lentinese e questo ruolo viene in luce quando è necessario decidere a chi assegnare la gestione di un punto di somministrazione di cibi e bevande nello stadio di calcio della “SICULA LEONZIO”.

È Amarindo che viene incaricato da Antonello Leonardi di veicolare il messaggio che il chiosco non sarebbe stato affidato a nessuno dei gruppi criminali pretendenti e che gli stessi sarebbero stati “ripagati” per il mancato introito con le dovute regalie. Antonino Leonardi e suo figlio erano ben consapevoli, in quel frangente, quali rischi corressero nel concedere quell’attività a figure orbitanti negli ambienti di criminalità organizzata.

L’investigazione della Guardia di Finanza di Catania ha, dunque, fatto luce su un groviglio illecito d’interessi permeante la gestione della maggiore discarica siciliana così confermando come il delicato settore ambientale possa essere facile preda di rovinose pratiche corruttive oltreché di appetiti mafiosi.