Giornata Mondiale contro l’Omofobia: la vera malattia non è l’omosessualità, ma il pregiudizio

Giornata Mondiale contro l’Omofobia: la vera malattia non è l’omosessualità, ma il pregiudizio

Oggi, 17 maggio, come ogni anno a partire dal 2004, si celebra la Giornata Mondiale contro l’Omofobia, ma non solo, anche della lesbofobia, bifobia e transfobia. Il suo obiettivo è quello di contrastare le discriminazioni dovute all’orientamento sessuale e favorire l’inclusione e il rispetto tra persone.

Sin dal principio del suo manifestarsi, l’omosessualità è stata considerata una vera e propria malattia mentale da combattere ad ogni costo, e per tantissimo tempo medici e specialisti hanno provato a curare uomini che amavano uomini e donne che amavano donne.

Ma a partire dal 1990, dopo anni di battaglie da parte della comunità LGBT (lesbiche, gay, bisex e trans), l’Organizzazione Mondiale della Sanità prese una decisione che passò alla storia e che cambiò le vite di molti esseri umani in tutto il mondo: da quel momento l’omofobia venne cancellata dalla lista delle patologie mentali.

Dopo un lunghissimo percorso, poter amare una persona dello stesso sesso ha iniziato ad essere considerato come “variante naturale del comportamento umano”, così come disposto dalla definizione dell’OMS. E la Giornata contro l’Omofobia, istituita dall’Unione Europea e riconosciuta dalle Nazioni Unite a partire dal 2004, si tiene oggi proprio per ricordare questa data storica.

La nostra Costituzione all’art. 3 sancisce inequivocabilmente il diritto all’uguaglianza di tutti gli esseri umani; si tratta di una norma che tutela il riconoscimento della facoltà di ognuno di vivere secondo il proprio modo di essere e la propria volontà, tenuto conto dell’unicità di ogni singola persona.

In occasione della passata edizione del 2019, per esempio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un appello, attraverso cui ha invitato le istituzioni ad impegnarsi per la lotta all’intolleranza di ogni genere: “Promuovere la cultura dell’inclusione e del rispetto di ogni differenza con iniziative adeguate e idonee nella famiglia, nella scuola, nelle varie realtà sociali ed in ogni forma di comunicazione, e far sì che questa cultura si traduca in comportamenti quotidiani”.

Per il Quirinale sono “inammissibili” e “dolorosi” gli episodi di aggressività e intolleranza che “continuano a verificarsi causando sofferenze nelle vittime”, motivo per cui, sottolinea Mattarella, “la denuncia e la lotta all’omofobia deve costituire un impegno deciso e costante per le istituzioni e per ciascuno di noi”.

Lo stesso premier, Giuseppe Conte è intervenuto l’anno scorso attraverso un post su Facebook: “Ogni discriminazione e ogni forma di violenza basate sull’orientamento sessuale non solo sono deplorevoli, ma ledono gravemente i diritti umani. Per un reale cambiamento occorre una nuova cultura aperta al rispetto e al riconoscimento dell’altro, chiunque esso sia”.

Nonostante questi e tanti altri interventi, avvicendatisi nel tempo, l’odio e il pregiudizio sembrano non essere mai spariti del tutto e, in molti, purtroppo, per sfogare le proprie ansie e i propri problemi personali, o anche solo per il puro piacere di farlo, hanno proseguito nella ricerca di un capro espiatorio, di soggetti colpevoli cui far espiare senza ragioni precise le colpe del mondo intero. Gli episodi violenti, intimidatori, pur essendo diminuiti, non sono, nella realtà dei fatti, mai cessati.

Pur essendo parte di una società globalizzata e avanzata, ancora non si è stati in grado si sconfiggere questa continua ed eterna lotta contro ciò che ci sembra diverso. Difatti, in seguito a statistiche recenti effettuate su tale fenomeno, ci sale agli occhi un quadro preoccupante: turba che i maggiori casi di omofobia si verifichino tra i giovani e spesso all’interno di istituti scolastici, che dovrebbero essere i primi luoghi sicuri.

Allarmante, nell’ultimo anno, è il dato sulle violenze e gli abusi pari al 25% che registra un incremento del 9% rispetto all’anno precedente. Il dato durante l’emergenza è cresciuto sino al 40% per gli adolescenti. Di questi casi meno di 1 adolescente su 60 pensa di denunciare“. Queste le parole di Fabrizio Marrazzo, responsabile Gay Help Line e portavoce Gay Center.

L’Italia è, inoltre, il paese dell’Unione Europea con il maggior tasso di omofobia sociale, politica ed istituzionale secondo i dati del Dipartimento di Salute Pubblica.

Ogni anno a livello internazionale ci sono molti eventi dedicati alla celebrazione di questa giornata, e ogni anno tante aziende si fanno promotrici di incontri e giornate di riflessione, ma per questa edizione 2020 tutto si fa più difficile, in seguito alla situazione attuale che il nostro Paese sta combattendo.

Si fa quel che si può e per tale ragione questo anno è stata realizzata un’iniziativa musicale per continuare a promuovere il tema e per dire, ancora una volta, BASTA all’Omofobia: il titolo è “Loveislove” e in esso è infusa la speranza di un mondo più umano e più giusto, in cui ognuno sia libero di essere ciò che è senza dover essere discriminato, allontanato, aggredito, senza il timore di dover mostrarsi realmente e la paura di essere “diverso“.

Occorre un’azione comune e mirata affinché una volta per tutte la società civile e le istituzioni possano prendere posizione definita e imponente al fine di instaurare una politica, ma anche una “cultura dei diritti” nella nostra società. Si attende ancora una legge che giunga alla previsione della Omofobia quale ipotesi di un vero e proprio reato, perseguibile a tutti gli effetti.

Immagine di repertorio