Musk: “Entro un anno, la simbiosi uomo-macchina”

Musk: “Entro un anno, la simbiosi uomo-macchina”

Elon Musk, CEO e fondatore della compagnia aerospaziale privata SpaceX, durante un’intervista con il commentatore statunitense Joe Rogan, ha annunciato che entro 1 anno sarà possibile collegare uomo e macchina a livello neuronale; il che si traduce nell’ipotesi futuristica e auspicata dal magnate di poter caricare, un giorno, la nostra coscienza nel cloud, garantendo la vita eterna. Non che si tratti di un’idea nuova, in realtà rappresenta un tema già esplorato da serie televisive come Black Mirror (Netflix) e Upload (Amazon Prime Video), con tutti i risvolti morali e filosofici del caso. Cionondimeno, Musk è fiducioso e, come riporta la Repubblica, chiosa disinvolto: “In poco più di 25 anni potremmo riuscire a creare un’interfaccia cerebrale completa, in modo che ogni neurone sia collegato a un’estensione. Sarà possibile vivere per sempre (o almeno finché i server funzioneranno) online”.

Sempre Musk continua affermando che, attualmente, gli scienziati di Neuralink (azienda da lui creata, ndr) sono già a lavoro su “fili flessibili intelligenti”, dieci volte più piccoli di un capello umano, per raggiungere la corteccia cerebrale e curare lesioni/traumi. “Contiamo di realizzare questi dispositivi entro un anno. In pratica, si effettua un foro nel cranio, che lascia solo una piccola cicatrice, e si inserisce il filo. Non abbiamo ancora iniziato ad effettuare i test sugli umani, ma non credo che aspetteremo molto”.

E quando viene domandato a Musk se esiste un rischio di rigetto, l’imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense, risponde: “Certo che sì, ma è un pericolo a cui si espongono già moltissimi pazienti durante i cosiddetti “interventi salvavita” e quest’impianto potrebbe davvero aiutare le persone ad essere “molto di più”. Al di là dell’ipotesi di finire nel cloud, potrebbe permettere di riparare lesioni cerebrali e consentire ai paraplegici di camminare di nuovo”.

Infine Musk si sofferma sul fatto che l’impianto potrebbe anche modificare le relazioni tra gli esseri umani e, aggiungiamo noi, creare discriminazioni fra chi ce l’ha e non ce l’ha, fra chi è “potenziato” e chi no. Insomma, si tratta di uno scenario puramente fantascientifico, però non troppo distante dalla realtà: “Siamo già un po’ “cyborg” in fondo, specie quando perdiamo il telefono ci sentiamo come se avessimo perso un arto, perché quindi non compiere il passo successivo?”.