Legislazione europea del gioco d’azzardo: attraverso un caos normativo

Legislazione europea del gioco d’azzardo: attraverso un caos normativo

Una regolamentazione efficace del gioco d’azzardo dovrebbe essere l’obiettivo di ogni Paese. Tutelare quelli che sono gli interessi sia dei consumatori che delle società legali, è alla base di una qualsiasi legislazione moderna. Alcuni Stati più di altri sul territorio europeo hanno compreso tali parole, oltre che la possibilità di sfruttare un mercato da centinaia di miliardi di euro. Altre nazioni invece, sembrano sottovalutare le potenzialità del settore, e spesso affidano quasi al caso lo sviluppo delle normative. Cerchiamo di capire insieme come si sta evolvendo la situazione negli ultimi anni, anche in Italia.

Il gioco d’azzardo in Germania

Il mercato del gioco d’azzardo in Germania è uno dei più grandi in Europa, e per entità di puntate è di poco inferiore a quello italiano: circa 90 miliardi di euro annui. Un simile giro di denaro richiede una legislazione davvero efficace, composta da regole credibili. La situazione attuale però racconta un’altra storia, e ad essere privilegiato paradossalmente è il mercato illegale. È stimato infatti che circa il 40% delle giocate passino attraverso operatori tutt’altro che trasparenti.

Il gioco d’azzardo in Germania è controllato per la maggior parte dallo Stato, quindi vige una situazione di monopolio. Ciò che però ci lascia particolarmente perplessi, è la “nicchia” delle scommesse. A livello teorico ad oggi, queste sono illegali. All’atto pratico però, vengono tollerate. Ed è proprio in questo frangente che si permette alla criminalità di infiltrarsi a più livelli, e rubare fette di mercato agli operatori legali.

La legislazione danese del gioco d’azzardo

Fortunatamente non tutti i mercati del gioco d’azzardo sono mal regolamentati come quello tedesco. In Europa abbiamo dei casi di normative di settore davvero ben studiate ed efficaci. Uno di questi casi è sicuramente la Danimarca, che in questo momento si può dire stia facendo quasi da punto di riferimento. Lo Stato ha introdotto, insieme a misure, alcuni interventi davvero innovativi, che in un primo momento hanno anche lasciato perplessi gli altri Paesi. Parliamo ad esempio del registro di autoesclusione (Registro Rofus), ideato per proteggere quelle fasce di popolazione più a rischio ludopatia.

In parole povere si permette a queste persone di privarsi anche solo della possibilità di accedere ai giochi d’azzardo, come ad esempio le slot machine, che sia in via definitiva o temporanea. Parliamo di una legislazione che ha ben compreso come il consumatore vada sempre messo al primo posto, perché è colui che alimenta il mercato stesso. Un altro intervento valido in favore dei giocatori, è quello che permette loro di non essere disturbati da e-mail di marketing, anche se tali persone fossero volontariamente registrate presso quel preciso gestore. In altre parole, si cercano di evitare tentazioni eccessive.

L’Italia e il gioco d’azzardo

Abbiamo analizzato due legislazioni sul gioco d’azzardo ben differenti, poste ai due estremi: l’efficiente Danimarca e la carente Germania. E per quanto riguarda l’Italia? Il nostro Paese si trova in una terra di “mezzo”, volendo utilizzare un’espressione gergale. Ciò che intendiamo è che sicuramente vanno riconosciuti al Governo gli sforzi che questo sta facendo per normare a dovere il settore. Ciò non significa però che il lavoro sia concluso. Il Decreto Dignità infatti, varato di recente nel corso del 2018, ha apportato alcune modifiche positive, come quella che ha assegnato in via esclusiva ad AAMS la certificazione delle piattaforme online sicure.

Questo particolare intervento è realmente volto alla tutela del consumatore, che in pochi istanti, attraverso un semplice logo posto da AAMS stessa sull’home page del casinò o del sito scommesse, può identificare se tale sito è sicuro o meno. Ciò che invece ha lasciato perplessi è la confusione creata in merito alle pubblicità e alle sponsorizzazioni in qualsiasi ambito. In un primo momento queste erano state totalmente vietate. Dopo le lamentele da più parti però, il divieto stesso è stato ridimensionato, permettendo agli operatori di fare le loro comunicazioni solamente attraverso dei canali specifici.