“Librino cambia Librino”, il Pd discute ma manca D’Agata

“Librino cambia Librino”, il Pd discute ma manca D’Agata

CATANIA – Librino, il quartiere pensato dall’architetto nipponico Kenzo Tange nell’idea fondativa doveva essere una sorta di città satellite con tanto verde, servizi, uffici pubblici e residenzialità. Purtroppo il quartiere da anni è divenuto un vero e proprio ghetto ricettacolo di criminalità e degrado, utile molto spesso alla politica come mero serbatoio di voti.

Questa sera – nel circolo del Pd di Viale Castagnola – si è discusso dei tanti problemi che attanagliano Librino, delle prospettive future e delle tante realtà positive che lottano per un quartiere migliore.

Tra i tanti intervenuti il deputato nazionale Giuseppe Berretta, il segretario del circolo Bruno Medeot, il responsabile cultura dei Gd Daniele Sorelli, il consigliere Niccolò Notarbartolo e i sindacalisti di Siap e Coisp Tommaso Vendemmia e Alessandro Berretta.

Doveva essere presente anche l’assessore Rosario D’Agata che ha la delega proprio a Librino ma non è venuto.

“L’assessore è stato invitato dal circolo– spiega Berretta – sarebbe stata utile una presenza dell’amministrazione. E’ intervenuto Notarbartolo che porterà in Comune le esigenze dell’assemblea: noi facciamo lavoro di merito affrontando le questioni. Finora l’approccio è stato di indisponibilità al dialogo e non ne capisco le ragioni”.

LA SICUREZZA. Uno dei temi affrontati dall’assemblea dem è quello della sicurezza: i furti di rame che hanno lasciato al buio intere zone, la criminalità che regna incontrastata e l’esiguo numero di forze dell’ordine sul territorio sono stati i punti focali.

Alessandro Berretta del Coisp è netto nella sua analisi: “Se Librino è in questa situazione vuol dire che non gliene frega niente a nessuno. La polizia ha 29 unità per 100mila persone: di fatto il territorio è sguarnito”.

“Addirittura – prosegue il sindacalista – molti pregiudicati di altri quartieri si trasferiscono a Librino perché sanno che è un territorio senza controllo. Non c’è nulla da fare andando avanti così”.

Sulla stessa linea Vendemmia del Siap che ha evidenziato l’esistenza di “un commissariato piccolo e pieno di fascicoli in una zona dove doveva sorgere una cittadella giudiziaria in un terreno pieno di eternit”.

LE ASPETTATIVE. Molti interventi hanno puntato il dito contro l’amministrazione comunale rea di aver fatto diverse promesse in campagna elettorale non mantenute. Per il signor Rizzo “non sono state affrontate diverse questioni già affrontate in una piattaforma: dobbiamo incontrare il sindaco per un riscontro”.

“Bianco è venuto tante volte – prosegue – in campagna elettorale. Può venire anche adesso”. Il consigliere Niccolò Notarbartolo ha affermato che “Librino è l’emblema dei fallimenti dello Stato”.

“Si cerca sempre un simbolo del riscatto – continua il consigliere – e questo è un altro fallimento. Per l’edilizia popolare pubblica non vengono messi i fondi da 5 anni: si creerà una bomba sociale. Occorre mettere mano alle periferie non solo durante le elezioni”.

“E’ assurdo – conclude Notarbartolo – che vengano rubati i computer alla scuola Brancati con tanto di flex in azione per tutta la notte e nessuno abbia notato nulla”.

L’EMERGENZA CASA. Il nodo è stato affrontato dall’ingegnere Piera Busacca – docente universitaria – che ha spiegato: “Librino non è un’entità unica ma vi sono nuclei differenti, penso a Borgo Librino. C’è una spirale di degrado e occorre riqualificare attingendo ai finanziamenti europei”.

Per la segretaria del Sunia Giusy Milazzo “la classe politica ha spinto verso l’abusivismo e le case sono state usate come merce di scambio elettorale: nel patrimonio dello Iacp c’è il 30% di abusivi”.

Anche per Giusy Milazzo occorre usare i fondi europei per intervenire sull’edilizia pubblica che “ha bisogno di interventi cospicui”.

IL PD. Ha concluso i lavori Giuseppe Berretta che ha chiarito oggi non c’è stata una “riunione di una corrente” ma una proposta positiva per il quartiere.

“A Librino ci sono tante parecchie presenze positive – spiega – come i Briganti o Suor Lucia. Ma ci sono anche persone che vanno via come Antonio Presti. Faccio un appello affinché l’artista possa riconnettersi a Librino e quindi a Catania: se c’è un progetto di museo diffuso il Comune deve essere pronto a investire”.

Però adesso il Pd – che governa a Roma, a Palermo e a Catania – ha il dovere di dare risposte a un quartiere che da decenni non riceve altro che santini elettorali.