Covid-19, crisi economica e fioristi: i gravi disagi di una categoria “sempre verde”

Covid-19, crisi economica e fioristi: i gravi disagi di una categoria “sempre verde”

CATANIA – Ogni fiore è segno d’amore“: anche le manifestazioni di affetto, purtroppo, in questo periodo scuro di grave crisi economica e sociale, si sono ridotte al minimo indispensabile, in special modo, come si suole in genere fare, nell’esternarle attraverso oggetti più o meno importanti, che possano concretizzare un pensiero, una ricorrenza, un sentimento.

L’obbligo di chiusura delle attività, decretata dal governo Conte per contenere il contagio da Covid-19, ha investito ogni ambito lavorativo, mettendo in ginocchio imprenditori piccoli e grandi, che, di punto in bianco, si sono ritrovati, da quasi due mesi ormai, a chiudere battenti, sino a nuova disposizione ministeriale. Negozi di abbigliamento, bar, ristoranti, studi fotografici, saloni parrucchieri, tutti gli esercizi che non producono beni di “prima necessità“, hanno sospeso il lavoro e, questa sorte è toccata, inesorabile, anche ai negozi di fiori e piante.

Dopo il blocco totale – ci racconta Salvo Giuffrida, titolare, insieme al padre Nino, del Centro fiori di Catania, sito in viale Vittorio Veneto –, dal 22 aprile scorso, abbiamo ripreso, a porte chiuse, la vendita a domicilio. Un presente per un compleanno, un bouquet, una pianta, anche con fiori da balcone, data la stagione: qualche richiesta c’è stata, ma non sufficiente per coprire neanche le spese, avendo dovuto ingaggiare, tra l’altro, un corriere esterno, perché il nostro è in cassa integrazione“.

Un tono amareggiato traspare dalle parole dell’imprenditore, durante l’intervista, il quale, da decenni ormai, affianca il genitore, veterano del mestiere: stiamo parlando, infatti, di un’azienda leader nel settore, che, dal 1973, “opera a tutto tondo nel campo delle forniture floreali e botaniche, realizzando creazioni su commissione e curando la vendita di fiori e piante da giardino come da appartamento“.

Vantando un’offerta vasta di articoli, si è occupata, negli anni, di realizzare addobbi, sia in occasioni private, che in importanti meeting aziendali. “Il fiore è guidato dall’evento, triste o bello – afferma Salvo –,  ma essendo stata inibita, dalle disposizioni ministeriali, ogni tipo di cerimonia, sacra e non, fiori non se ne vendono: il giglio per le comunioni, per esempio, la coroncina, l’addobbo della chiesa, il centro tavola del ristorante o di qualsiasi tipo di location scelta per la festa annessa, compresi i fiori da mettere sulla torta, che vanno molto di moda“.

Il decreto di marzo ha sospeso tutte le le messe in generale e le cerimonie civili – continua Salvo Giuffrida –. A causa di ciò, abbiamo restituito diverse somme di denaro ai clienti che avevano lasciato la caparra per il servizio delle proprie nozze, che sono state. per forza di cose, posticipate in autunno o addirittura all’anno prossimo“.

Anche il divieto di celebrare le cerimonie funebri, ha molto penalizzato questo settore lavorativo, come anche i battesimi, le cresime e via dicendo, che da sempre, sono il cuore vivo di questo tipo di attività, e, nel frattempo, “chi vende fiori abusivamente, venditori ambulanti, che approntano chioschetti alla meno peggio, ci taglia un po’ le gambe“.

Dal 4 maggio prossimo si potrà riaprire“, dice speranzoso Salvo, confidando molto in una boccata d’aria con le vendite in occasione della vicinissima “festa della mamma” di giorno 10, durante la quale, pur cadendo di domenica, è stato consentito anche ai commercianti di prodotti florovivaistici, il servizio a domicilio.

Ricominceremo a recapitare gli ordini con Interflora, cosa che, purtroppo, abbiamo dovuto sospendere per più di 40 giorni, pur continuando a pagare la quota mensile che ci compete – conclude Salvo Giuffrida –, ma sono consapevole che, in questo momento, quello dei fiori non è un acquisto indispensabile, a cospetto dei prodotti alimentari e farmaceutici, che sono da sostentamento e necessari per la sopravvivenza“.

Fonte immagine: Facebook