I bambini in quarantena e le loro emozioni, la psicologa: “Serve equilibrio, aiutiamoli a sviluppare empatia”

I bambini in quarantena e le loro emozioni, la psicologa: “Serve equilibrio, aiutiamoli a sviluppare empatia”

La sospensione delle normali attività lavorative e l’isolamento domestico a causa del lockdown nazionale dovuto all’emergenza Coronavirus in Italia ha costretto l’intero Paese, salvo alcune eccezioni, a rinunciare a una grossa fetta della propria quotidianità. Una situazione straordinaria che ha colpito anche le generazioni più giovani, abituate a un flusso continuo di interazioni, scambi e contatti.

Non deve essere certo semplice osservare il mondo in quarantena dagli occhi di un bambino, così come non è semplice, da parte di un genitore, riuscire a fornire risposte esaustive a domande del tipo “quando torno a scuola?” o “perché non posso andare a casa del mio amico?“. Un secco “non lo so” non basta a sciogliere i dubbi dei piccoli, bisognosi più di altri individui di certezze in un presente che, al momento, sembra essere precario per tanti.

È importante capire che non può valere la stessa risposta per tutti i bambini. In linea generale bisognerebbe partire da quanto i bambini sanno del Covid-19 e della situazione in cui siamo immersi“, spiega a NewSicilia la dottoressa Simona Pranzitelli, psicologa esperta in Psicodiagnosi clinica e forense, nonché membro ordinario dell’Associazione Italiana Rorschach.

Varia anche in base all’età, se non sono troppo piccoli non è il caso di allertarli troppo ma, magari, di cogliere l’occasione per fare una sorta di prevenzione e invitarli a rispettare le misure igieniche. È fondamentale avere un ambiente sicuro a casa e che il genitore lasci aperta la possibilità comunicativa del bambino. Come direbbe John Bowlby, il genitore deve porsi come una base sicura per permettere al bambino di esplorare quello che avviene attorno a sé, anche in questo momento“.

In ogni caso – prosegue la dottoressa – non va assolutamente minimizzata la paura e non bisogna ignorare i segnali che i bambini ci inviano, ma rassicurarli dicendo che noi siamo sempre al loro fianco. Inoltre, i bambini hanno il diritto di sapere ciò che sta avvenendo, ma allo stesso tempo i genitori hanno anche la responsabilità di evitare di turbarli. I bambini, di fronte ad argomenti poco comprensibili, possono trasformare questi in fonte di ansia. Oltre a usare un linguaggio consono all’età, l’adulto deve essere un osservatore ricettivo delle reazioni del bambino“.

Risulta fondamentale, quindi “non dare risposte improvvisate ma veritiere, utilizzando un linguaggio chiaro tenendo a mente che i bambini sono molto perspicaci e capiscono se un adulto sta dicendo la verità o no. È importante aiutare i bambini nel discriminare le immagini mediatiche e la realtà, perché essi hanno un pensiero concreto e i mass media che utilizzano parole vivide, tramite un ritmo incalzante, possono turbare la loro mente“.

La quarantena forzata a causa dell’emergenza in corso può risultare anche un’opportunità per parlare con i più piccoli “di generosità, scambio e cortesia, mostrando ciò che sta avvenendo per quanto riguarda il contagio, ossia che gli adulti stanno collaborando per mantenere la comunità al sicuro. Bisogna far immedesimare il bambino negli stati d’animo degli altri e nelle situazioni che stanno avvenendo per sviluppare empatia. Si può iniziare a sviluppare empatia da piccoli e porsi da grandi come individui che riescono a stare vicino agli altri, senza ferirli. Vediamo tanti adulti che amplificano la sofferenza degli altri, se da bambini si riesce a sviluppare l’empatia, poi un giorno non saranno adulti che faranno soffrire“, sottolinea la dottoressa Pranzitelli.

Il distanziamento sociale e la limitazione degli spostamenti possono rappresentare un ostacolo per quei bambini che vivono in un nucleo familiare segnato da separazioni coniugali. Per questo, secondo l’esperto, risulta necessario “cercare in qualche modo di esternare la verità al bambino, dicendo che questa in situazione è importante evitare i contatti. Il padre, la madre o il nonno, comunque, ci sono. Ci si può ugualmente voler bene e sentire anche a distanza. In questo l’uso della tecnologia, così come per avviene per gli adulti, è positiva. Bisogna cercare di instaurare rapporti telefonici o videochiamate, anche se risulta comunque difficile per il bambino far capire questa interazione come una realtà. Bisogna sostenerlo e supportarlo“.

Parimenti, bisogna trovare la forza per superare crisi familiari preesistenti che rischiano di acuirsi in un periodo difficile come questo, poiché i più piccoli non rimangono indifferenti e vedono negli adulti i loro punti di riferimento. “Ognuno di noi dovrebbe fare un’analisi personale“, sottolinea la dottoressa. “Purtroppo non cresciamo tutti con una personalità solida, ci sono tanti motivi dietro. Cercare di cogliere anche i piccoli disagi che possono anche trasformarsi in disturbi più importanti. Bisogna cercare di esternare le emozioni, provare a preservare i piccoli da questi turbamenti. I bambini, quando vedono liti o comportamenti aggressivi, assorbono e possono diventare a loro volta violenti da adulti“, precisa.

A proposito del comportamento dei genitori, c’è stato chi ultimamente ha polemizzato per la presunta mole eccessiva di compiti a casa assegnati dai maestri ai propri figli. La dottoressa Pranzitelli evidenzia come “mai come in questo momento sta vedendo nel politico, nel’insegnante o nel medico la figura contro cui scagliarsi. Bisogna essere grati alla didattica alla distanza, sia per i bambini che per gli studenti universitari“.

Serve equilibrio, troppi compiti non vanno bene ma bisogna capire cosa intende il genitore per ‘troppi compiti’. I problemi sono probabilmente legati agli strumenti tecnologici a disposizione e alle figure di riferimento. Spero che questa situazione ci aiuti a migliorare, cercando di cogliere anche il positivo di ciò che sta accadendo“.

In questa situazione di emergenza, poi, risulta fondamentale dissipare gli stati d’ansia dei più piccoli attraverso la creazione di “occasioni di gioco e relax” e mantenere “una routine regolare per orari e attività” da seguire tra le mura domestiche. Tutto questo, secondo la dottoressa Pranzitelli, serve per “padroneggiare l’avvenire e sentirsi al sicuro rispetto a ciò che avverrà. Anche in questo periodo, mantenere la regolarità rinforza lo spirito familiare, non bisogna certo creare illusioni ma trovare, nonostante questa condizioni di disagio, una positività“.

In questo ambiente, deve essere sempre il genitore a fornire il buon esempio attraverso “le parole giuste” e ricordandosi di “usare un tono corretto“. “A volte i bambini – sottolinea la dottoressa – ci pongono domande su ciò che sta avvenendo, ma non sempre il dialogo si sviluppa quando ci chiedono qualcosa. Può avvenire anche a distanza di tempo, per cui il genitore deve essere sempre pronto a sostenere il bambino. Per loro è importante la narrazione, tramite magari fiabe e storie, per attenuare le loro angosce e le loro paure“. L’invito al dialogo può essere esteso anche agli adolescenti, per natura ‘ribelli’ e desiderosi di sfidare le regole, cercando “di renderli partecipi e responsabilizzarli“.

Infine, un insegnamento anche per tutti, grandi e piccini. “I genitori devono imparare a capire che possono esserci altri modi per gratificare il bambino, non solo con il giocattolo. I bambini, invece possono imparare ad aspettare, perché non tutto è dovuto“, conclude la dottoressa Pranzitelli.

Immagine di repertorio