Codacons: “Rincari sul carburante abnormi e ingiustificati”

Codacons: “Rincari sul carburante abnormi e ingiustificati”

SICILIA – Sembravano quasi un miraggio le cifre viste, durante il mese di gennaio e febbraio, nei benzinai dell’isola; prezzi che oscillavano tra gli 1.350€ ed 1.420€ al litro, rendendo quasi felici gli automobilisti al momento di dover fare rifornimento.

Ed effettivamente si sono rivelate tali. Questo perchè, a partire dal mese di marzo, gli enormi rincari di benzina e gasolio, riporteranno i cittadini di tutta Italia alla dura realtà: 1.700€ al litro.

Aumenti che Francesco Tanasi, Segretario Nazionale Codacons, giudica abnormi e del tutto ingiustificati.

In poche settimane il prezzo della benzina è aumentato del 14,8%. Lo scorso 13 gennaio il petrolio veniva quotato attorno ai 45 dollari al barile e la verde raggiungeva i suoi valori minimi dal 2011 (circa 1,472 euro al litro); oggi le quotazioni petrolifere vedono il barile a 48,96 dollari e la benzina vicina a 1,7 euro al litro. Questo significaafferma Tanasiche mentre il petrolio dal 13 gennaio ad oggi ha subito un incremento dell’8,8%,la benzina è aumentata del 14,8%. Una fuga in avanti dei carburanti che determina un maggior esborso a danno degli automobilisti pari a quasi 11 euro a pieno“.

Tanasi evidenzia come gli ulteriori rincari non faranno altro che bloccare nuovamente l’economia italiana, che, grazie ai prezzi dei mesi passati e ad una generalizzata riduzione dei costi a carico di imprese e cittadini, era riuscita leggermente a rialzarsi.

Per tale motivo – conclude Tanasi – chiediamo al governo Renzi un intervento teso a studiare misure per vincolare i listini dei carburanti alle quotazioni reali del petrolio“.

La realtà dei fatti è che gli italiani, devono subire continui rincari a causa di imposte sul carburante, risalenti addirittura agli anni ’30 (parliamo delle ben note “accise”).

Ecco un elenco con alcune delle accise più “care”:

1,90 lire (0,000981 euro) per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
0,0051 euro per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
0,0089 euro per far fronte all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
0,02 euro per far fronte ai terremoti dell’Emilia del 2012.

Considerando che i terremotati del Belice, Aquila ed Emilia vivono ancora in container e tendoni, e che in Liguria la ricostruzione della città è ben lontana dall’essere completata, la domanda sorge spontanea: dove sono finiti i nostri soldi?