Le tradizioni culinarie pasquali in Sicilia: trionfo del gusto e tripudio di gioia per vista e olfatto

Le tradizioni culinarie pasquali in Sicilia: trionfo del gusto e tripudio di gioia per vista e olfatto

PALERMO – Pasqua, Natale, Capodanno… ogni giorno è un buon motivo per festeggiare e, in Sicilia, quando le ricorrenze si mixano con la tradizione culinaria, ecco che i sapori dell’Isola – semplici ma irripetibili – prendono il sopravvento in un turbinio di emozioni senza fine. Sicuramente è vero che ogni festa porta con sé le sue usanze e non si può vivere in toto il momento se non si ha anche la pancia piena e la mente soddisfatta. Ma esattamente cosa si mangia a Pasqua in Sicilia?

Ogni piatto narra una “storia“, una preparazione studiata ad hoc da anni che si ripete sempre uguale. Per fare un esempio, immancabile tra i secondi piatti l’agnello al sugo (accompagnato da patate): una carne tenera ma dal sapore deciso e saporito. C’è anche chi cucina, in alternativa, il capretto sempre al forno (e possibilmente accompagnato anch’esso da patate). E la pasta? Per i primi piatti si recupera un po’ di sugo del secondo (cucinato rigorosamente la mattina all’alba)!

Dulcis in fundo, non è Pasqua se non si mangia una “fetta” (o anche due, tre…) di Colomba (sembra un pandoro rivisitato, per chi non lo conoscesse), ripiena o no poco importa… basta che ci sia. Per gli amanti dei fornelli, soprattutto Catanesi, invece, non si può non gustare l’”aceddu cu l’ova“: si tratta di pasta frolla a forma di colomba stilizzata, pulcino o cestino… che avvolge una o due uova sode – ancora con il guscio – e poi arricchito da codette di zucchero o altre decorazioni. Un’antica ricetta che si può trovare già bella e pronta in qualsiasi panificio della città durante il periodo pasquale, anche se realizzarlo a casa è tutta un’altra storia.

Piatto forte è anche la Cassata siciliana che tipicamente nasce proprio come dolce pasquale ma che, ormai, è presente tutto l’anno. A conferma di ciò, un proverbio siciliano recita così: “Tintu è cu non mancia a cassata a matina ri Pasqua” e sui modi di dire nulla quaestio. La sua ricetta è stata modificata negli anni ma quel che è certo è che, in tutta Italia (soprattutto in altre parti del Sud), provano a riprodurla fedelmente dando vita a tante varianti, ma l’originale è da sempre made in Sicily.

Naturalmente, ogni provincia ha i suoi “must have“: a Messina si consuma “U sciuscieddu“, una minestra a base di brodo di pollo, accompagnata da carne macinata, ricotta e uova; ad Agrigento osano un po’ di più con i primi ed è immancabile il “tegame pasquale di Aragona“: rigatoni, tuma, pecorino e uova (per alcuni anche zafferano e cannella).

Per essere originali, a Ragusa trionfa sulle tavole l’impanata pasquale, una sorta di focaccia ripiena realizzata con la pasta di pane. A Siracusa, invece, non si distingue Pasqua da Natale e l’importante è gustare la tradizionale gallina col riso, un unico piatto dai sapori decisi.

Essenziale a Pasqua, festività centrale e molto sentita in Sicilia, è anche l’unione familiare, il senso di “completezza“, di magia e di armonia che si può realizzare solo con una tavola “colma” anche degli affetti dei propri cari, mentre per i più piccoli diventa un momento di festa per aprire le uova di cioccolato e vedere che sorpresa li sta aspettando.

Immagine di repertorio