La Sicilia recupera l’agricoltura tradizionale

La Sicilia recupera l’agricoltura tradizionale

Interessanti novità per l’agricoltura siciliana. Da qualche anno a questa parte gli agricoltori della nostra isola stanno recuperando metodi agricoli tradizionali e seminano solamente semi antichi locali. Hanno ripreso le vecchie usanze per allontanarsi dai prodotti agro-chimici e dalle colture intensive; una decisione che permette di aumentare la produzione di alimenti biologici proteggendo le risorse locali.

I produttori siciliani hanno deciso di intraprendere un cambiamento abbinando il sapere e le buone pratiche contadine. Vengono utilizzate tecniche sostenibili di produzione ed è previsto coltivare i campi utilizzando i grani antichi, mescolandoli tra di loro, con un procedimento differente da quello della coltivazione convenzionale i cui obiettivi rispondono a esigenze di uniformità e standard in nome della qualità.

Con un po’ di pazienza, visto che il procedimento ha bisogno diversi cicli di coltivazione, si ottengono delle spighe più resistenti con un adattamento alle mutevoli condizioni climatiche. Questo è il principio della selezione partecipata, promosso a livello nazionale da Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica).

Simbolo di questo movimento è Simenza – cumpagnìa siciliana sementi contadine -, un’associazione nata nel 2016 con l’obiettivo di difendere e valorizzare la biodiversità della Sicilia, un preziosissimo patrimonio che la caratterizza da millenni. Infatti, il 25 % della biodiversità di interesse agrario presente in Europa è costituito dall’agrobiodiversità siciliana.

Il suo carismatico presidente, Giuseppe Li Rosi, dichiara che nelle terre che erano state dominate dalla coltura intensiva i grani tradizionali stanno tornando di nuovo. Lui stesso raccoglie varietà di grano che il mercato moderno aveva dimenticato. Si tratta di cereali che vengono macinati a pietra e che sono meno raffinati. Quindi oltre a tutelare la biodiversità hanno un valore storico.

Inoltre, non è solo un movimento di agricoltori, ma sempre più famiglie si rivolgono alla terra per consumare e coltivare biologicamente. Stiamo assistendo ad un ritorno alle origini, per riscoprire l’agricoltura tradizionale e al tempo stesso contribuire al rispetto del medio ambiente. Seguendo questa linea, si aggregano aziende e organizzazioni che danno il loro contributo, ad esempio partecipando alle Giornate della Terra, che vengono organizzate dalle Nazioni unite il 22 aprile di ogni anno.

In questo scenario vengono rivendicate azioni che rispondono a diverse preoccupazioni della società, e che fanno eco agli obiettivi mondiali di sviluppo sostenibile fissati per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e garantire che tutte le persone vivano in pace entro il 2030.

Come è già stato menzionato, non sono solo gli agricoltori a partecipare a questo progetto. Alla “Cumpagnìa” si riuniscono anche allevatori, ortolani, fornai, mugnai.

Pertanto oltre al frumento, vengono prodotte altre risorse locali seguendo gli stessi metodi produzione sostenibile.

Legumi come fave, ceci, lenticchie sono al centro dei progetti dell’associazione.

Trova spazio anche la frutta, fresca o secca, e ovviamente anche il vino e l’olio d’oliva, che godono già di un notevole successo ma che possono solo migliorare seguendo le nuove linee guida.

Da menzionare la produzione artigianale di miele e il ruolo ricoperto dalle api all’interno dell’ecosistema. Oltre alla produzione di miele, infatti, le api sono artefici dell’impollinazione, che favorisce la fertilizzazione e la formazione di frutti e semi; parte della produzione alimentare e della biodiversità dipende da questo.

Intorno al progetto si è formata una comunità multidisciplinare, una rete di collaboratori esterni che informano e comunicano quello che si sta creando e che è in stretta relazione con la divulgazione del cibo etico. Ci sono chef, food blogger, ma anche medici e altri professionisti che si impegnano nella diffusione di questo progetto.

Per ottenere e mantenere la qualità degli obiettivi preposti, è stato creato un Comitato tecnico formato da professori universitari e da ricercatori siciliani, che mettono a disposizione il loro sapere e la loro esperienza. Ciò ha permesso di raggiungere risultati significativi in poco tempo e grazie alla rete di collaborazione creata si auspica ad una crescita costante.

C’è chi sostiene che siamo ciò che mangiamo, ma dobbiamo capire che anche il mondo in cui viviamo è ciò che mangiamo. Rispettando questo principio, si può usare il cibo come uno strumento potente con cui migliorare la nostra vita e quella di chi ci circonda.