L’importanza della musica italiana per gli italiani

L’importanza della musica italiana per gli italiani

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

L’Italia è sempre stata patria delle arti e della cultura, ha da sempre coltivato una tradizione musicale mai banale. La musica Italiana, che noi cataloghiamo come moderna, nasce in un luogo specifico, in un momento specifico. Gino Castaldo,  giornalista e critico musicale italiano, identifica nel festival di Sanremo del 1958, il cambio che ha segnato per svariati motivi, intere generazioni musicali. Perchè?  La splendida voce di Nilla Pizzi, data favorita, viene sconfitta da ciò che possiamo identificare come la scintilla che accende il sogno italiano.

Stiamo parlando di una canzone per certi versi strana, l’Italia è ancora in pieno dopoguerra e si sta rialzando da complicatissimi momenti; nessuno si sarebbe sognato di cantare un pezzo leggero, spensierato che potesse alleggerire un intero popolo. Solo Domenico Modugno con la celebre “Volare” ha avuto il coraggio di farlo. La canzone, che arriva come una bomba nelle orecchie degli italiani, se analizzata con attenzione fa evincere la spensieratezza, la leggerezza e soprattutto la speranza che mancava a tutti i cittadini del belpaese, un cielo terso nell’immaginario comune rappresenta proprio l’assenza di difficoltà e la voglia di realizzare i propri sogni.

La musica da sempre ha rappresentato ciò che le generazioni pensavano. Ciò che le generazioni volevano che fosse detto. E sulla falsariga di Modugno in molti raccontarono ciò che veniva vissuto.

Fabrizio De Andrè in “Storia di un impiegato” non fa altro che catalizzare ciò che stava succedendo nel mondo. Il 68’, gli anni di difficoltà politica fanno da scenario ad un disco non apprezzato da critica, ascoltatori e artisti, nonostante oggi sia uno degli album musicali considerati migliori nel panorama Italiano. La canzone “Il bombarolo” negli anni è passata da orrenda rappresentazione dello scenario politico, a inno di presa di coscienza e massima esaltazione della voglia di cambiare. Ma allora, la musica Italiana di oggi, tanto denigrata, si discosta così tanto da ciò che avveniva in passato? Ovviamente no, se ci riferiamo alla musica pseudo-cantautorale post 2000, la volontà di voler raccontare se stessi permane anche nei giovani autori. Sono “I cani”, gruppo assolutamente innovativo e aspramente criticato dagli ascoltatori di ormai 10 anni fa, a fare da padri, insieme ai Baustelle, del nuovo cantautorato italiano.

In “Il sorprendente album d’esordio dei Cani”, nome molto azzardato per un disco, non fanno altro che evidenziare quanto le generazioni future non sarebbero diventate altro che macchine attaccate più al successo in un social network che alle proprie relazioni umane. Dutch Nazari, in “Ce lo chiede l’Europa” del 2018 non fa altro che affrontare il dilemma politico dei nostri giorni. Ma allora perché la nuova musica Italiana è tanto criticata? Beh, la risposta è semplice. Per lo stesso motivo per cui veniva criticato il grande De Andrè, probabilmente per essere capita da chi nel futuro criticherà il nuovo presente.

Giuseppe Fraggetta 5At – I.I.S “Concetto Marchesi” – Mascalucia