Protesta dei detenuti di piazza Lanza: ecco come sono andate le cose

Protesta dei detenuti di piazza Lanza: ecco come sono andate le cose

CATANIA – In merito ai disordini verificatisi nella serata di giovedì 12 marzo nel carcere di piazza Lanza di Catania, arrivano le considerazioni e le precisazioni di Armando Algozzino, commissario nazionale della Uil Pubblica Amministrazione Polizia Penitenziaria.

Intorno alle 22,30, i ristretti hanno scardinato le porte delle celle, al primo e al secondo piano della sezione Simeto; sono anche usciti fuori e hanno provocato alcuni danni alla struttura, in particolare ai blindati delle celle – racconta l’esponente sindacale – ma il peggio è stato scongiurato dalla fermezza dell’intervento del comandante Francesco Salemi che, insieme gli agenti disponibili, ha persuaso i detenuti in stato di agitazione ad abbandonare ogni tentativo di sommossa”.

Ci sono volute delle ore – precisa – per placare la rivolta, solo verso le 2,30 del mattino i detenuti hanno smesso di protestare violentemente”.

Questi ultimi, come riferisce il sindacalista, hanno inoltre utilizzato Skype e chiamato i familiari fino a tarda sera. Anche in questo caso, la polizia penitenziaria ha fronteggiato con ogni mezzo le esigenze subentrate a seguito del Coronavirus.

Momenti difficili e, come sottolinea Algozzino, la situazione non è degenerata anche grazie all’azione veloce del personale chiamato da casa e prontamente accorso. Si è verificato, inoltre, un principio di incendio in una cella dove un detenuto ha bruciato le lenzuola ma, precisa: “Occorre smentire con decisione che vi sia stato alcun intervento da parte della Polizia di Stato e dei carabinieri. È stata la Polizia Penitenziaria, con le proprie forze, a riportare la calma tra i carcerati, benché la situazione rimanga critica, a Catania come altrove”.

L’Amministrazione Penitenziaria è una realtà complessa e difficile – aggiunge – perché gestisce e custodisce vite umane, non semplici documenti”.

La Casa Circondariale – precisa l’esponente sindacale – annovera 325 detenuti e vi sono 231 agenti in servizio a fronte di un organico previsto di 347 unità. Si tratta di una struttura che la UilPa Polizia Penitenziaria ha sempre posto al centro dell’attenzione e per la quale ha sollecitato svariati interventi per via delle condizioni di lavoro disumane alle quali sono sottoposti i poliziotti, costretti a coprire tre posti di servizio a causa della cronica assenza di personale” .

In questo momento storico, la parola d’ordine è sanificazione, indispensabile per contrastare la proliferazione del Coronavirus – chiarisce Algozzino –  pertanto, non vi è alcuno spazio per le rivendicazioni scomposte dei detenuti: alcuni di loro, purtroppo, sono persino morti durante le rivolte e pertanto, in considerazione dell’emergenza in corso, si chiede anche ai ristretti di utilizzare il buon senso e comprendere che nulla possono ottenere con la violenza ”.

È lo Stato, semmai, che deve prendere in considerazione le istanze dei detenuti – conclude – attraverso il loro Garante. Esiste un potere legislativo che può farsi interprete delle esigenze della popolazione ristretta, ma occorre ricordare che, negli ambienti carcerari, è la Polizia Penitenziaria che rappresenta lo Stato stesso”.

Immagine di repertorio