Coronavirus, se la mascherina diventa un amuleto: quando la paura del contagio soffoca la nostra umanità

Coronavirus, se la mascherina diventa un amuleto: quando la paura del contagio soffoca la nostra umanità

PALERMO – Nella Cina imperiale, a cavallo tra il VII e il XII secolo, custodire un grillo vivo all’interno di una gabbietta di vimini voleva dire affidare la propria casa alla buona sorte. Similmente, nell’antico Egitto, un Udjat assicurava protezione dalle malattie e dalle azioni malvagie.

Basterebbero soltanto questi due esempi per comprendere come, nel corso della storia, l’uomo ha spesso manifestato la necessità di aggrapparsi ad agenti o simboli capaci, secondo la più astruse credenze popolari, di fornire un’opportunità di salvezza al netto di influenze esterne.

Superstizioni e pratiche secolari che sembrano banalmente ripetersi, nel corso di queste settimane, all’interno di supermercati e farmacie per la ricerca forsennata di viveri e oggetti per riuscire a rimanere indenni al “pericolo” del Coronavirus, che genera in tanti inquietudine e timore.

Oggetto del “desiderio” di molti l’ormai inflazionata mascherina, divenuta nel giro di pochi giorni un vero e proprio “bene di lusso” alla luce della speculazione che ha visto schizzare alle stelle il prezzo d’acquisto del gadget e la creazione di soluzioni griffate da parte di noti brand di moda.

Ricercatissime e a tratti introvabili, le mascherine per arginare il contagio sono diventate argomento di tendenza anche per i frequentatori del web. Basti pensare, infatti, all’impennata delle ricerche effettuate su Google a cavallo tra gli ultimi giorni di gennaio e le prime tre settimane di febbraio non solo in regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, dove si sono verificati i casi più numerosi di contagio, ma anche in zone dove la presenza del Coronavirus è stata irrilevante o quasi, come Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.

Proprio questi atteggiamenti ricorsivi, alimentati dal brusio dei cicalecci di chi, ritenendo di saperne più di altri, è riuscito a decifrare attraverso i social network immaginari complotti progettati da un avversario inesistente o iracondi castighi divini, hanno svelato la paura verso l’ignoto, una delle più grandi ossessioni della nostra società.

Ed è così che questo virus, comparso nei luoghi dove Marco Polo aveva fatto tappa percorrendo la Via Della Seta, è diventato il narratore della nostra vulnerabilità, genitrice di comportamenti irrazionali e della ricerca di un colpevole da ostracizzare a tutti costi. Fanno parte della cronaca recente i gravi episodi di razzismo nei confronti dei cittadini di nazionalità cinese, discriminati e oggetto di calunnie veicolate da fake news incontrollate solo perché di origini orientali o di ritorno dalla propria terra natale.

Infamie che hanno colpito anche gli individui che hanno deciso di sottoporsi, nonostante l’assenza di sintomi, a un isolamento auto-imposto per salvaguardare se stessi e gli altri. Stessa sorte toccata anche ai nostri stessi connazionali, in particolar modo a studenti e lavoratori meridionali che hanno preferito rincasare in queste settimane. Una o dieci mascherine, tuttavia, non possono debellare una psicosi che rischia di irrigidire i nostri rapporti umani, così come non riescono a essere efficaci se non impiegate nel modo corretto.

L’Organizzazione mondiale della sanità, così come la Protezione Civile e il Ministero della Salute italiani forniscono da tempo indicazioni utili a riguardo, sottolineando che la mascherina va indossata soltanto da quei soggetti che sospettano di presentare sintomi riconducibili a quelli del Covid-19 o da coloro i quali, come gli operatori sanitari, si prendono cura di soggetti interessati da contagio.

I provvedimenti riportati nel nuovo decreto legge approvato in Senato nel pomeriggio di mercoledì 4 marzo ci riportano senza dubbio a uno stile di vita più morigerato e all’osservazione scrupolosa di comportamenti fondamentali per contenere quella che, al momento, non viene ancora considerata una pandemia ma un fenomeno in grado di essere ancora monitorato.

Immagine di repertorio