Può l’Olocausto diventare videogioco?

Può l’Olocausto diventare videogioco?

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

È risaputo che la brutalità dei temi, l’oscenità delle immagini e la crudeltà di ciò che trasmettono, rendono i videogiochi uno dei più pericolosi strumenti di diseducazione.

In Polonia è nato un gioco, chiamato ‘Cost of Freedom’, che consiste nell’impersonare un soldato nazista in un campo di concentramento, il cui scopo è quello d’impedire la fuga degli ebrei prigionieri. Così, munito di pistola e con tanto di svastica sull’uniforme, il soldato spara contro chiunque indossi un pigiama a righe.

Ora è naturale che dopo una notizia del genere, oltre al ribrezzo, un grande perché si pone al centro dei nostri pensieri. E non me la sento di affidare la risposta alla mancanza d’informazione in quanto credo che, sin dalla scuola elementare, il disastro della Shoah venga scolpito nell’animo di ognuno di noi come il dramma più atroce di tutta la storia dell’umanità.

Eppure ci ritroviamo davanti a un gioco che ci trasporta virtualmente in una tragedia realmente accaduta e mi sembra assurdo che la stessa parola “gioco” possa essere accostata a una disgrazia simile, senza che non se ne sia parlato in tutti i telegiornali, senza che ancora non sia stato denunciato o bandito o reso illegale.

Suppongo invece che la questione non riguardi tanto la cattiveria di chi sta dall’altra parte dello schermo, quanto più la leggerezza con la quale i ragazzini affrontano anche le tematiche più serie che hanno afflitto persone come noi.

E che succederà poi di tutti gli adolescenti più deboli, quelli che si fanno influenzare e che seguono il gregge, quelli che si sentono potenti quando in un videogioco sono dalla parte del cattivo?

Il problema è che l’industria del business arriva a sfruttare un genocidio di massa con il solo scopo di lucro, sentendosi libera di sminuire la sofferenza provata da sei milioni di persone. Il problema è che un gioco del genere induce le nuove generazioni ad una mancanza di sensibilità e di valori.

Mi rivolgo quindi a tutti i genitori, agli insegnanti, alle famiglie, alla scuola, a tutti voi che avete il dovere di educare il nostro futuro.
Mi rivolgo a me stessa, a tutti i giovani immaturi e a quelli con la testa sulle spalle, a chi commette gli errori e a chi si ricrede.
Mi rivolgo a tutti quelli che hanno smesso di sperare in un futuro migliore, avendone purtroppo la ragione.
E mi sento in dovere di affermare che siamo noi a costruire il futuro, a partire dalle nostre scelte del presente.
Non possiamo essere indifferenti di fronte a un gioco in cui il divertimento consiste nel colpire esseri indifesi.
Non possiamo permetterci di girare la testa dall’altra parte, di fare finta di niente quando un problema non ci riguarda.

Anita Lentini – II A Classico – I.I.S. Concetto Marchesi – Mascalucia (CT)