Hikikomori: chi sono, come e perché ci si diventa

Hikikomori: chi sono, come e perché ci si diventa

Con il termine giapponese “hikikomori”, che significa “stare in disparte”, s’indicano, abitualmente, quegli individui, compresi fra i 14 e i 35 anni, il cui ritmo circadiano sonno-veglia risulta invertito. Gli hikikomori trascorrono le ore notturne giocando ai videogiochi, chattando o leggendo libri e fumetti; i rapporti sociali contratti via Internet sono indiretti e non si tramutano quasi mai in qualcosa di fisico.

Come si diventa hikikomori? Marco Crepaldi, fondatore di Hikikomori Italia, in un’intervista a Business Insider, spiega, in primis, che fra i “nativi digitali” (espressione coniata da Marc Prensky nel 2001 per indicare i bambini nati dopo il 1985) molti non sono in grado di sopportare la pressione né scolastica né lavorativa, così, in seguito a un avvenimento apparentemente innocuo, come un atto di bullismo o un brutto voto, decidono di autoescludersi. Il problema degli hikikomori è che, non possedendo più riferimenti comportamentali, a lungo andare perdono le loro abilità sociali e comunicative, chiudendosi ancor di più dentro sé stessi, incapaci di trovare un lavoro o di completare gli studi.

In Italia si contano circa 100 mila casi di hikikomori, contro gli oltre 500 mila del Giappone. A diventare hikikomori sono, soprattutto, i maschi con un rapporto di 70 a 30. «È fondamentale intervenire in tempo – chiosa Crepaldi – prima che la condizione degeneri, tramutandosi in disturbo depressivo maggiore o altro».