Il fercolo di Sant’Agata, alla scoperta del “tempio” d’argento trascinato a forza dai devoti

Il fercolo di Sant’Agata, alla scoperta del “tempio” d’argento trascinato a forza dai devoti

CATANIA – Risplende sotto il riflesso dei fuochi d’artificio esplosi la mattina del 4 febbraio e trasporta a bordo le preziose reliquie della Patrona di Catania.

È il tradizionale fercolo di Sant’Agata, il mezzo che fin dai tempi più antichi consente al busto e allo scrigno contenente i sacri resti della martire etnea di girovagare per la città, facendosi spazio tra le migliaia di fedeli, turisti e curiosi.

Una vera e propria “dimora” semovente, quella del fercolo, le cui origini risalgono a diverse centinaia di anni fa. Realizzato a forma di tempietto, la sua struttura conta diversi materiali e nel corso del tempo si è progressivamente arricchita di dettagli pregiati e di grande valore storico.

La sua prima apparizione sembra essere data addirittura nella seconda metà del 1300 sotto forma di corpo ligneo. La macchina processionale attuale, tuttavia, risale agli inizi del 1500 e venne immaginata dall’orafo Vincenzo Archifel e ulteriormente guarnita dal figlio Antonio.

Il fercolo di Sant’Agata è realizzato interamente in argento massiccio e conta sei colonne corinzie che sorreggono la preziosa cupola dove sono collocati dodici statue raffiguranti gli apostoli. Nella base, al suo esterno, sono realizzate diverse formelle che riproducono scene del martirio di Sant’Agata e del rientro ai piedi dell’Etna delle sue reliquie da Costantinopoli.

Una peculiarità specifica riguarda l’addobbo floreale della struttura nei giorni della festa. Il 4 febbraio i garofani che adornano il fercolo sono di colore rosa, simbolo del martirio, mentre il 5 febbraio sono di colore bianco a testimonianza della “purezza” della martire catanese.

Nei giorni precedenti le celebrazioni agatine, il fercolo viene ispezionato e sottoposto a manutenzione per mano dei tecnici, in particolare per quanto riguarda pulizia e collaudo dei freni. Il “segreto” della rotazione del fercolo a 360° sta proprio sotto la struttura, dove trova sede un meccanismo che agevola le manovra in presenza di cambi di direzione.

A sorprendere, poi, è il modo in cui il fercolo riesce a procedere per le strade catanesi. La macchina, infatti, non è dotata di alcun motore e il suo movimento fa perno sull’unica forza muscolare dei fedeli, i quali trainano il pesante carro con l’ausilio di grossi cordoni lunghi diverse decine di metri.

Immagine di repertorio