Obblighi (e diritti) dei genitori nel mondo di WhatsApp

Obblighi (e diritti) dei genitori nel mondo di WhatsApp

È compito dei genitori vigilare sui propri figli al corretto utilizzo dei mezzi di comunicazione affinché non sia dannoso per loro e per gli altri.

Questo, in sostanza, il principio di una recente decisione del Tribunale  di Caltanissetta dell’8 ottobre 2019.

I giudici nisseni, nel caso di un minore che aveva molestato una coetanea su WhatsApp, hanno evidenziato in un procedimento ex art. 25 R.D. 1404/1934, la pericolosità dei mezzi tecnologici per i minori e l’importanza del ruolo educativo dei genitori, demandando nel caso specifico ai Servizi sociali competenti il compito di supportare minore e genitore.

A causa delle molestie su WhatsApp, la ragazza aveva subito un perdurante e grave stato di ansia e di paura, e perfino modificato le proprie abitudini di vita per timore dell’incolumità propria e dei propri cari.

Il minore, ascoltato dal giudice in udienza, aveva manifestato il proprio pentimento e raccontato di non aver mai conosciuto il padre e di avere un buon rapporto con la madre.  

I giudici nel richiamare la normativa nazionale e internazionale che riconosce ai giovani la libertà di espressione e il diritto di manifestare il proprio pensiero, hanno evidenziato come tale diritto trovi un limite nella dignità del minore e nel suo diritto a non subire lesioni della sua reputazione e onore

In tale contesto è fondamentale il ruolo educativo dei genitori.

Infatti “gli obblighi inerenti la responsabilità genitoriale impongono non solo il dovere di impartire al minore una adeguata educazione all’utilizzo dei mezzi di comunicazione ma anche di compiere un’attività di vigilanza sul minore per quanto concerne il suddetto utilizzo; l’educazione si pone, infatti, in funzione strumentale rispetto alla tutela dei minori al fine di prevenire che questi ultimi siano vittime dell’abuso di internet da parte di terzi, ma serve anche a evitare che i minori cagionino danni a terzi o a sé stessi mediante gli strumenti di comunicazione telematica”.

Fatti come quelli commessi dal minore nel caso di specie sono indice di una scarsa educazione e vigilanza da parte dei genitori ed “il dovere di vigilanza dei genitori deve sostanziarsi in una limitazione sia quantitativa che qualitativadell’accesso ad internet “al fine di evitare che quel potente mezzo fortemente relazionale e divulgativo possa essere utilizzato in modo non adeguato”.

I Giudici hanno così investito i servizi sociali del compito di un’attività di monitoraggio e supporto del giovane ed anche della madre.