Omicidio Francese, dopo 41 anni il ricordo è ancora vivo: “La memoria è un impegno, è fatica, è responsabilità”

Omicidio Francese, dopo 41 anni il ricordo è ancora vivo: “La memoria è un impegno, è fatica, è responsabilità”

PALERMO – Sono passati 41 anni dalla morte di Mario Francese, giornalista siciliano il cui impegno civico lo portò a dire “cose che non doveva dire secondo l’ordine stabilito da Cosa Nostra“. Cronista di inchiesta lavorò per le testate siciliane più autorevoli come La Sicilia e Giornale di Sicilia. Era la sera del 26 gennaio del 1979 quando venne assassinato davanti casa sua, a colpi di pistola.

Un evento che deve essere ricordato costantemente da tutti, a Palermo e in tutta la Sicilia perché “la memoria è un impegno, è fatica, è responsabilità. Palermo non deve e non può dimenticare le sue tante vittime innocenti di mafia“, scrive così il figlio Giulio Francese.

Indagò e si impegnò a fondo affinché venisse alla luce il modo di operare della mafia siciliana e soprattutto quella di Palermo. Soldi, appalti, costruzioni e la scalata verso un potere sempre più grande, dei corleonesi. Francese scoprì cosa e chi ci stava dietro la costruzione della diga Garcia, nella valle del Belice.

A riportare alla luce la sua morte furono proprio i figli, Giulio e Giuseppe, che raccolsero tutti gli articoli del padre, ricostruendo il mosaico che collegava le inchieste del padre Mario sulla morte del colonnello Giuseppe Russo, sull’attività del gruppo mafioso di Corleone e i lavori della diga.

E anche dopo tanto tempo, ad ogni anniversario, la sofferenza monta man mano che mi avvicino a questa data che ha segnato la storia della mia famiglia“, conclude così Giulio Francese. Un giorno che ha segnato la storia di una famiglia, di una categoria professionale e la storia di tutta l’Isola.

L’impegno a cui tutti siamo chiamati è quello di continuare a ricordare affinché il suo lavoro non sia vano.