Catania, “peregrinatio” del velo di S. Agata: inizia il giro tra i fedeli a S. Maria di Ognina

Catania, “peregrinatio” del velo di S. Agata: inizia il giro tra i fedeli a S. Maria di Ognina

CATANIA – Come da tradizione, prima della festa di S. Agata, protettrice di Catania, che si svolgerà nel mese di febbraio, in particolare nei giorni 4 e 5 con le processioni del fercolo per le strade della città, inizia la “peregrinatio” della  reliquia del velo della Martire, che, presenziata da S. E. Rev.ma Mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo Metropolita, muoverà dalla Cattedrale sino alla Parrocchia-Santuario S. Maria di Ognina.

Alle ore 9,15, l’insigne reliquia sarà accolta dal parroco, dai sacerdoti, dalle autorità e dal popolo, in piazza Duca di Camastra, per poi essere portata in processione per alcune strade del quartiere – via Galatioto, via Messina, via Dei Conzari e piazza Ognina – e fare, quindi, ingresso nel Santuario, dove sosterà per l’intera giornata, sino alle 20,30, omaggiata e riverita dai fedeli in diversi momenti di preghiera.

Successivamente la “peregrinatio” proseguirà nei monasteri di clausura, in alcune parrocchie, negli ospedali e nelle carceri.

La reliquia è costituita da una striscia di seta di colore rosso, lunga circa 4 metri e larga circa 50 centimetri, contenuta in una teca di argento, che, durante tutto l’anno, si trova nel Duomo della città etnea, insieme alle altre reliquie: nello”scrigno” sono, infatti, custodite le braccia con le mani, le due gambe, i piedi i due femori e la mammella della Santuzza, martire del console Quinziano durante la persecuzione dei cristiani, nel terzo secolo a.C..

Diverse sono le supposizioni riguardo all’origine del velo: secondo una leggenda sarebbe stato usato da una donna per coprire la giovane durante il martirio, ecco il perché dell’incombustibilità attribuitagli; lo storico Carrera scrisse, infatti, che: “Mentre Agata stava posta sui carboni accesi, il velo rimase intatto.

Altre versioni tramandano, invece, che faceva parte delle vesti indossate dalla martire quando si presentò in giudizio, posto su una tunica bianca, come abito delle diaconesse consacrate a Dio; c’è, inoltre, chi sostiene che, inizialmente, fosse di colore bianco, ma che, a causa del sangue, divenne rosso e avvolse, dopo la morte, il corpo della Santa deposto in un sarcofago nuovo.

Sciuto Patti dice che: “Il velo è stato ed è per i catanesi un vessillo vittorioso nei più gravi pericoli della città, quali le devastazioni laviche dell’Etna“. “Quando, infatti, un anno dopo la morte della santa, nel 252, Catania venne colpita da una grave eruzione, i fedeli andarono in cattedrale e, preso il velo, lo portarono in processione nei pressi della colata. Questa, secondo la tradizione, si arrestò dopo breve tempo. Era il giorno 5 di febbraio, la data del martirio della vergine catanese”: così come scritto nella locandina di presentazione dell’evento di oggi, di seguito riportata.

 

 

 

Fonte immagine in evidenza – cataniaperte.com