SIAMO FORSE DESTINATI A DIVENTARE DEI ROBOT?

SIAMO FORSE DESTINATI A DIVENTARE DEI ROBOT?

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

“Il televisore è reale, è immediato, ha dimensioni. Vi dice lui quello che dovete pensare, e ve lo dice con voce di tuono. Deve avere ragione, vi dite: sembra talmente che l’abbia!”.

Tale citazione è tratta da Fahrenheit 451 dello scrittore statunitense Ray Bradbury. Esso è un romanzo di fantascienza distopica, che mostra una realtà portata avanti da una dittatura totalitaria e mediatica, la quale ha impedito la lettura e il possesso di libri, considerati un pericolosissimo strumento di conoscenza, che porta a una certa autonomia di pensiero, perciò vengono bruciati da uno specifico corpo di polizia, ovvero i pompieri.

Guy Montag, cioè il protagonista del romanzo, nasconde dietro la sua professione di pompiere tanta infelicità e incompletezza nei confronti della sua vita e di se stesso. Ad aggravare la situazione è il rapporto assente con la moglie Mildred, la quale è ormai assorbita dai mass-media di quel tempo e dai grandi schermi, che adornano quasi tutte le pareti del salotto di casa. Sarà l’incontro con la diciassettenne Clarisse Mcclellan, nonché vicina di casa di Montag, che sconvolgerà notevolmente la vita dell’infelice pompiere. Quest’ultimo comincia a rendersi conto di come il mondo, insieme alla società dell’epoca, stia andando a rotoli, di come la gente abbia ormai la mente offuscata da quella stupida idea che i libri, quindi la cultura, l’uso del proprio pensiero, porti all’ infelicità. Una società ormai superficiale e veloce, che non ha più il tempo per riflettere e osservare ciò che accade all’infuori della propria sfera personale. Il racconto di una realtà distopica, che sembra così lontana oggi come allora, è in realtà lo specchio di ciò che potrebbe accadere tra una decina d’anni, per questo il libro appare sempre attuale non solo alle generazioni passate, bensì anche a quelle moderne. Spesso dimentichiamo ciò che ci circonda, perché troppo abituati e impegnati a dare sempre il massimo in tutto ciò che facciamo. Siamo esposti ogni giorno a una miriade di impulsi e di informazioni, che a volte non ci permettono di distaccarci dalla routine quotidiana. È come se pian piano diventassimo meno umani. Allora la domanda sorge spontanea “siamo forse destinati a diventare dei robot?”.

Dunque quando ci è possibile, come dice anche una canzone di Jovanotti, cioè “sabato”, silenziamo il cellulare che non ci serve a niente, a meno che non vogliamo fare una fotografia di noi che ci abbracciamo forte e poi decolliamo via.

A volte dovremmo staccare la spina, cercare di ritornare umani, mettere da parte le preoccupazioni e i doveri, e tornare ad assaporare la vita come fanno i bimbi.

Giorgia De Marco IIBC I.I.S Concetto Marchesi