Giornata Internazionale di Solidarietà con i Migranti: un tema infuocato che sembra non trovare soluzione

Giornata Internazionale di Solidarietà con i Migranti: un tema infuocato che sembra non trovare soluzione

PALERMO – Nel 1997 numerose organizzazioni per i migranti di alcune regioni dell’Asia iniziarono a celebrare e a promuovere la data del 18 dicembre come Giornata Internazionale di Solidarietà con i Migranti, scegliendo la data in cui, nel 1990, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva adottato la Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.

La campagna ha portato l’ONU a proclamare ufficialmente nel 2000 la Giornata Internazionale dedicata ai Migranti.

Questa ricorrenza è l’occasione per sconfiggere i pregiudizi e sensibilizzare l’opinione pubblica: ancora oggi, infatti, nonostante le migrazioni esistano dai tempi della Preistoria, ci sono in tutto il mondo tantissime persone fortemente radicalizzate nella propria terra di origine che non solo non accettano la presenza di “stranieri”, ma a volte manifestano con veri e propri atti di violenza questo loro rifiuto.

La Sicilia suo malgrado negli ultimi anni si è macchiata del sangue di tanti migranti che per venire nel nostro Paese in cerca di un destino migliore hanno pagato con la propria vita affondando nel Mediterraneo. Ultimo in ordine di tempo è stato il naufragio del 7 ottobre scorso e che ha portato a Lampedusa (Agrigento) quattro mamme alla ricerca dei corpi senza vita dei loro figli.

La questione tra chi vuole l’accoglienza e chi vuole il rimpatrio è tema quotidiano dei telegiornali, degli opinionisti e dei politici. Chi da un lato, chi dall’altro, ognuno tenta di portare acqua al proprio mulino dimenticando a volte che non si tratta di oggetti, ma comunque di persone.

E anche se è giusto smascherare i traffici illegali e il giro di migliaia di euro che circonda queste pratiche e le persone che le attuano, sarebbe anche giusto non fare di tutta l’erba un fascio e capire che non tutti i migranti sono “cattivi” o arrivati in modo illegale o per non fare nulla a spese del nostro Stato.

Sarebbe fondamentale cercare di migliorare nei limiti del possibile la situazione politica ed economica dei paesi di partenza dei migranti, magari con accordi internazionali tra i membri dell’Unione Europea che tanto si prodigano (a voce) per la loro salvezza e sistemazione, ma che poi chiudono i porti e stanno a guardare quando la maggior parte di loro sbarca soltanto in Italia.

Immagine di repertorio