Sicilia, terra di simboli e tradizioni: dal “liotru” catanese alla falce trapanese, un viaggio immaginario nell’isola

Sicilia, terra di simboli e tradizioni: dal “liotru” catanese alla falce trapanese, un viaggio immaginario nell’isola

PALERMO –Qualsiasi elemento (segno, gesto, oggetto, animale, persona) atto a suscitare nella mente un’idea diversa da quella offerta dal suo immediato aspetto sensibile, ma capace di evocarla attraverso qualcuno degli aspetti che caratterizzano l’elemento stesso, il quale viene pertanto assunto a evocare in particolare entità astratte, di difficile espressione“. Se si cerca sul dizionario della lingua italiana il significato della parola “simbolo“, questo sarà il risultato.

Un simbolo è qualcosa che unisce, che identifica, che rivela una cerchia di valori e tradizioni nei quali un singolo o una comunità si rispecchia. Aiuta a identificarsi, a distinguersi e a rendersi unici. Unici come la Sicilia e le sue città, patrimonio di cultura, arte, turismo e paradisi terrestri.

Ogni città siciliana (così come tutte le altre nel mondo) ha il proprio simbolo che la rappresenta e che rispecchia l’identità e le origini della stessa. Dal “liotru” (elefante) catanese, all’aquila palermitana, percorreremo un viaggio immaginario attraverso la Sicilia, cercando di riassumere e spiegare i simboli dei vari capoluoghi di provincia.

Partendo da Catania e il suo liotru, piazzato nella centralissima Piazza Duomo. Non si può non collegare Catania al suo elefantino, il quale nome dialettale (liotru) trae le sue origini dal mito di Eliodoro, che, secondo la leggenda, voleva diventare vescovo della diocesi di Catania, ma non riuscendoci, iniziò a praticare la magia per fare dispetti ai cittadini. Il suo mito è collegato all’elefante poiché si dice che abbia forgiato il pachiderma dalla lava dell’Etna, cavalcandolo mentre compiva le sue magie. Il legame dell’elefante con la città etnea risale, comunque, alle sue origini quando, secondo altre legende, avrebbe scacciato gli animali feroci dalla città, salvando i suoi abitanti.

Da un pachiderma a un volatile, da Catania a Palermo. L’aquila è il simbolo del capoluogo siciliano e trae le sue origini da una divergenza del passato. Un passato che si colloca tra il 14esimo e il 15esimo secolo, quando la città era divisa in 5 quartieri: il Cassaro, la Kalsa, il Seralcadio, l’Albergheria e la Loggia. Ognuno di questi aveva un proprio simbolo. Solo Cassaro aveva l’aquila come simbolo, il quale successivamente riunì tutti gli altri quartieri. Tra il ‘600 e l”800 lo stemma di Palermo assunse la forma attuale “di rosso, con l’Aquila d’oro, coronata del medesimo, afferrante con gli artigli una lista di bianco caricata con le lettere S.P.Q.P romane di nero”, come venne scritto nell’opera “Il Blasone in Sicilia”. Rivendica le origini romane della città.

Passando alla città di Ragusa, l’animale è lo stesso, ma lo stemma diverso. L’aquila iblea tiene tra i suoi artigli una cornucopia e un caduceo (bastone con due serpenti attorcigliati intorno a esso) dorati. Sotto lo scudo dove è presente l’aquila, inoltre, si trova una scritta che recita: “Crebbe Ragusa sulle rovine di Ibla” (tradotto in italiano dal latino). Tale motto viene interpretato come un motivo di orgoglio di essere nati ed essere poggiati sulle rovine dei popoli precedenti. L’aquila è anche presente negli stemmi di Caltanissetta, Enna e Siracusa.

Il leone di Messina trae le sue origini dal quinto secolo dopo Cristo, quando la città dello Stretto riconquistò Costantinopoli e la restituì all’imperatore Arcadio, il quale donò il vessillo imperiale alla città. Allo stemma, in alcune figurazioni antiche, è associato il motto latino “Fert Leo Vexillum Messanae Cum Cruce Signum” (Porta il leone la bandiera con la croce, ecco il segno di Messina).

La falce di Trapani invece ha origini leggendarie. Si dice che Cerere, dea della terra e della fertilità, abbia perso la sua falce nel punto in cui è nata la città siciliana. Secondo altre versioni, invece sarebbe stato Saturno a perderla. Un simbolo da cui i trapanesi traggono le loro origini.

Discorso a parte deve essere fatto per Agrigento, la quale ha cambiato il proprio stemma recentemente, dato che quella che aveva usato per decenni apparteneva all’epoca fascista e non era stato cambiato dopo la caduta del regime.

Insomma, città diverse, simboli diversi e origini varie. Ognuno ha la sua storia, ogni città ha i propri pregi e difetti, cultura e tradizione. Alla fine però, tutti i capoluoghi di provincia predetti si riuniscono sotto un unico simbolo. Quello della Trinacria.

Immagine di repertorio