AGRIGENTO – Una morte improvvisa e troppo “affrettata” quella di Rocco, un’aquila di Bonelli nata e cresciuta in Sicilia, morta poi nella provincia di Agrigento.
Dal giorno del suo involo dal nido, avvenuto nel 2017, Rocco è stato controllato grazie a un trasmettitore satellitare che trasmetteva dati scaricati poi giornalmente: dagli studi sul rapace, infatti, è risultato che quest’ultimo avrebbe percorso in circa 3 mesi circa 20mila chilometri, fino a stabilirsi nel luogo della sua prossima morte.
L’operatore che monitorava gli spostamenti dell’aquila, però, un giorno sarebbe rimasto insospettito dalla sua inconsueta inerzia e avrebbe dunque raggiunto la zona indicata dal Gps di quest’ultima.
Lì la spiacevolissima “sorpresa”: Rocco – o almeno la sua carcassa – riverso in terra sotto alcuni alberi, colpito da ben 60 colpi di fucile.
La specie dell’aquila Rocco è fortemente a rischio e lui – che presto avrebbe raggiunto la piena maturità sessuale – sarebbe stato una grande risorsa per lo studio sui rapaci.
Il suo corpo sarebbe stato preso da un ricercatore della squadra del progetto Life ConRaSi e poi trasferito all’Istituto Zooprofilattico di Palermo, dove attraverso una radiografia sarebbero state accertate le cause del decesso.
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