Bianco, verba volant scripta manent. Dov’è la parità nella toponomastica?

Bianco, verba volant scripta manent. Dov’è la parità nella toponomastica?

CATANIA – Le parole, si sa, se le porta via il vento. Ma i documenti scritti rimangono tali e sono incontrovertibili. Disattenderli porta a delle conseguenze specie se in un tema delicato come la parità di genere.

Riavvolgendo il nastro dobbiamo tornare allo scorso 25 novembre, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (istituita in quella data per ricordare la brutale uccisione avvenuta il 25 novembre 1960 delle sorelle dominicane Mirabal, orribilmente trucidate per la loro dissidenza al regime).

In quell’occasione anche il civico consesso etneo ha ricordato la giornata: amministrazione e consiglieri avevano al petto le coccarde bianche simbolo della celebrazione e un paio di scarpe rosse poggiate su un banco dell’aula ricordavano le tante donne uccise e calpestate dalla violenza.

Proprio il sindaco Enzo Bianco aveva sottolineato l’importanza del ruolo della donna e la volontà di mettere in campo azioni a favore della piena parità di genere. E i consiglieri Sebastiano Arcidiacono (Sicilia Democratica) e Maria Ausilia Mastrandrea (Con Bianco Per Catania) avevano proposto un ordine del giorno – poi votato all’unanimità dai presenti – che impegna l’amministrazione a “rivedere la toponomastica cittadina affinché tenga conto della parità di genere e a promuovere iniziative culturali per valorizzare le figure femminili protagoniste nei vari settori”.

Come aveva spiegato il consigliere Arcidiacono – che ha proposto con la collega una modifica del regolamento toponomastica comunale –  a Catania la parità di genere era tutt’altro che rispettata.

In dettaglio su 2.172 strade/piazze, 701 sono intitolate a uomini e solo 75 a donne. Un divario che oscura la figura della donna nella storia e nei vari campi del sapere, dello sport, della cultura, dell’arte e della religione.

Ma lo scorso 23 gennaio – a nemmeno due mesi dall’impegno assunto pubblicamente in consiglio – il sindaco, il quale presiede la commissione toponomastica, ha stabilito delle nuove intitolazioni ma solo una via sarà dedicata a una donna (Goliarda Sapienza) e tutte le altre a uomini.

Si tratta di figure assolutamente meritorie e onorevoli (Candido Cannavò, Lucio Dalla, Beppe Montana, Ninni Cassarà, Mario Giusti, Luciano Abramo e Alan Turing) ma la sproporzione rimane intatta: su otto nomi vi è soltanto una donna.

Tra l’altro l’ubicazione di via Goliarda Sapienza – lontana dal suo luogo d’origine San Berilo – ha sollevato ulteriori polemiche.

Dove sono finiti gli impegni che il primo cittadino aveva assunto? L’ordine del giorno votato dai consiglieri è dunque carta straccia? Si tratta di una dichiarazione di intenti senza però seri intenti?

O si tratta di uno “sgarbo” politico visto il clima teso che c’è in maggioranza? Fatto sta che la parità a Catania – in tema di toponomastica – rimane un traguardo lontano.