Una notte lunga una vita… la testimonianza di Ivan, travolto dal fango a bordo della sua auto

Una notte lunga una vita… la testimonianza di Ivan, travolto dal fango a bordo della sua auto

PACHINO – Una testimonianza da leggere tutta d’un fiato, lo stesso fiato che, per alcuni secondi, resterà fermo in gola, bloccato.

Quella che vi riportiamo di seguito, integralmente, è la lettera a cuore aperto, scritta e pubblicata da un amico, un lettore, un fratello, un marito, un padre, un uomo, come noi, come tanti, che la notte appena trascorsa ha vissuto in prima persona la furia del maltempo che si è abbattuto violentemente sulla nostra Isola, colpendo – come mai forse prima d’ora – il Siracusano.

Auto travolte dal fango, strade bloccate e un uomo disperso – poi ritrovato privo di vita – una notte lunga una vita vissuta in pieno dal pachinese Ivan Sortino.

“Non potrò mai dimenticare quello che è successo, visto con i miei occhi, la scorsa notte da Siracusa fino a Pachino. Di ritorno dal capoluogo di provincia mi addentro con l’auto praticamente dentro il temporale tra lampi sconvolgenti, tuoni e pioggia insistente fino ad Avola. Sono circa le 00,30 quando mi accorgo che dall’autostrada A18 non è possibile continuare per Rosolini: gli uomini dell’Anas e la polizia stradale hanno chiuso in quel punto il tragitto (motivo sconosciuto), l’uscita diventa obbligatoria al casello di Noto.

Poco importa, io dovrò tornare a Pachino, quindi sottovaluto la novità in autostrada ma mi accorgo subito che ricomincia a piovere. Conscio di quello che è successo a Pachino, grazie ai tanti video, foto e messaggi che voi pachinesi inviate, non potevo mai immaginare quello che sarebbe successo da lì a poco. Incomincia a piovere in maniera insistente e nei pressi dell’incrocio della Villa Romano del Tellaro noto nel cielo un elicottero in posizione statica con un enorme faro che punta verso il mare. Uno sbarco di migranti? Che cosa starà facendo quel velivolo in quel punto? Più tardi, purtroppo, la mia domanda otterrà una tremenda risposta.

Tuttavia, superato il lungo rettilineo di Vendicari, la pioggia è sempre più insistente e le auto che mi vengono di fronte cominciano ad azionare i fari abbaglianti, accecandomi ancor di più dei lampi che non smettono nel tetro cielo notturno. Infastidito, non capisco il senso… eppure immagino che quegli automobilisti vogliano indicarmi qualcosa. Perché lampeggiarmi così? Una manciata di secondi e la dura realtà dei fatti si materializza: una colonna di macchine, vigili del fuoco con lampeggianti accesi e un gommone al traino con la strada che mi ‘dovrebbe’ portare a casa che non esiste più!

Un fiume di fango in piena la sovrasta, a malapena si scorge il guardrail, ma il timore che quel fiume in piena si ingrossi aumenta terribilmente. Si fa qualche video e subito si mette in onda su Kamnews per avvisare più gente possibile, ma il problema rimane: come andare a casa? La pioggia è forte, il fango sulla strada aumenta e si cerca un riparo in una posizione di sicurezza nei pressi di Vendicari: in questi casi bisogna rimanere alti, il più possibile. Lo trovo, una sorta di saliscendi che costeggia la vecchia ferrovia ormai in disuso, dove da un cancello arrugginito esce acqua e fango in abbondanza. Attendo che cessi l’intensità della pioggia, che quella strada che mi divide dalla mia Pachino, possa essere nuovamente usufruibile. Mi rendo conto che tutto ciò è impossibile, il danno è troppo, i vigili del fuoco non faranno passare nessuno. Ritento, mi ripresento in Casa Maccari ma proprio in quel momento, viene tirato il fatidico nastro rosso e bianco da lato a lato: mi rendo conto che la strada è stata ufficialmente chiusa.

Intanto altri pachinesi nelle loro auto tornano indietro verso Noto, alcuni hanno affittato una camera presso un B&B per trascorrere la notte dormendo serenamente. La mia sete di scoperta ed avventura invece mi spinge a cercare una soluzione al problema e ritornare a casa. Nuovamente mi dirigo verso Noto: il piano è passare da Rosolini e quindi fare rientro, spero che quelle arterie stradali siano transitabili. Metto la retro, lascio il mio luogo sicuro e alla rotatoria Eloro, mi dirigo per Rosolini: incontro una pattuglia dei carabinieri, qualche detrito sul manto stradale, manca poco a Rosolini quando vedo l’inimmaginabile: lampeggianti, Protezione Civile, ambulanza, vigili del fuoco, gente bagnata fradicia soccorsa dai medici, fango, alberi, pietre… insomma, un disastro che la natura ha ‘regalato’ con la sua superbia alla bella Rosolini.

Passo piano piano, cercando di capire cosa è successo, ma allo stesso tempo senza dare fastidio ai soccorsi: capisco che un fiume di fango ha travolto tutti e tutto. Spero che nessuno abbia rimesso le penne e continuo per la mia strada, desidero andare a Pachino… il prima possibile. Saranno le 3 di notte, e dopo le varie rotatorie, imbocco il nuovo ponte-cavalcavia di Rosolini, direzione Pachino. Ma un altro colpo di scena mi attende all’entrata dell’autostrada A18. Una miriade di carri attrezzi, varie automobili piene di fango, alcune rovinate già pronte per essere portate dallo sfasciacarrozze e alcuni vigili del fuoco. Mi rendo conto che anche qui la forza dell’acqua ha trascinato con sé tutto: fermo un tizio, abbasso il finestrino e chiedo cosa è successo.

Mi racconta che la gente era intrappolata dentro le proprie autovetture e con una palameccanica sono riusciti a salvarli, ma in una macchina non è stato trovato nessuno. Lo stanno cercando, sarebbe un uomo, una guardia carceriera: ecco spiegato il motivo di quell’elicottero a Vendicari. Mi si gela il sangue, penso che forse un essere umano potrebbe aver perso la vita, mi sconvolgo… ma penso a Pachino, penso a tornare a casa sperando che la Rosolini-Pachino sia ok. Temo che possa piovere nuovamente e che quei pochi chilometri che mi rimangono si mutino in un terrore. Intanto sul cellulare sempre più foto, video e richieste di aiuto dei miei amici pachinesi, ma io sono impotente… io sono lontano da voi! Saranno le 3,30 accendo abbaglianti e fendinebbia, la mia auto ormai si è trasformata in un mezzo agonistico da rally, immagino cosa mi attende… e non mi sbagliavo. Ho visto migliaia di pietre, di ogni dimensione, ognuna di esse pronte a bucarmi uno o più pneumatici, ho visto montagne di fango, ho notato fili elettrici e telefonici in terra, perché la forza dell’acqua ha divelto dalla sede i pali, ho visto muri abbattuti, pezzi di asfalto strappati e guardrail in metallo accartocciati: la Rosolini-Pachino praticamente è mezza distrutta.

Faccio piano, manca poco e scorgo l’incrocio per Pachino. Un sospiro di sollievo, sono salvo, siamo salvi (non ero da solo)… ed è salva anche la mia automobile.

Non dimenticherò mai quello che ho visto, non smetterò mai di raccontarvelo”.

L’immagine in evidenza, presa da Kamnews, mostra il luogo dove Ivan Sortino si è “rifugiato”