L’ultimo saluto ad Antonio Schilirò, comunicatore e uomo libero

L’ultimo saluto ad Antonio Schilirò, comunicatore e uomo libero

CATANIA – Ci ha lasciati il collega Antonio Schilirò a causa di un repentino e brutto male. I funerali sono stati celebrati questa mattina nella chiesa di Santa Maria delle Grazie di Piano di Tremestieri.

Schilirò era dipendente del Comune di Catania e con gioia e ironia aveva spaziato nel settore della comunicazione. La redazione di NewSicilia.it si stringe attorno al dolore dei famigliari e degli amici che sono numerosi come testimoniano i tanti messaggi d’affetto sulla sua pagina facebook.

Ecco il ricordo, in punta di penna, del collega Luigi Pulvirenti:

Antonio Schilirò non era soltanto una persona intelligente. Forse troppo intelligente. Antonio era una di quelle persone che sapevano mettere la propria intelligenza, la propria cultura, al servizio di un progetto. Incarnava il ruolo dell’intellettuale militante delle proprie idee, dei propri convincimenti, non per chiuderle dentro un recinto di appartenenza politica ma, piuttosto, mettendole a disposizione di chi volesse fare.

Antonio era un uomo “Per” qualcosa, “Mai” contro qualcuno. La Primavera Catanese non sarebbe stata la stessa senza le sue intuizioni, senza la sua visione chiara, lucida, moderna, del ruolo della comunicazione, senza il suo approccio creativo anche alle questioni di bassa burocrazia. Era un vulcano di pensieri portati a spasso dentro le sue giacche dal colore sbagliato, i suoi panciotti da gentiluomo vittoriano, il papillon d’ordinanza, il sigaro in bocca ed una risata sempre pronta ad esplodere sul viso. Dissacrante con sé stesso, rara qualità che gli consentiva di non essere indulgente con le miserie altrui.
E’ stato al fianco di Enzo Bianco negli anni migliori della sua vita, che sono stati anche gli anni migliori per Catania, ma quando il vento girò, nelle dinamiche impietose di quegli anni, lui, così vigoroso del suo pensiero e così fragile per un’anima troppo sensibile, correva il rischio di rimanere schiacciato. Ed invece no: insieme con il suo amico e compagno di avventure Giovanni Pirrone (altro personaggio centrale nella storia recente di Catania) divenne il pilastro dell’Ufficio Speciale per il Traffico Urbano, che ha comunque rivoluzionato il volto di Catania. Perché per Antonio avere una appartenenza non significava abdicare alle responsabilità verso la città. Per questo, per la sua indole sempre esibita e mai travisata dietro a maschere d’opportunismo, Antonio è entrato nel cuore di tante persone che avevano una estrazione diversa dalla sua ma trovavano in lui, in maniera del tutto spontanea, un sodale di pensiero.
Io l’ho conosciuto più di dieci anni fa. Io, Nuccio, Giovanni, Antonio, poi Carlo, spesso insieme, seduti attorno ad un tavolo da Prestipino o in una trattoria del centro, a dipingere scenari su Catania, ad immaginarcela, a sognarla diversa. A ridere delle nostre e delle altrui miserie.
Antonio era anche una persona fragile, rimasta in mezzo alle vicende della politica per qualche fraintendimento. Ma è alla persone fragili che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione. I vincitori non debbono mai dimenticarsi dei vinti.

Antonio mi ha regalato i libri di Adorno, di Lukacs, mi ha fatto entrare dentro un mondo di pensatori estranei alla mia formazione. E, soprattutto, mi è stato amico. Sincero, disinteressato. “Luigiuzzo, quando scendi da Roma passa che ci prendiamo un caffè!”, mi investiva con la sua risata e ce ne andavano da Salvo Pandetta, nella libreria Bonaccorso, a vedere quali novità fossero arrivate.
Antonio ha letto in anteprima tutti i miei libri. Li ha corretti, mi ha aiutato ad asciugarli, dove serviva, o ad approfondire quando era necessario. Ad ottobre, già aveva scoperto di avere il tumore, ha organizzato la presentazione di “Quando saremo tutti nella nord” a Palazzo Platamone. Ha fatto tutto lui. L’ultimo regalo che ho ricevuto.
Non ho fatto in tempo a restituirti “Strage” di Loriano Machiavelli, Antonio. Lo conserverò tra i miei libri più cari.