Etna, eruzioni e scosse recenti: sul fianco orientale incide il movimento del magma verso il mare

Etna, eruzioni e scosse recenti: sul fianco orientale incide il movimento del magma verso il mare

CATANIA – Le recenti eruzioni dell’Etna, il crollo della parete settentrionale del Cratere di NordEst dello scorso mese di agosto e le diverse scosse di terremoto nella zona, l’ultima avvenuta alla fine del mese scorso, hanno posto l’attenzione sulle dinamiche interne al vulcano e su eventuali correlazioni tra l’attività di quest’ultimo e gli eventi sismici.

Tra la popolazione della provincia etnea è ancora vivo il ricordo della notte di Santo Stefano dello scorso anno e delle eruzioni avvenute sia nei giorni precedenti che in quelli successivi. Adesso ci si chiede quali saranno le conseguenze dei movimenti all’interno della struttura del vulcano.

Marco Neri, esperto vulcanologo dell’Ingv (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia) di Catania, afferma che il crollo della parte settentrionale del Cratere di Nord-Est ha lasciato immutata la struttura complessiva del vulcano, pur rappresentando un evento importante nella storia recente di quel cratere. Per quanto riguardano le attività sui crateri sommitali e su quello di Sud-Est le emissioni di cenere hanno delle caratteristiche ben definite.

“Si tratta di eventi molto modesti – spiega Neri –, che riguardano una parte limitata del vulcano caratterizzata spesso da trasformazioni morfologiche e strutturali. Una consistente porzione della parte interna del Cratere di Nord-Est è venuta giù, ma ciò rientra comunque nella normale attività di una zona craterica come questa ed è cambiato molto poco niente nella conformazione complessiva della cima del vulcano. Il Cratere ha cominciato a emettere una cospicua quantità di cenere di colore marrone scuro, frutto di processi eruttivi che avvengono all’interno del condotto, eruttata sotto forma di denso pennacchio di gas e di cenere. Ma in questi giorni a farla da padrone è il Cratere Voragine, che negli ultimi anni è dapprima sprofondato al suo interno per alcune decine di metri e poi, nelle ultime settimane, ha iniziato ad emettere magma attraverso una continua attività stromboliana che ha già edificato un conetto di scorie alimentato dal continuo lancio di materiale incandescente. Si tratta quindi magma ‘juvenile’, che a contatto con l’aria si raffredda e forma densi boli di gas e cenere nerastra, diversi da quelli espulsi dal Cratere di Nord-Est. In questo momento il vulcano è in eruzione e anche il Cratere di Nord-Est espelle occasionalmente del materiale incandescente. Il Cratere di Sud-Est invece, per adesso, ‘sonnecchia’, mentre la Bocca Nuova mostra discontinuamente attività stromboliane profonde, che producono in superficie solo il lancio di qualche lapillo incandescente”.

Riguardo alle scosse di terremoto registrate nella zona di Milo il magma fa la sua parte, mentre nel fianco occidentale esse sono molto profonde.

“Dobbiamo distinguere due tipologie di terremoto – conclude Neri –, quelle di origine vulcanica e quelle di origine tettonica. In quest’ultimo caso le faglie tagliano il bordo orientale dell’Etna, distribuendosi sia verso Messina che verso gli Iblei. Si tratta, però, di faglie prevalentemente presenti sui fondali marini e che, quando si muovono, irradiano la sismicità fino a interessare le zone etnee. Nel primo caso, invece, i magmi risalgono lungo il condotto centrale del vulcano e a volte si irradiano in dicchi radiali, che poi mettono sotto pressione i fianchi della montagna, generando sismicità. Questi terremoti sono quasi sempre di piccola magnitudo, ma sono molto superficiali e possono essere avvertiti dalla popolazione. Le scosse recenti possono essere legate al magma che spinge, a un fianco del vulcano che si deforma o a una faglia tettonica che accumula stress superando la resistenza della roccia e generando il movimento della faglia generano il terremoto. Ma non è mai facile capire se l’origine di un sisma in una zona vulcanica è puramente vulcanica o tettonica. Nella parte occidentale del vulcano, tra Ragalna e Bronte, i terremoti sono spesso profondi (anche 15-20 chilometri) e solitamente sono generati da strutture tettoniche. Per contro quelli delle zone di Milo, Santa Venerina, Fleri sono spesso innescati dal movimento del magma che mette sotto stress il fianco orientale che ‘collassa’ lentamente in direzione del mare, verso la faglia Fiandaca. La faglia Pernicana e quella di Ragalna delimitano, rispettivamente a nord e sud-ovest, questo settore del vulcano in deformazione”.