“Voglio farla finita”, non c’è tempo per la vergogna: suicidio, prevenzione e sostegno

“Voglio farla finita”, non c’è tempo per la vergogna: suicidio, prevenzione e sostegno

PALERMO – “La mia vita non ha senso, meglio morire: quante persone al mondo dicono o pensano questa frase? E peggio, quante di loro vanno fino in fondo arrivando all’estremo gesto? Troppe. Lo conferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che negli ultimi dati parla di circa 800mila suicidi l’anno nel mondo, in media uno ogni 40 secondi.

Ancora più allarmante è la crescita dei comportamenti autolesionisti e delle tendenze suicide tra i ragazzi. Anche se in alcuni Paesi, come l’Italia, il numero di casi finiti in tragedia si è ridotto negli ultimi anni, migliaia di adolescenti e giovani adulti si trovano ad affrontare situazioni complesse che li portano ad avere atteggiamenti violenti e dannosi verso se stessi.

Nonostante i rapporti sconcertanti sotto gli occhi di tutti, i drammi spesso si consumano in silenzio e nella più totale indifferenza. Avere problemi per molti è simbolo di irrecuperabilità, essere temporaneamente deboli è una vergogna e chiedere aiuto è fuori discussione. Una condizione che nella società contemporanea, dove apparire perfetti è una priorità anche a scapito del benessere personale, diventa sempre più frequentemente motivo di isolamento per coloro che invece avrebbero bisogno del calore umano per ridare un senso alla propria vita e “rialzarsi” dopo un periodo difficile.

Parlare, gridare al mondo che si può e si deve affrontare il dolore senza andare incontro alla morte: questa può essere una soluzione. Che si voglia confidare tutto a un esperto, a un familiare, a un amico o a un estraneo non importa: è sufficiente affrontare i propri demoni con la consapevolezza di non essere soli.

Lo hanno compreso per prime le stesse vittime. Da anni, grazie anche ai social, associazioni e gruppi di sostegno si moltiplicano quotidianamente, dando voce a persone che hanno tentato il suicidio. E assieme a loro ad amici e familiari di chi non ce l’ha fatta o lotta per farcela.

La depressione, specialmente quella fatale, può essere causata da svariati fattori: perdita del lavoro, amori finiti male o relazioni violente, abbandono, insoddisfazione, bullismo, traumi… Non c’è una diagnosi uguale per due persone, ma al tempo stesso esiste sempre qualcun altro che può tentare di comprendere. E se anche un individuo è in grado di desistere dai propositi suicidi, allora una via d’uscita è possibile per tutti. Questo, però, soltanto se i tabù riguardo il fenomeno diventano “storia vecchia”.

Chi si prodiga sul web per fare prevenzione lo sa bene. Tanti scelgono di trasformare il proprio passato drammatico in una buona azione, offrendo aiuto a chi non riesce ancora a vedere la luce in fondo al tunnel. “I’m a survivor (Sono un sopravvissuto) è il loro grido di battaglia. Un urlo liberatorio, che racchiude il dolore attraversato ma anche la fierezza di esserne usciti e il bisogno di comunicarlo al mondo.

Chiunque legga messaggi d’incoraggiamento o toccanti testimonianze non può non appoggiare la generosità di coloro che raccontano consapevolmente la propria vicenda personale, senza censure e “filtri”, a servizio degli altri.

Nessuno “se la cerca”, nessuno merita una disgrazia e nessuno deve pensare che il male sia “nel suo destino” e che la morte sia l’unica possibilità. E nessuno deve temere di avere bisogno d’aiuto, perché chiedere un intervento non è simbolo di fragilità ma di forza e voglia di vivere. Oltre ai tanti gruppi social, esistono ovunque psicologi ed esperti validi, volontari e numeri d’emergenza sempre attivi. Tra questi ultimi si ricordano:

  • Telefono Amico 199.284.284;
  • Telefono Azzurro 1.96.96;
  • Progetto InOltre 800.334.343;
  • De Leo Fund 800.168.768.

Una richiesta può salvare una vita e le discussioni aperte e sincere sul fenomeno possono sottrarre migliaia di persone a una fine tragica. Per questo anche l’Onu contribuisce ad aumentare la consapevolezza della popolazione mondiale su questo dramma con iniziative su scala internazionale in occasione della Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio, che si celebra ogni 10 settembre. Delle vittime, però, bisogna ricordarsi ogni giorno e per questo il ringraziamento va principalmente a chi quotidianamente offre sostegno a persone vicine o sconosciute senza abbandonare la battaglia per la sopravvivenza e la ripresa emotiva di chi si sente oppresso dalla disperazione.

Immagine di repertorio