A.A.A. CERCASI LAVORO: tra in “nero”, partita Iva e promesse: lo scenario per chi cerca un contratto regolare

A.A.A. CERCASI LAVORO: tra in “nero”, partita Iva e promesse: lo scenario per chi cerca un contratto regolare

CATANIA – Dalla prima settimana di settembre i beneficiari del reddito di cittadinanza dovrebbero essere convocati per iniziare il percorso di inserimento lavorativo, dando avvio alla seconda fase del sussidio.

Ma qual è la situazione del mondo del lavoro? Secondo l’ultimo report Istat, dopo la crescita registrata nei primi mesi dell’anno, a luglio 2019 la stima degli occupati risulta in lieve calo rispetto al mese precedente, portando il tasso di disoccupazione al 9,9% (+0,1 punti percentuali) e resta invariato quello di inattività al 34,2%.

Ma cosa succede realmente a un 30enne, che è in cerca di lavoro? La realtà che gli si pone davanti è agghiacciante. Colloqui su colloqui dove le aziende si presentano tra le più innovatrici, i “leader del settore” con “partner internazionali“, “numeri uno”.

Una volta concluse le auto celebrazioni, a conti fatti cosa offrono? Una rapporto lavorativo privo di qualsiasi contratto e sottopagato, con la promessa di “crescita professionale congiunta”. Pratica molto diffusa anche a Catania, basta cercare sui principali portali di offerte di lavoro, per capire qual è la situazione. Gli annunci sono delle apologie copiate e incollate dalle aziende americane degli anni ’90.

Un altro fattore da non sottovalutare è la richiesta di collaborazioni con partita Iva, soprattutto per gli over 30. Ma questo perché accade? Quanto costa assumere una persona?

Per i datori di lavoro onesti e precisi, l’assunzione ha costi esorbitanti: oltre la ral (retribuzione annua lorda), è tenuto a versare i contributi assistenziali che corrispondono al 33% della ral e il Tfr che corrisponde al 6,91%. Quindi, su una retribuzione annua lorda di 20.613,72 euro, il 38% va all’Inps; di questa percentuale il 9% viene prelevato dalla retribuzione del lavoratore, l’altra è tutta a carico dell’imprenditore. Ma non è finito, un ulteriore 22% spetta all’Inail. Alla fine la busta paga netta sarà di 15.113 euro circa, mentre i costi affrontati dall’impresa equivalgono a 28mila euro circa.

Questo spiega molte cose, ma non giustifica certi comportamenti di chi persevera con il lavoro in nero. Va detto che, la qualità del lavoro e la professionalità di datori e candidati (liberi professionisti o impiegati) passa anche dalla legalità delle relazioni di lavoro.